Gli attuali europei discenderebbero con molta probabilità da almeno tre popolazioni ancestrali, e non da due come si riteneva precedentemente. La scoperta, pubblicata il 18 settembre 2014 dalla prestigiosa rivista “Nature” (vol. 513 – No. 7518), con un richiamo diretto sulla copertina considerata la rilevanza dello studio, arriva da un team internazionale di ricercatori coordinato dalle Università di Harvard (USA) e di Tubinga (Germania) che ha analizzato il DNA isolato da resti umani osseipreistorici rinvenuti in tre siti archeologici dell’Europa centrale e settentrionale.
Ricercatori dell’Università degli Studi di Palermo e dell’IRCCS Oasi Maria SS. di Troina (EN) hanno collaborato allo studio
Genetica e archeologia insieme per riscoprire e riscrivere le origine antropologiche europee . Un sorprendente risultato quello che arriva da un team di ricercatori internazionali che ha scoperto una terza primordiale popolazione da cui discenderebbero gli attuali europei. Fino ad oggi infatti si riteneva che fossero solamente due le popolazioni originarie, ma adesso ne arriva una terza, nuova e più misteriosa, presente nella regione euroasiatica settentrionale e che dal punto di vista genetico rappresenta una sorta di “trait d’union” tra europei e Nativi Americani.
Inaspettatamente, il DNA di questo terzo gruppo appare diverso, sia da quello dell’antico “cacciatore-raccoglitore” del Lussemburgo, sia da quello dei primi agricoltori europei, ovvero rispettivamente la prima e la seconda popolazione ancestrale. I dati dimostrano che il terzo gruppo arrivò nell’Europa centrale dopo l’arrivo dei primi agricoltori (circa 7500 anni fa), anche se al momento non è possibile dire quando esattamente. Inoltre, questa componente euroasiatica settentrionale è, proporzionalmente, la più piccola componente rilevabile in Europa (non supera mai il 20 %), ma la si ritrova in quasi tutti i gruppi europei esaminati dallo studio. L’integrazione dei dati del DNA moderno con quelli del DNA antico ha permesso di stabilire che quasi tutti gli attuali europei hanno una componente genetica riconducibile a tutte e tre le popolazioni ancestrali, anche se tra le varie razze europee vi sono differenze nella relativa proporzione di ciascuna delle tre componenti genetiche ancestrali. Dallo studio emerge che gli agricoltori neolitici dell’Europa centrale non erano del tutto identici, dal punto di vista del DNA, ai primi migranti provenienti dal Vicino Oriente, gli stessi che hanno introdotto per la prima volta l’agricoltura in Europa. Rimane ancora da capire in quale modo gli europei hanno potuto ricevere nella loro genealogia la “firma genetica” di questa popolazione euroasitica settentrionale.
Come si è arrivati allo studio? Il consorzio internazionale di ricercatori ha analizzato il DNA isolato da resti umani osseipreistorici rinvenuti in tre siti archeologici dell’Europa centrale e settentrionale. Il primo reperto, rinvenuto a Stoccarda, appartiene ad un agricoltore neolitico (“cultura della ceramica lineare”) vissuto ca. ~7,000 anni fa; il secondo reperto, rinvenuto nel riparo sotto la roccia di Loschbour nel Lussemburgo, appartiene ad un “cacciatore-raccoglitore”, vissuto circa ~8,000 fa; il terzo gruppo di reperti ossei appartiene a sette “cacciatori-raccoglitori”, rinvenuti a Motala in Svezia e vissuti 8000 anni fa. Per poter confrontare gli individui preistorici con le popolazioni attuali il team di ricercatori ha anche analizzato il DNA di circa 2.400 individui appartenenti a 200 popolazioni contemporanee campionate da diverse aree geografiche del mondo.
Una scoperta che apre comunque una prospettiva entusiasmante per gli archeologi per comprendere quali ‘culture preistoriche’ potrebbero essere associate all’arrivo di questa popolazione euroasiatica settentrionale ancestrale. Anche se quasi tutti gli attuali europei hanno ereditato nel loro DNA tracce genetiche in misura variabile da ciascuna delle tre popolazioni ancestrali, alcune delle popolazioni studiate sono – così come vengono definiti dai ricercatori – “fuori dal coro”. Tra queste vi è proprio la popolazione siciliana la quale mostra invece una forte affinità con le popolazioni del Vicino Oriente (risultati simili sono stati ottenuti per i maltesi e per gli ebrei Ashkenazi). “Il dato relativo alla Sicilia, commenta il Prof. Valentino Romano, dell'Università di Palermo, il quale studia da molti anni in collaborazione con il Dr. Francesco Calì, biologo ricercatore dell’IRCCS Oasi Maria SS. di Troina, la storia genetica della popolazione siciliana, non ci sorprende in quanto è compatibile, sia con la copiosa documentazione archeologica che attesta di duraturi e intensi rapporti tra l’isola e il Vicino Oriente nei periodi preistorico e protostorico, sia con i numerosi studi di archeogenetica della popolazione siciliana pubblicati negli ultimi 15 - 20 anni, dal nostro gruppo di ricerca”. Una parte dei campioni di DNA siciliani analizzati in questo studio sono stati isolati da sangue di donatori della Sicilia sud – orientale. |