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PALERMO – Parlano i collaboratori di giustizia e la Direzione distrettuale antimafia di Catania fa luce su due omicidi di 16 anni fa: quelli di Salvatore Di Pasquale e Michele Costanzo, avvenuti il 29 aprile e il 3 maggio del 2004 nel capoluogo etneo.
I carabinieri del Ros questa mattina hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei indagati per i due delitti: Luigi Ferrini, di 45 anni; Angelo Pappalardo, di 42 anni; Pietro Privitera, di 41 anni; Marco Strano, di 37 anni; Arnaldo Santoro, di 43 anni; Maurizio Zuccaro, di 58 anni. Santoro e Zuccaro erano gia’ detenuti per altri reati. I sei sono considerati tutti appartenenti alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano ed e’ proprio nell’ambito di contrasti interni al clan che sarebbero maturati i due omicidi: da un lato la fazione facente capo ad Antonino Santapaola, dall’altro quella riferibile a Giuseppe Ercolano e Francesco Mangion. Lo scontro, secondo la ricostruzione degli inquirenti, nacque per il controllo delle attivita’ economiche del clan. A contribuire alle indagini le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: alle parole di Paolo e Giuseppe Mirabile, Fabrizio Nizza, Giuseppe Scollo e Davide Seminara, ascoltati nei precedenti procedimenti, si sono aggiunte quelle di Dario Caruana e Francesco Squillaci che hanno dato la base per gli arresti di oggi.
Nell’omicidio Di Pasquale, per il quale sono gia’ stati giudicati responsabili Salvatore Guglielmino e Caruana, avrebbe visto coinvolti anche Strano, Privitera, Pappalardo e Ferrini: il primo e il secondo avrebbero avuto il ruolo di avvistare e segnalare la vittima, il terzo di condurre l’auto con a bordo i killer e l’ultimo sarebbe stato “ulteriore partecipe del commando” con il compito di “supporto in caso di necessita’”.
L’omicidio di Costanzo, invece, aveva gia’ visto la condanna di Lorenzo Saitta: in azione il gruppo di San Cocimo, capeggiato da Zuccaro, che sarebbe stato il mandante dell’omicidio. Ne avrebbe fatto parte anche Santoro. I carabinieri ricordano inoltre che a poca distanza dall’omicidio furono sequestrati due caschi a Saitta e Santoro: erano dello stesso modello e colore di quelli indossati dai killer ripresi da una telecamera di sorveglianza e le indagini di laboratorio svelarono residui di polvere da sparo sulla superficie con la stessa composizione di quelli rinvenuti nei bossoli trovati sul luogo dell’omicidio.
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