All’alba del 27 maggio, la Polizia di Stato, a conclusione di un’articolata e complessa attività investigativa, ha eseguito l’arresto di tre soggetti, di Nissoria e Leonforte, si tratta del pregiudicato 49enne Salvatore Mingari Favvento di Nissoria, del 38 enne Giacomo Catania e del 40 enne Fabio Piccolo, entrambi di Leonforte.
L’operazione ‘’Muds Weeds Too’’ha preso spunto dalle indagini emerse nell’ambito della nota operazione “Nick Name”, gli uomini della Sezione “Antidroga e Crimine Diffuso” della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Leonforte accertavano la costituzione da parte dei tre odierni indagati di un sodalizio criminale dedito alla coltivazione ed al traffico di marijuana, nel territorio dei comuni di Leonforte e Nissoria.
La conseguente attività tecnica, telefonica e ambientale, a carico degli indagati, supportata dai classici servizi di pedinamento ed osservazione, consentiva di cristallizzare e di documentare l’esistenza e l’attività di una piccola, ma ben funzionante associazione, il cui ruolo di primo piano era rivestito dal Mingari Favvento, il quale curava in prima persona l’approvvigionamento dello stupefacente, destinando anche alla coltivazione, produzione e custodia della marijuana, i terreni dell’azienda agricola di famiglia. Mingari Favvento, oltre a curare personalmente lo spaccio nel comune di Nissoria, si avvaleva della collaborazione dei coindagati Piccolo e Catania, non solo per la conduzione delle piantagione, ma anche per lo spaccio della marijuana nel comune di Leonforte. Le operazioni di intercettazione consentivano, da un lato, di delineare le modalità operative del “gruppo criminale”, la copiosa attività di spaccio al medesimo riferibile, la ripartizione dei ruoli tra i tre sodali, nonché la interscambiabilità dei ruoli.
La medesima attività tecnica, consentiva, altresì, di acclarare numerosi episodi di cessione di marijuana, posti in essere dagli indagati in favore di soggetti già noti agli investigatori quali consumatori abituali di droghe, nonché quale ulteriore aggravante per il solo Mingari Favvento, di pretendere da alcune acquirenti, quale corrispettivo per la dose ceduta, prestazioni sessuali che venivano rese in ragione dello stato di tossicodipendenza in cui versava l’acquirente e della conseguente necessità di ottenere lo stupefacente per soddisfare il proprio fabbisogno.
L’interpretazione complessiva delle numerose conversazioni intercettate veniva suffragata da un mirato servizio di polizia giudiziaria condotto presso il fondo agricolo di proprietà del Mingari Favvento, allorquando venivano rinvenuti e sequestrati 350 grammi di marijuana, nonché un fucile calibro 12 con cani esterni e canne mozze, poi risultato rubato e di munizionamento di vario calibro, anche da guerra, occultato all’interno di un contenitore in plastica.
Il contenuto dei dialoghi captati e registrati successivamente al rinvenimento e sequestro, oltre a rilevare che tanto la droga quanto l’arma ed il munizionamento fossero nella piena disponibilità del sodalizio criminale, rivelavano il possesso di un’ulteriore pistola da parte del Mingari Favvento, della quale si era rinvenuto il solo munizionamento calibro 7.65.
Al termine di tale fase, il quadro indiziario a carico degli odierni indagati assumeva contorni definiti. Dall’ascolto delle conversazioni emergeva la particolare cautela adottata dagli stessi nell’utilizzo del telefono cellulare e dalla circostanza, che gli interlocutori si esprimevano costantemente utilizzando una terminologia allusiva e preventivamente concordata. Avvalendosi del descritto modus operandi, gli indagati pianificavano logisticamente le operazioni di approvvigionamento di stupefacente, ricercando, inoltre, la condizione di massima sicurezza durante le fasi di cessione della stessa. Inoltre, nelle perquisizioni connesse all’esecuzione della misura, Salvatore Mingari Favvento veniva trovato in possesso di circa 24 grammi di marijuana.
Gli arrestati, Catania e Piccolo dopo gli adempimenti di rito, venivano collocati agli arresti domiciliari, mentre Mingari Favvento presso la Casa Circondariale di Enna, come disposto dalla Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Caltanissetta, che ha coordinato brillantemente le indagini. |