La Casa Circondariale di Nicosia, ormai soppressa, procede nelle operazioni amministrative di chiusura, curate dagli impiegati amministrativi, che ancora non hanno chiara la loro sorte, oltre a procedere nella dolorosa fase di smontaggio delle apparecchiature e delle suppellettili di proprietà dell’Amministrazione Penitenziaria, per poi consegnare la struttura al demanio dello stato.
Un contingente di Polizia Penitenziaria, oltre ai responsabili dei vari servizi, rimane a sorvegliare le operazioni, effettuate da 6 detenuti in regime di lavoro penitenziario, mentre un altro piccolo contingente (i meno graditi al vertice nicosiano), sono stati immediatamente allontanati, senza un minimo di accordo con le Organizzazioni Sindacali, senza un criterio credibile conosciuto, naturalmente costruito apposta per farvi rientrare i dissidenti, tra questi non potevano mancare i rappresentanti UIL.
Lasciando la sede con due funzionari al comando (manco gli Istituti in regime di 41 bis), quando numerose altre sedi necessitano di funzionari di Comando (le solite stranezze all’italiana).
Ma noi non ci fermiamo e non ci fermeremo fino a quando tutto sarà finito e poi lotteremo in sedi diverse per riportare sul territorio un Carcere, perché le scellerate posizioni governative, hanno cancellato la nostra storia, la storia di una cittadina che ha da sempre avuto un Tribunale (essendo anche stata sede di Corte d’appello) e un Carcere, potendosi vantare di avere dato allo Stato eccellenze (ma questo non interessa).
Percepiamo che oltre alla dismissione del Carcere ci siano in dismissione i diritti del Personale, la rappresentanza sindacale, il ridimensionamento di tutto il comparto sicurezza, che subisce tagli, oltre che economici, anche di potere, anche di azione, anche di controllo, insomma un settore in forte ridimensionamento, a favore di criminali e pregiudicati, ma questo appartiene a un altro ambito rivendicativo del Sindacato di Polizia, noi oggi continuiamo a dissentire dei tagli che ci colpiscono, che colpiscono il nostro territorio, che ci costringono a dirigerci verso strutture e cittadine, che pur essendo nello stesso ambito di lavoro e magari con maggiori riconoscimenti professionali, ci penalizzano e penalizzano il commercio nicosiano, cancellano posti di lavoro disponibili nel territorio, fanno licenziare Persone che con il Carcere lavoravano in rapporto privato (5 medici, 3 infermieri, 1 impiegato della ditta fornitrice gli alimenti al carcere), oltre a cancellare tutte le prestazioni che erano richieste all’Ospedale cittadino e ai vari laboratori specialistici, insomma si è innescato un processo di distruzione che se non si riuscirà a fermare ridurrà la nostra città in una piccola comunità di campagna.
Tutto questo nel silenzio della Politica locale (troppo impegnata ad auto tutelarsi), nell’assenza di manifestazioni serie di dissenso (incapaci di comprendere la gravità di quanto sta accadendo), senza per altro appoggiare l’unico posto di presidio di protesta impiantato da questa organizzazione sindacale (ormai anche questo in dismissione), noi continueremo a combattere, anche se Nicosia a breve non vedrà più i nostri mezzi e le nostre divise e continueremo a pressare la Politica tutta affinché ci sia ridata dignità che sarebbe definitivamente persa ove la struttura sia consegnata in mano a chi gestisce le vite di extracomunitari, che a quel punto (stranamente) diverrebbe efficiente e la dove non si potevano mantenere 100 detenuti, magari si stiperanno 200 extracomunitari in condizioni promiscue (Uomini, Donne e Bambini), che dissacrerebbero il simbolo del nostro San Felice da Nicosia, essendo la struttura il vecchio convento del nostro amato Concittadino Santo.
Componente la Segreteria Provinciale UIL Penitenziari
Giuseppe TRAPANI |