Un altro anno deludente per i commercianti del settore abbigliamento della provincia di Enna che speravano nei saldi estivi per invertire un trend negativo che perdura da troppo tempo. Secondo un’analisi effettuata da FedermodaItalia Enna, le vendite promozionali hanno subito un sensibile decremento rispetto al 2013, con una percentuale di flessione che supera il 15%.
Massimo Petrone, Presidente di FedermodaItalia Enna, prova a fare un’analisi della difficile situazione: «In questi saldi – sottolinea Massimo Petrone – erano riposte le aspettative e le speranze degli imprenditori, incoraggiate dal bonus degli 80 euro introdotto dal governo che, come ha confermato un’analisi del Centro studi di Confcommercio nazionale, non hanno dato purtroppo lo slancio atteso alla propensione di acquisto delle famiglie.A fronte di un bilancio familiare sempre più precario, le famiglie fanno sempre meno shopping d’occasione e sempre più acquisti di necessità – sostiene Massimo Petrone - Il dato negativo è imputabile alla crisi dei consumi che attanaglia la nostra economia da ormai troppi anni e costringe un numero impressionante di commercianti e di imprese a chiudere o a ridimensionarsi drasticamente. Le famiglie e le imprese pagano il prezzo della cattiva politica che, anziché alleggerire la pressione fiscale e creare nuovi incentivi alle imprese, ha introdotto una selvaggia liberalizzazione che sta svuotando di ogni significato il principio di fare impresa. Le piccole imprese stanno soccombendo a discapito dei grossi centri commerciali, che naturalmente hanno maggiori risorse e maggiori capacità di resistenza.
Le troppe cifre negative di questi ultimi anni, generano una situazione che fa davvero paura». Il Presidente di FedermodaItalia Enna lancia una stoccata alla classe politica: «Cosa serve ancora a chi ci governa per capire che occorre operare un taglio drastico delle imposte da usura che costringono alla sopravvivenza sempre più famiglie e sempre più imprenditori? Viviamo in un clima di assoluta sfiducia nelle istituzioni e i dati della nostra economia lo la confermano. Non è più tollerabile che il tessuto imprenditoriale continui a subire l’aumento esponenziale delle imposte dirette e indirette e che a questo strangolamento non corrisponda un significativo quanto indispensabile taglio della spesa pubblica. Se non vogliamo cancellare definitivamente il commercio – conclude Massimo Petrone - occorrono regole certe e interventi decisi da parte delle istituzioni nazionali, regionali e locali».
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