Nella serata di venerdì 7 aprile, personale delle volanti del Commissariato di di P.S. di Piazza Armerina impegnato in servizio di controllo del territorio, ha proceduto all’arresto di un soggetto di Canicattì, il 52enne Gaetano Gioacchino Mario Marturana, già sottoposto alla sorveglianza speciale di P.S. e con precedenti giudiziari per associazione a delinquere finalizzata all’usura, e di polizia per reati contro il patrimoni, in esecuzione del provvedimento della Procura Generale della Repubblica di Catania, che dispone la carcerazione dell’uomo, a seguito della sentenza definitiva di condanna all’ergastolo per essere stato riconosciuto colpevole dei reati di omicidio nei confronti Angelo Anello, ucciso a colpi d’arma da fuoco e ritrovato all’interno della propria autovettura, Marturana è stato condannato anche per avere illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico armi e per aver violato le prescrizioni imposte dalla sorveglianza speciale di P.S. cui era sottoposto. Questi fatti furono commessi a Serradifalco nel mese di luglio del 2005.
Intorno alle ore 22.25 del 7 Aprile, nel corso di un servizio di controllo del territorio per la prevenzione e repressione dei reati in genere, nei pressi di Piazza Senatore Marescalchi, personale dipendente in servizio in Volante notava nei pressi di una cabina telefonica un individuo identificato poi nel Marturana, intento ad effettuare una chiamata. L’uomo alla vista degli operatori, compiva una manovra per defilarsi e tentare di eludere un eventuale controllo. Proprio tale tipo di atteggiamento, correlato all’ora tarda, faceva sorgere negli operatori il sospetto che l’uomo potesse nascondere qualcosa. Per tale ragione gli agenti si avvicinavano al’uomo che, alla richiesta di giustificare la propria presenza, non dava contezza di sé, asserendo di voler effettuare una chiamata poiché doveva presentarsi con urgenza in carcere per espiare una pena detentiva.
Per tali ragioni gli operatori, viste le circostanza e ricorrendo quindi motivi di particolare necessità ed urgenza, tali da ritenere che lo stesso potesse occultare e detenere illegalmente armi o quant’altro, davano inizio ad una perquisizione che consentiva di rinvenire, oltre ad una somma di denaro di 2.595 euro in banconote di diverso taglio ed un coltellino a serramanico della lunghezza complessiva di cm 10, con lama di 4 centimentri.
Effettuati ulteriori accertamenti a mezzo della sala operativa, si appurava che il Marturana pregiudicato, risultava persona da rintracciare per essere sottoposto agli arresti, in quanto condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo per il reato di omicidio, ed essendo stato emesso a suo carico da parte della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Catania un ordine di carcerazione. Pertanto gli agenti procedevano all’arresto del Marturana ed al suo accompagnamento presso gli uffici del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina per ulteriori accertamenti e per gli adempimenti di rito.
Giova precisare che all’arrestato non veniva trovato addosso alcun telefono cellulare e lo stesso risultava avere al seguito un borsone contenente biancheria varia, oltre a diversi farmaci e alla citata somma di denaro; tutte circostanze, queste, che facevano presumere che il Marturana si stesse organizzando per darsi alla fuga.
I fatti per cui Marturana è stato condannato all’ergastolo risalgono al luglio del 2005, allorquando la vittima Angelo Anello venne ritrovato, nelle campagne di Serradifalco, all’interno della propria auto, crivellato di colpi. Secondo quanto ricostruito nel corso dell’intera vicenda processuale e delle articolate indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di P.S. di Canicattì, Marturana e Anello avevano pattuito la vendita di un terreno per una somma di circa 170.000 euro, il Marturana aveva però versato all’Anello solo un acconto di 15.000 euro, provvedendo anche a falsificare dei documenti al fine di far risultare il versamento dell’intera somma. Al che la vitima insistette nel pretendere il pagamento di quanto pattuito, e a seguito di tali pressanti richieste e dietro la minaccia di una denuncia, il Marturana compì l’efferato delitto.
Il Marturana era stato condannato all’ergastolo già in primo grado, ma in Appello la sentenza era stata sostanzialmente riformata, assolvendo l’imputato per l’accusa più pesante, quella per omicidio e riconoscendolo colpevole per gli altri reati. Da qui la richiesta della Procura Generale e dei difensori di parte civile di ricorrere in Cassazione. I giudici della Suprema Corte nel febbraio del 2014 hanno parzialmente annullato la sentenza di secondo grado proprio nella parte in cui assolveva dall’accusa di omicidio il Marturana, rinviando alla Corte d’Assise d’Appello di Catania il riesame parziale del procedimento. La Corte etnea nel gennaio del 2016, ha condannato alla pena dell’ergastolo il Marturana.
Nei giorni scorsi la vicenda processuale è giunta alla sua conclusione, in quanto la Cassazione, a seguito di ricorso presentato dalla difesa di Marturana, ha confermato la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catania, e per il presunto omicida il verdetto finale è stato “fine pena mai”.
Lo stesso, dopo gli adempimenti di rito, è stato associato presso il carcere di Enna per espiare la pena la pena definitiva all’ergastolo. |