La legge varata dall’Assemblea regionale l’11 marzo scorso, con l’abolizione delle Province, com’è noto, ha istituito altrettanti Liberi consorzi dei Comuni, rinviando l’assetto definitivo all’autunno, quando il governo Crocetta dovrà presentare il ddl che definisce competenze e funzioni da trasferire ai nuovi organismi.
I Liberi Consorzi comunali sono istituiti dall’articolo 1. La norma prevede che fino all’approvazione della legge che attribuirà competenze e funzioni, questi coincidono con le Province regionali di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani e sono composti dai comuni appartenenti alla provincia corrispondente.
Entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, i comuni, con deliberazione dei consigli comunali adottata a maggioranza di due terzi, possono decidere se costituirne di nuovi o aderire ad un altro Libero consorzio, purché sussistano due condizioni: popolazione non inferiore a 180 mila abitanti e continuità territoriale.
La costituzione di un nuovo libero consorzio o l’adesione ad un altro, diverso da quello di appartenenza, non è ammessa se per effetto del distacco, nel libero consorzio di provenienza la popolazione risulta inferiore a 150 mila abitanti.
A quanto pare anche a Nicosia il dibattito sembra entrare nel vivo dell’agone politico, diverse le ipotesi, innanzitutto molte si basano sull’insofferenza verso l”Ennacentrismo” che in questi anni ha di fatto penalizzato Nicosia ed il suo circondario, muovendosi per tempo Nicosia poteva diventare comune capofila aggregando verso di se il comuni del’area nord dell’ennese, i comuni nebroidei del messinese ed alcuni madoniti, anche se arrivare al numero di 180.000 abitanti diventa un’impresa quasi impossibile.
Enna invece si è mossa in tempo, le riunioni si sono succedute e l’espansione verso il mare nella zona tirrenica sembra fattibile coinvolgendo anche i centri dei Nebrodi come Mistretta e Capizzi, mantenendo il ruolo di capofila ed un numero di abitanti tale da permettersi anche l’eventuale uscita di Piazza Armerina orientata verso i consorzi di Gela o Caltagirone.
Nelle ultime ore è sorta un’altra ipotesi, l’adesione al consorzio Termini-Cefalù-Madonie, nei mesi scorsi il sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato, di origini nicosiane, ha annunciato l’uscita del suo comune (circa 27.000 abitanti) dall’area metropolitana di Palermo, sarebbe sua intenzione costituire un consorzio che coinvolga anche Cefalù che conta poco più di 14.000 abitanti ed i paesi dell’area delle Madonie, raggiungere i 180.000 abitanti sembrerebbe ad oggi un’utopia, ma coinvolgendo Nicosia il consorzio potrebbe divenire realtà.
Approssimativamente sarebbero 41 i comuni coinvolti ed interessati nel progetto, 28 Comuni dell’Imerese (Bassa Valle del Torto) e delle alte e basse Madonie, nonché dall’ Ente Parco, area con 135mila abitanti; 1.950 Kmq di superficie; 1/3 del patrimonio ecclesiale dell’intera Sicilia; oltre il 40% del patrimonio di biodiversità dell’ intero bacino del Mediterraneo; un notevole patrimonio di eredità immateriali, di saperi e di tradizioni.
A quest’area si aggiungano i Comuni di Alia e Resuttano (che condividono il percorso di pianificazione turistica all’interno del Distretto Turistico di Cefalù e dei Parchi delle Madonie e di Himera), di Roccapalumba e Sperlinga (che condividono il piano di Sviluppo Rurale all’interno del GAL-ISC Madonie) e i 9 Comuni dell’area dei Nebrodi caratterizzati dalla continuità territoriale con la Città a Rete e con un’analoga presenza di risorse naturalistiche e culturali (Tusa, Pettineo, Motta d’Affermo, Santo Stefano di Camastra, Caronia, Castel di Lucio, Reitano, Mistretta e Capizzi).
L’amministrazione comunale di Nicosia sarebbe interessata al progetto, anche se uscire dall’attuale provincia di Enna diventerebbe un problema nel momento in cui la stessa decisione venisse presa da Piazza Armerina e dai comuni limitrofi, di fatto si scenderebbe sotto i 150.000 abitanti e questo secondo la legge regionale non verrebbe permesso.
Sulla carta la legge regionale ha di fatto blindato l’attuale provincia di Enna e il sogno di distaccarsi da quella che viene vista dalla maggior parte della cittadinanza come la causa del declino di Nicosia, ad oggi appare più un’utopia che una strada realmente percorribile.
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