Si aprirà il 18 settembre l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio di Giancarlo Amaradio, richiesto dalla Dda di Caltanissetta. La decisione è arrivata in seguito alla testimonianza di un imprenditore edile di Castel di Judica, in provincia di Catania, che ha accusato Amaradio di averlo costretto a pagare 5 mila euro per il pizzo.
L’accusa del trentaquattrenne ennese arriva da un’indagine esterna all’inchiesta “Green line”, nata dalle indagini della squadra mobile e del commissariato di Leonforte. Nell’ambito di quell’inchiesta a essere indagato era proprio l’imprenditore che ora ha accusato Amaradio. L’imprenditore ha pagato al giovane boss della cosca ennese la cifra di 5 mila euro durante i lavori di costruzione di una vasca nella discarica di Cozzo Voturo. L’accusa, inizialmente, pensava che i soldi servissero all’imprenditore per entrare negli affari della cosca. La spiegazione di quest’ultimo, però, lo ha scagionato trasformandolo di fatto a vittima, nonché testimone, del nuovo procedimento ai danni di Amaradio.
Attualmente Amaradio è detenuto con il 41 bis ed è considerato il capo della cosca che faceva riferimento a Gaetano Leonardo (in carcere da oltre dieci anni). Riguardo all’accusa di estorsione, lo stesso Amaradio si è difeso con delle dichiarazioni spontanee durante l’incidente probatorio: il giovane sostiene di conoscere l’imprenditore, ma nega di aver ricevuto da lui qualsiasi somma di denaro.
Luca Di Leonforte
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