La fine del mese di agosto sarà caratterizzata tradizionalmente dai festeggiamenti in onore di San Felice da Nicosia, l’umile frate nicosiano nato e vissuto nel XVIII secolo, canonizzato da Benedetto XVI nel 2005.
Presso l’orto dei frati cappuccini di Nicosia è stata allestita una rappresentazione della vita di San Felice nei suoi momenti più salienti e spirituali, un percorso verso la santificazione del frate nel ricordo di quella che fu la sua opera terrena, in un momento storico particolare in cui a Nicosia era rimarcabile una certa differenza tra le classi sociali, tra i nobili che vivevano tra gli agi ed i lussi e la maggior parte della povera gente che viveva di agricoltura e di stenti. In quel particolare momento storico San Felice si distinse con la sua opera di frate cercatore, attraversando campi e strade conobbe e vide da vicino la differenza tra l’estrema povertà e la ricchezza di quel tempo.
Il percorso inizia con San Francesco d’Assisi, il frate che nel XIII secolo fondò l’ordine dei cappuccini riportando la chiesa ad una dimensione terrena a contatto con la povertà e la miseria. L’ordine dei frati cappuccini attrasse in modo particolare il giovane Filippo Giacomo Amoruso ed attraverso un passaggio particolare si entra nel suo mondo.
Uno dei primi quadri rappresentati è quello della madre, che educò il piccolo Filippo Giacomo alla preghiera ed alla devozione verso la Madonna.
Nei quadri successivi è stata ricostruita e rappresentata la vita del tempo, con le locande, le povere case e la vita di tutti i giorni che il piccolo Filippo viveva insieme ai suoi coetanei, da ragazzo andò a bottega presso un calzolaio ed imparò anche a lavorare per racimolare qualche soldo da portare a casa.
Successivamente vediamo come maturò la sua volontà di diventare frate, bussò per anni alla porta del convento di Nicosia senza esserne accolto, alla fine bussò presso il convento di Mistretta e divenne frate con il nome di Felice.
L’umile frate iniziò la sua opera e successivamente venne trasferito a Nicosia, in un quadro molto suggestivo lo vediamo pregare dinanzi al crocefisso, chiedendo che gli si dia la forza di sopportare anche le angherie del padre Macario, il suo superiore, che spesso lo trattava duramente, lo scherniva dandogli nomignoli quali "gabbatore della gente" e "santo della Mecca", fra Felice rispondeva umilmente dicendo: “sia per l'amor di Dio”.
I molti miracoli compiuti in vita vengono ricordati attraverso le testimonianze di chi lo conobbe attraverso le sue opere, vediamo in successione tra gli altri il garzone che fu aiutato da San Felice a portare un pesante fardello, il vicerè venuto in visita a Nicosia che bevve l’acqua tirata su da un pozzo con un canestrino senza che questa si disperdesse, ma vediamo anche altri protagonisti della sua vita terrena che umilmente ricordano l’opera dell’umile frate ed i suoi miracoli.
Nelle successive rappresentazioni vediamo un San Felice vecchio e malato ricevere la visita di un suo amico eremita, nel famoso miracolo della colomba resuscitata.
Ultimo quadro all’interno dell’orto, una suggestiva rappresentazione dell’anima che ci indica il cammino di santità dell’umile frate nicosiano.
Per ultima, poco fuori dal convento, è stata allestita la rappresentazione della morte di San Felice, con il padre superiore Macario che lo mette alla prova per l’ultima volta, il medico ed un confratello commossi al suo capezzale a raccogliere le ultime parole ed il suo ultimo respiro.
La rappresentazione si chiude con la suggestiva recitazione del Cantico delle Creature di San Francesco. Si ritorna così da dove si era iniziato il cammino di questa rappresentazione, attraverso l’opera francescana in terra che San Felice durante tutta la sua vita seguì ed applicò con abnegazione.
La rappresentazione, ben recitata dai figuranti e dagli attori delle compagnie teatrali nicosiane, merita di essere visitata, fino a domenica a partire dalle 20,30 in gruppi guidati è possibile ammirare la vita e le opere terrene di San Felice santo co-patrono di Nicosia.
Sergio Leonardi
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