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13/06/2017 - Operazione ‘’GoodFellas’’, sgominato dalla Polizia di Stato un clan mafioso che operava tra Agira e Leonforte

All’alba del 13 giugno, la Polizia di Stato, a conclusione di un’articolata e complessa attività investigativa coordinata dalla Dda di Caltanissetta, ha eseguito l’arresto di otto soggetti, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, surichiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta.

Sono finiti in manette in carcere: il 71 enne Salvatore Seminara, originario di Mirabella Imbaccari, attualmente recluso, capo di Cosa Nostra per la provincia di Enna; il 24 enne Natale Cammarata residente ad Agira, con precedenti di polizia; il 34 enne Walter Frasconà, residente a Leonforte, guardia particolare giurata; il 51 enne Salvatore Oglialoro, residente a Leonforte con precedenti giudiziari e di polizia ed il 33 enne Antonino Scaminaci, residente ad Agira, con precedenti giudiziari di polizia. Sono finiti agli arresti domiciliari il 52 enne Angelo La Ferrera, residente a Leonforte, con precedenti di polizia, titolare di un’autoscuola; il 54 enne Antonino Lambusta, residente a Valguarnera Caropepe, con precedenti ed il 54 enne Alessandro Trovato residente a Troina.

L’operazione odierna costituisce il proseguimento ideale dell’operazione “Old One”,che il 12 luglio 2009 portò all’arresto di Salvatore Seminara e dell’operazione “Homo Novus” del 20 settembre 2013, che portò all’arresto dei componenti di una neo costituita famiglia di Cosa Nostra a Leonforte facente capo a Giovanni Fiorenza.

In particolare il Seminara, tornato in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare, dopo una condanna in primo e secondo grado, e un annullamento con rinvio di quest’ultima sentenza da parte della Cassazione per motivazioni procedurali, il 18 luglio 2013, secondo quanto emerso dalle indagini, riprese il controllo sull’organizzazione mafiosa anche con riferimento alla provincia di Enna e autorizzò la costituzione a Leonforte della famiglia mafiosa di “Cosa Nostra” facente capo a Giovanni Fiorenza,  che si recò dallo stesso per ricevere la predetta autorizzazione  e le necessarie indicazioni in ordine all’organizzazione della famiglia con particolare riferimento al suo ambito operativo. A dire dello stesso Fiorenza, il Seminara gli affidò il territorio compreso da Leonforte sino ai limiti di Catenanuova (territorio quest’ultimo, all’epoca, sotto il controllo del “clan Cappello” di Catania), pertanto comprensivo dell’importante area industriale di Dittaino.

L’investitura del Fiorenza avvenne alla presenza del Cutrona. A proposito di quest’ultimo le indagini svolte hanno evidenziato come lo stesso, dopo l’arresto del Fiorenza e di tutti i suoi affiliati con il provvedimento di fermo del settembre 2013, era diventato il gestore per conto di Seminara anche di tutta l’area Nord della provincia di Enna, comprensiva dei comuni di Leonforte, Agira, Nicosia, e aree limitrofe, fino alla sua uccisione avvenuta il 5 aprile 2015.

A fianco del Cutrona, si delineavano i ruoli di alcuni soggetti più strettamente legati al territorio di riferimento (il Cutrona non era residente in provincia di Enna, bensì a Raddusa). In particolare emergevano, da una parte la figura di Frasconà, nipote di Cutrona e stretto collaboratore di quest’ultimo; dall’altra, le figure di Oglialoro e Arcaria per Leonforte, di Scaminaci per Agira, che, successivamente all’uccisione di Cutrona, presero il posto dello stesso rispondendo direttamente a Seminara.

Cutrona, che  era entrato in contrasto nel corso del 2014 con il Seminara e voleva anche affrancarsi dallo stesso, veniva ucciso nell’aprile 2015. Per il suo omicidio è stata tratto in arresto dalla Dda di Catania anche il Seminara. Dopo l’uccisione del Cutrona, Frasconà, come si è detto strettamente legato allo zio, sembrava uscire di scena mentre la posizione degli altri indagati risultava rafforzata.

Per Oglialoro nel corso delle indagini sono state registrate esplicite ammissioni, in ordine al loro ruolo nell’organizzazione mafiosa e alla sua posizione gerarchica, e discussioni relative alle dinamiche interne dell’organizzazione e alla posizione di altri associati, in particolare in momenti critici come quelli successivi all’uccisione del Cutrona, quando egli non sapeva cosa il boss Seminara avesse in mente per loro; sono stati  anche registrati il diretto coinvolgimento degli indagati nei reati fine dell’organizzazione, la progettazione di reati e la preoccupazione di mantenere un controllo sulla attività illecite poste in essere sul territorio

Fra l’altro, proprio la figura del boss Seminara ed il suo ruolo attuale nell’ambito di “Cosa Nostra” venivano esaltati da Oglialoro, che nutriva una profonda “devozione” nei suoi confronti, equiparandolo ai più noti boss mafiosi che hanno interessato le cronache giudiziarie degli ultimi decenni, meritevole persino del rispetto da parte di soggetti legati a gruppi avversi a cosa nostra, per via delle sue “qualità”.

Oglialoro si rammaricava del fatto che il Seminara non avrebbe potuto presenziare alle nozze del figlio, a causa delle prescrizioni della misura della Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza. cui il boss era sottoposto, ma che comunque il Seminara avrebbe interceduto con il proprietario del ristorante, affinché praticasse, in occasione del banchetto nuziale, un prezzo di favore.

Tra le principali attività del sodalizio operante nella provincia ennese figurano i reati contro il patrimonio, ed in particolare le estorsioni. Infatti, si appurava, di fatto, che le indebite richieste venivano puntualmente precedute dal compimento di danneggiamenti, incendi, furti ed atti intimidatori, alcuni dei quali concretizzatisi in danno di imprenditori, liberi professionisti, agricoltori e commercianti, al fine da indurli a rivolgersi ai referenti di zona per la relativa “messa a posto”.

I componenti del sodalizio intrattenevano rapporti, previa autorizzazione del Seminara, anche con esponenti di spicco di “Cosa Nostra” operanti nella provincia di Catania, in particolare con l’ergastolano Maurizio Galletta, all’epoca dei fatti sottoposto agli arresti domiciliari per presunte condizioni di salute precarie, ma in realtà del tutto “operativo”, secondo quanto emerso dalle attività di indagine svolte.

Gli arrestati, dopo gli adempimenti di rito, venivano collocati, rispettivamente, agli arresti domiciliari e presso diverse Case Circondariali dell’isola. Al Seminara il provvedimento veniva notificato nella Casa Circondariale dove si trova recluso, come disposto dalla Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Caltanissetta.

 

FOTO e VIDEO:

Operazione ‘’GoodFellas’’, sgominato dalla Polizia di Stato un clan mafioso che operava tra Agira e Leonforte
 
 


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