Ti inebri del suo profumo, respiri la sua aria, gusti i suoi sapori. Roberto Alajmo, nel suo libro “Palermo è una cipolla” (Edizioni Laterza, 2009) immerge il lettore in una realtà peculiare, che non trascura alcun aspetto caratterizzante la bella città di Palermo. Tratti positivi e negativi si intrecciano senza pudore e riserbo. Mafia, antimafia, omertà, Alajmo affronta tutto con disinvoltura, affinché il turista sia consapevole della realtà che troverà in Sicilia. Le vie del centro storico che straripano di negozi di abbigliamento sempre vuoti, i marciapiedi della città “troppo stretti e usurpati dalle automobili”, il traffico cittadino, e poi ancora le tradizioni che potrebbero apparire alquanto macabre al turista che non sa dell’animo puro e semplice del palermitano. Il posto, in cui anche la morte tradisce un fortissimo attaccamento alla vita, attraverso un fittissimo, intenso legame tra vivi e defunti, che continuano a vivere il due novembre, regalando dolci e giocattoli ai più piccoli, trasformando anche la tragicità in semplicità e dolcezza del sentire.
Al lettore distratto potrebbe apparire che l’autore disprezzi la sua isola. Egli, infatti, sembra volersi distaccare dalle tradizioni , arcaiche e stravaganti. Ma in realtà, più si avanza nella lettura più scoppiano un forte legame e un profondo amore per una terra vecchia di secoli, ma sempre giovane e fresca.
La forte luce del sole che illumina le coste e le strade della città è la stessa che riempie il cuore delle persone del luogo; ed è per questo che Palermo è ricca di amore e di passione.
“Quando l’aereo comincia ad abbassarsi, dal finestrino appaiono le scogliere rosse di Terrasini, e il mare color turchese e blu senza che si possa dire dove finisce il blu e dove comincia il turchese (… )Tu osservi tutto questo e pensi di essere arrivato nel posto più bello del mondo.”
Antonietta La Porta |