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Piazza Armerina, operazione ‘’Eldorado 2’’ della Guardia di Finanza

18/07/2017 - Piazza Armerina, operazione ‘’Eldorado 2’’ della Guardia di Finanza

Proseguono le indagini da parte dei militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Piazza Armerina, nell’ambito dell’operazione “Eldorado” del maggio 2016, che aveva individuato una colossale truffa ai danni dell’INPS per oltre 3.600.000 euro, posta in essere da un imprenditore agricolo di Barrafranca.

Le Fiamme Gialle della Tenenza, avevano analizzato la documentazione amministrativa relativa all’assunzione di circa 400 lavoratori, risultati falsi, che avevano indotto l’INPS al pagamento di indennità non spettanti a titolo di disoccupazione agricola, malattia e maternità.

Le successive indagini, coordinate dal Comandante Provinciale di Enna e con la direzione del Comandante della Compagnia alla sede, hanno poi dimostrato come i proventi illeciti conseguiti con la truffa, già a partire dal 2009 dal sodalizio criminoso formato dall’imprenditore agricolo B. G. e dalla sua convivente D. F., siano stati impiegati, illegalmente, in attività economiche.

La convivente dell’imprenditore agricolo, anch’essa denunciata per truffa ai danni dell’INPS in concorso nella prima fase dell’operazione “Eldorado”, era risultata essere titolare di un’impresa agricola che in realtà serviva solo ad acquistare immobili e terreni precedentemente sequestrati al compagno e finiti all’asta, nonché ad acquistare mezzi meccanici in realtà impiegati solo nell’azienda agricola del convivente promotore della truffa all’INPS. L’imprenditore agricolo B.G. aveva proceduto all’assunzione solo sulla carta di centinaia di lavoratori. In questo modo la coppia aveva distratto soldi di provenienza illecita, perché risultati essere i proventi della truffa all’INPS, impiegandoli in un’attività economica rivelatasi a seguito delle indagini delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Enna solo una copertura.

I finanzieri hanno così denunciato l’imprenditore agricolo per il reato di autoriciclaggio e la convivente per quello di favoreggiamento reale. Il reato contestato di autoriciclaggio è stato introdotto nel nostro ordinamento dall’01 gennaio 2015 (art. 648/ter C.P.), attraverso il quale viene punita la condotta di riciclaggio posta in essere dallo stesso soggetto che ha commesso o concorso a commettere il reato presupposto, dal quale derivano i profitti per impiego in attività economiche o finanziarie di denaro beni o altre utilità provenienti da delitto.  Con tale nuova configurazione è stato possibile contestare all’imprenditore agricolo il reato di autoriciclaggio, in quanto ha impiegato in attività economiche/investimenti parte dei profitti realizzati con la truffa, utilizzando come schermo la convivente che aveva avviato dal 2013, solo formalmente, un’attività imprenditoriale.

Per l’individuazione del reato, i militari della Tenenza di Piazza Armerina hanno posto sotto lente numerosissime operazioni finanziarie effettuate dai 2 soggetti indagati, utilizzando i loro conti e dai quali è emerso che le provviste necessarie per gli investimenti della convivente dell’imprenditore sono state procurate dallo stesso organizzatore della truffa che “di fatto” ha gestito l’intero patrimonio immobiliare, tra i quali i terreni utilizzati per le dichiarazioni delle giornate lavorative. Contestualmente, sono stati acquistati diversi mezzi a motore, agricoli e per movimento terra: mezzi utilizzati per potere effettuare committenze di lavori in appalto.

E’ risultato assodato che l’intestazione fittizia dei beni abbia operato solo cartolarmente, tanto è vero che i lavori ricevuti in appalto da imprese committenti, sono stati successivamente tutti subappaltati al convivente ideatore del progetto criminale e per lo stesso identico importo, confermando che l’azienda non aveva una sua autonoma identità. Diversamente, nella concessione di un lavoro in subappalto sarebbe stato logico prevedere una percentuale di remunerazione per l’appaltante, giustificato dal rischio di impresa e dall’utilizzo dei mezzi propri. E’ ragionevole ipotizzare che tale condotta illegale, se non fosse stata scoperta dalla finanza di Enna, avrebbe ulteriormente pregiudicato e vanificato le aspettative di tutti gli imprenditori onesti e rispettosi delle regole che operano nel comparto agricolo.

Il controllo della spesa pubblica costituisce un obiettivo strategico ed una finalità sociale di largo respiro per la Guardia di Finanza, attività finalizzata a reprimere le truffe e le condotte illecite,  che gravano tanto per l’Erario quanto per gli operatori economici virtuosi nonché per l’intera collettività, ragion per cui le investigazioni di polizia economico – finanziaria contrastano gli effetti distorsivi del sistema economico, che ostacolano la normale concorrenza fra imprese ed intaccano le risorse pubbliche, accrescendo, al contempo, il carico fiscale per i cittadini onesti e rispettosi degli obblighi tributari, con un duplice nocumento: tanto per lo Stato quanto per l’economia sana del territorio ennese.

 

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