Storie di guerre, di fuga dalle proprie case, storie tremendamente attuali. Margaret Mazzantini nel suo libro “Mare al mattino” (Einaudi, 2011) dà al lettore la possibilità di immedesimarsi in due storie distinte di due donne. Jamila, una madre che, spinta dal troppo amore per il figlio Farid, è costretta ad abbandonare la propria terra martoriata dalla guerra e dalla violenza, e Angelina, una donna siciliana, araba fino all’età di undici anni che decide di intraprendere un viaggio, verso la sua terra, la Libia, portando con sé la madre Santa e il figlio Vito, appena diplomato e incerto sul futuro che lo attenderà.
“Farid ha male agli occhi, alle gambe. Il mare adesso è di traverso, la barca pende tutta da una parte. Non possono spostarsi, quello è il posto assegnato (…)Si soffoca, il sole fa le croste sulla bocca. Sua madre raziona l’acqua (…)Le bestie? Qualcosa oltre. Le bestie non hanno così paura di morire” . Commovente la descrizione del viaggio di Jamila e Farid verso una vita migliore, verso la salvezza , straziante pensare che ci sono poche parole per spiegare la vera descrizione del dramma che quotidianamente è vissuto da molte persone, costrette a lasciare le proprie origini, i propri affetti.
Un romanzo coinvolgente e che ti porta a riflettere nonostante , a volte, la narrazione appaia frammentaria . Tuttavia, è pur sempre un romanzo di speranza, che il lettore avverte, catturato dalle personali storie dei personaggi principali. Due storie, forti e distinte, unite tra di loro dal filo conduttore del mare, spettatore e attore di un viaggio, al quale spesso abbiamo partecipato anche noi, dalle fredde immagini , a cui , purtroppo, continuiamo ad assistere inermi.
Antonietta La Porta Vai alla precedente recensione |