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PALERMO – Dopo la scarcerazione avrebbe rinsaldato le sue vecchie relazioni con i vertici dei mandamenti mafiosi di Trapani e Mazara del Vallo per le aggiudicazioni degli appalti, le speculazioni immobiliari e le intimidazioni, oltre che per la risoluzione di dissidi tra privati e il riparto di proventi di denaro provenienti da attività illecite. Si tratta di Giuseppe Costa, di Custonaci, che era tornato in libertà dopo un detenzione dal 1997 al febbraio del 2007: l’uomo è stato arrestato dai carabinieri del Comando provinciale e dalla Dia di Trapani in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Palermo, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
Costa, che deve rispondere di associazione mafiosa, fu uno dei coinvolti nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, poi ucciso e sciolto nell’acido. Carabinieri e Dia hanno sorpreso Costa all’alba nella sua abitazione di Purgatorio, frazione di Custonaci, in cui lo stesso aveva realizzato la cella in muratura dove era stato tenuto segregato il piccolo Di Matteo.
“L’uomo, durante la lunga detenzione, ha ricevuto il sostegno economico del sodalizio mafioso senza mai collaborare con gli inquirenti“, sottolineano i carabinieri e la Dia.
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Redazione TeleNicosia.it fondata nel luglio del 2013. La testata è iscritta al Tribunale di Nicosia al n° 2/2013.