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Nicosia, il Movimento per la Difesa dei Territori interviene per la realizzazione della via di fuga in via Belviso

01/02/2017 - Nicosia, il Movimento per la Difesa dei Territori interviene per la realizzazione della via di fuga in via Belviso

Con una nota inviata al Dipartimento della Protezione Civile e al sindaco di Nicosia, il Movimento per la Difesa dei Territori entra nella questiona che riguarda la mancata realizzazione di una via di fuga nella via Belviso. Una strada che diventa fondamentale non solo per la viabilità del quartiere, ma anche e soprattutto per la sicurezza in caso di calamità naturale.

La costruzione della strada di collegamento della via Belviso con il tratto di strada compreso tra la via Leonardo da Vinci e la S. P. 20, non rientra tra le priorità dell’amministrazione comunale di Nicosia. Questo è quanto è stato approvato dalla giunta comunale il 30 dicembre 2016, una delibera di giunta che riprende e modifica un’altra delibera del 20 giugno 2016. Di fatto con la delibera di giugno si era preso atto che l’opera non rientrava tra gli obiettivi primari dell’amministrazione.

Questo il testo integrale della nota inviata:

I fatti recenti e tragici verificatisi nel centro Italia, confermano come «previsione e prevenzione dei rischi, soccorso delle popolazioni colpite, contrasto e superamento dell'emergenza e mitigazione del rischio sono le attività di protezione civile individuate dalla legge n. 225/92, istitutiva del Servizio Nazionale. Obiettivi principali di queste attività – che il Dipartimento indirizza, promuove e coordina in collaborazione con i governi regionali e le autonomie locali – sono la tutela delle persone e la salvaguardia del territorio» come si legge sul sito della protezione civile: http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/rischi.wp.

La vicenda della via Belviso di Nicosia, quartiere conosciuto come “Monte Oliveto” molto popolato e senza un “via di fuga” è nota da tempo.

Riportiamo qui – per conoscenza del Capo dipartimento, un estratto della rassegna stampa “Il giornale della protezione civile”, che già nel 2012, rendeva l’idea della criticità del quartiere: «Gli uomini della Protezione civile e i vigili del fuoco all´opera NICOSIA. L'incendio che lunedì ha minacciato il quartiere di Monte Oliveto ha dimostrato come, in caso di emergenza, gli abitanti rischiano di rimanere intrappolati. Il quartiere che sorge sul picco Oliveto, sulle cui pendici si trovano diverse abitazioni immerse in una fitta vegetazione con pini ed alberi secolari, è attualmente collegato solo da via Belviso. Una situazione che, con gli anni e con l'aumentare delle abitazioni sorte in cima a Monte Oliveto, è andata peggiorando considerato che la strada è particolarmente stretta. Ci sono problematiche di collegamenti quotidiani per i residenti, costretti a complicate manovre quando si incrociano due veicoli che procedono un senso inverso. Ma il vero problema si pone per l'accesso dei mezzi di emergenza, in caso di calamità naturale, dalla frana al terremoto, fino all'incendio. Anche un'eventuale evacuazione di massa degli abitanti sarebbe problematica. Inoltre, a Monte Oliveto manca una presa per il rifornimento di acqua delle autobotti di Corpo forestale e vigili del fuoco». (articolo tratto da La Sicilia – 9.8.2012 – Giulia Martorana).

In materia di localizzazione del rischio sismico, il paragrafo A2-5 del Piano aggiornato di protezione civile comunale (delibera GM 68/2016), dice chiaramente che «In relazione al verificarsi dell' evento di riferimento la rete di comunicazione viaria e quella stradale in particolare, presentano una elevata vulnerabilità con un danno potenziale distribuito sul territorio connesso sia alla perdita di funzionalità della rete stessa, sia alla potenziale perdita di sicurezza per le persone. Le principali vie di fuga individuate, sarebbero interessate da crolli parziali di fabbricati.
I quartieri di S. Maria Max, S.S. Salvatore, Cappuccini, Monte Oliveto, con alta densità abitativa, resterebbero isolati. Le vie di fuga che potrebbero essere utilizzate, (per cui si ipotizza che le stesse non sono interessate da crolli anche parziali per assenza di edifici) sono: parte della bretella (bivio Crociate-Magnana), parte della via M. Capra-S. Michele, parte della Via S. Simone e Giuda».
Nessuna di queste “vie di fuga” contempla quella da Monte Oliveto.

Come noto, le “vie di fuga” rientrano tra le linee guida della pianificazione comunale emergenziale (cfr. a titolo di esempio:
http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/liguria_linee_guida.pdf), dove si legge con chiarezza cristallina che «Per poter soddisfare queste necessità occorre innanzitutto definire gli scenari di rischio sulla base della vulnerabilità della porzione di territorio interessata (aree, popolazione coinvolta, strutture danneggiabili, etc.) al fine di poter disporre di un quadro globale ed attendibile relativo all' evento atteso e quindi poter dimensionare preventivamente la risposta operativa necessaria al superamento della calamità con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana (quanti vigili del fuoco, quanti volontari, quali strutture di comando e controllo, quali strade o itinerari di fuga, quali strutture di ricovero, aree sanitarie, etc.)»

L’esigenza di realizzare la “via di fuga” di Monte Oliveto, assolutamente necessaria, era stata inserita con la delibera GM 44/2011 nel piano triennale delle opere pubbliche. Poi non realizzata, verosimilmente per carenza di risorse.
Anche la successiva delibera CC 58/2016 l’ha prevista ma non più nell’elenco annuale del 2016, suscitando reazioni a vari livelli, come riportato su http://www.telenicosia.it/4952.htm

Tuttavia, nessuna di queste analisi e prese di posizione, per quanto comprensibili, risolve il problema della necessità di realizzare opere di protezione civile per la prevenzione dei rischi, nel caso in cui il Comune (come Nicosia, come tanti, purtroppo) non abbia adeguate risorse o le poche disponibili sono necessarie per l’ordinaria amministrazione. A titolo di esempio: è chiaro che tra lasciare al freddo le scuole e progettare la “via di fuga”, si preferisce la prima attività, esigenza ordinaria ineludibile.

Ed è a questo punto che è necessario l’intervento della protezione civile al fine di avere adeguate indicazioni e meglio (se possibile), interventi diretti poiché sappiamo che il Sindaco è il capo della protezione civile comunale. Ma ciò non cambia le cose, se mancano le risorse o se queste sono necessarie per la vita ordinaria della città.

Come associazione di difesa del territorio, quindi, chiediamo alla Protezione civile:
a) esiste un fondo al quale il Comune di Nicosia possa accedere per far finanziare l’opera in oggetto ?

b) è possibile un intervento diretto della Protezione civile nel caso in cui l’opera, assolutamente necessaria, non è realizzabile per carenza di risorse comunali?

c) è possibile un intervento-contributo sulla base dell’Ocdpc n. 344 del 9 maggio 2016: [Attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, in materia di contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico] nella parte in cui prevede come “opere” (art. 4) le “opere appartenenti all’infrastruttura a servizio della via di fuga”?

Chiediamo, quindi, al Capo dipartimento della protezione civile, previa verifica sul posto della criticità qui denunciata, di indicare “cosa e come fare” per proteggere i cittadini di Monte Oliveto, quartiere privo di “vie di fuga” in caso di eventi calamitosi. Lo chiediamo adesso, per evitare di sentire la fatidica frase, che purtroppo ricorre sempre dopo i fatti: «aperta un’inchiesta dalla magistratura…».

 

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