Una delegazione di esponenti politici del territorio guidata dall’On. Maria Greco deputata del Partito Democratico ha incontrato allo Sheraton Hotel di Catania il Ministro della Giustizia Andrea Orlando per prospettargli la possibilità dell’emissione di un decreto correttivo per la riapertura del Tribunale di Nicosia.
La delegazione ha illustrato al ministro le criticità della riforma, per le quali è previsto entro il 14 settembre l’emissione di decreti che correggano eventuali anomalie create dal dl 155/12 che ha riformato la geografia giudiziaria.
Come era prevedibile il “no” del ministro è arrivato puntuale come una cartella esattoriale, ponendo di fatto una pietra tombale su ogni possibile riapertura di un presidio di giustizia nel territorio dei Nebrodi. Nessun decreto verrà presumibilmente emesso nei confronti dei tribunali e delle sezioni staccate chiuse, del resto la commissione preposta a questo scopo e presieduta dalla dott.ssa Palma era stata chiara in fase di relazione finale.
La delegazione nicosiana si scontra ancora una volta con il muro di gomma rappresentato dal potere del ministro di turno, a parte le false promesse dell’allora guardasigilli Alfano, tutti i successivi ministri, Nitto-Palma, Severino, Cancellieri ed Orlando, non hanno mai creato false aspettative e rigidamente hanno seguito l’evolversi della legge delega fino alla definitiva chiusura del tribunale.
Rimangono in piedi tre possibilità remote che difficilmente andranno in porto, la prima riguarda la possibilità di un referendum abrogativo per il quale si stanno esprimendo a favore alcuni consigli regionali tra cui la Sicilia.
La nuova questione di legittimità costituzionale sollevata avanti il Tribunale di Enna e per ultima la convenzione stato-regione prevista dalla legge di stabilità che farebbe accollare alcun spese di mantenimento dei presidi di giustizia alle regioni. Nelle prime due entra in gioco prepotentemente la Corte Costituzionale che in questi anni non è mai stata indulgente con questa materia bocciando referendum e decine di questioni di legittimità costituzionale. Sull’ultima ipotesi in Regione Sicilia il grande ostacolo è il presidente Crocetta baluardo dell’immobilismo e campione mondiale delle chiacchiere senza risultati.
Non resta che affidarci al futuro dove l’apertura di un nuovo tribunale potrebbe avvenire tramite una legge ordinaria, ma questa sarà sicuramente materia per false promesse elettorali e cavalli di battaglia beceri per la piccola politica locale.
Quello che più preoccupa nell'immediato futuro è la mancanza di prospettive, nessun piano di sviluppo ne a breve ne a lungo termine, nessuna discussione ne progetti e programmi, solo tentativi di spartizioni di cariche, assessorati e poltrone di un potere che scava e raschia barili vuoti.
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