L’istituto Alessandro Volta di Nicosia a pochi passo dal palazzo di giustizia chiuso da settembre, è stato il teatro dell’ennesima riunione per trovare una soluzione ai problemi dei continui scippi che il territorio sta subendo negli ultimi mesi.
Dopo il tribunale probabilmente sarà la volta del carcere, mentre l’agenzia delle entrate subisce un declassamento e le forze dell’ordine presenti su territorio temono un ridimensionamento.
La riunione indetta dal prof. Alberto Murè, decano della politica nicosiana e presidente del comitato referendario per l’abrogazione della legge di riforma della geografia giudiziaria, aveva come scopo quello di trovare nuove soluzioni al continuo depauperamento dei servizi nel territorio.
E’ stato proprio il prof. Murè ad effettuare una breve cronistoria dei fatti avvenuti nell’estate del 2013 che portarono ad una clamoroso risveglio dell’orgoglio nicosiano attraverso numerose manifestazioni di piazza e secondo la sua opinione questi fatti portarono al centro dell‘attenzione del Parlamento nazionale ed in particolar modo del Senato la questione tribunale di Nicosia, esiste un minima speranza di vederlo riaperto solo se tornerà l’unione e la spinta della protesta tornerà a far parlare di se Nicosia.
Anche la disamina del sindacalista Giuseppe Trapani sulla questione del carcere è stata precisa e articolata, analizzando come è stato fatto per il tribunale, le ricadute economiche negative su un intero territorio.
Gli interventi del pubblico presente in sala sono state alcune volte costruttive, altre volte polemiche, sono state cassate con troppa facilità le proposte di punire con il non voto o con il voto verso altri gruppi politici non coinvolti con lo scempio che Nicosia subisce in questi ultimi tempi, mentre altri interventi hanno ritenuto il disegno ben più alto e non coinvolgente i partiti attualmente al governo e che hanno dei referenti anche in città.
Una visione forse troppo semplicistica, ma anche poco propositiva, alla fine della riunione si è deciso di iniziare nuovamente una lotta attraverso la costituzione di un gruppo che dentro una postazione fissa, in un sit-in permanente discuta, crei pressione, riorganizzi la protesta e possa riportare la gente in piazza, a Palermo per protestare contro il governo regionale o a Roma contro il governo nazionale.
La risposta della cittadinanza questa sera è stata molto fredda, affiora una certa stanchezza ed una forma di impotenza verso i poteri nazionali sordi ad ogni richiamo locale, menefreghisti verso le istanze di una popolazione sempre più ai margini di una nazione.
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