Era il 21 agosto quando alle 7,30 del mattino di fronte al tribunale iniziò il primo sit-in pacifico contro la chiusura del presidio di giustizia.

La manifestazione organizzata tramite social network con il passaparola fu denominata “Colazione al Tribunale” e mirava a far cessare il trasferimento dei fascicoli dal tribunale di Nicosia a quello di Enna, primo atto per l’accorpamento previsto per il 13 settembre.

Fu una lunga mattinata caratterizzata anche da alcune tensioni con le forze dell’ordine, ma il buon senso da parte di entrambi non fece degenerare il sit-in, alla fine il presidente del tribunale di Enna sospese il provvedimento e lo rimandò in altra data.

Fu l’inizio di una serie di manifestazioni popolari che per 24 giorni caratterizzarono la vita di Nicosia.

Il 26 agosto fu organizzata in piazza una manifestazione con un consiglio comunale straordinario, che stabilì di trasferire la protesta davanti al tribunale di Enna per chiederne la proroga all’accorpamento.

Il 29 agosto e per tre giorni consecutivi i manifestanti si ritrovarono davanti al tribunale del capoluogo per chiedere un incontro con il presidente Ferreri in ferie, fu anche organizzato il 3 settembre un tavolo tecnico.

Ma il culmine dalla protesta partì il 6 settembre con un altro blocco dei fascicoli e la salita sui cornicioni del tribunale degli avvocati Lo Furno e Timpanaro ed il blocco della strade attraverso i mezzi degli autotrasportatori.

Il 7 settembre il sindaco salì su tetto del comune insieme  ad alcuni assessori per evidenziare la protesta del comune contro la chiusura, mentre gli avvocati si incatenarono davanti al tribunale.

E la protesta ebbe un grande risalto nazionale tanto che intervennero nel sit-in permanente, davanti al presidio, anche il vice presidente dell’ARS Venturino ed il senatore Giarrusso.

La stessa processione della Madonna della Catena rese omaggio alla protesta civile di Nicosia.

Il 9 settembre un grandissimo sciopero generale con oltre 5mila persone in piazza, tutte le categorie produttive, le associazioni di volontariato, semplici cittadini ed i rappresentanti dei comuni vicini.

Il 10 settembre una grandissima fiaccolata per le vie del paese, mentre l’11 settembre la protesta si spostò a Santo Stefano di Camastra per bloccare la ferrovia, in quell’occasione intervenne anche il presidente della regione Rosario Crocetta che fece delle promesse mai mantenute.

Il 12 settembre un altro sciopero generale ed altri blocchi stradali, in attesa delle notizie da Roma che non giunsero mai positive, tra la sordità dei dirigenti ministeriali e dello stesso ministro che minacciarono più volte di far intervenire le forze antisommossa.

Il 13 settembre il tribunale chiuse i battenti e mentre si consumava in città una resa dei conti con una spaccatura che mise fine all’unità d’intenti della protesta, iniziava mestamente il 17 settembre il trasloco dei fascicoli, con gli uomini della polizia in assetto antisommossa a presidiare un tribunale ormai sgombero.
Furono giorni epici, giorni in cui semplici cittadini presidiarono anche la notte gli ingressi del tribunale, giovani scout ed anziani insieme passarono delle giornate indimenticabili.

La protesta si scontrò con l’indifferenza dei governanti nazionali, le battaglie successive furono perse, il referendum respinto dalla Consulta, la commissione ministeriale relazionò che nessuna criticità c’era stata con l’accorpamento ad Enna e solo alcune speranze ad oggi permangono con il nuovo referendum proposto che potrebbe abrogare la legge di riforma e l’iniziativa della Corte d’Appello di Caltanissetta, che per evitare la chiusura, ha fatto proprio il progetto del tribunale di montagna mandandolo al ministero.

Ma quello che rimane di quei giorni è l’unione e la forza dei nicosiani, che per una volta e per 24 giorni dimostrarono di saper lottare uniti per un unico obiettivo comune.

Sergio Leonardi

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