Nella prima mattinata del 28 ottobre i Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, collaborati nelle operazioni dai colleghi dei Comandi Provinciali di Catania, Palermo, Agrigento e Bergamo, hanno dato esecuzione a undici misure cautelari personali, di cui tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, cinque provvedimenti di sottoposizione agli arresti domiciliari e tre misure di obbligo di presentazione alla P.G. emesse dall’Ufficio GIP del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Procura della Repubblica – D.D.A. – nissena a carico di altrettanti soggetti, ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di concorso esterno in associazione mafiosa (per i soli tre destinatari della misura in carcere), nonché di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti tossici, alla commissione di reati di peculato, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale, falsità materiale commessa da un privato e induzione indebita a dare o promettere.
Si tratta di un’operazione che giunge a conclusione di una complessa attività investigativa, coordinata dalla D.D.A di Caltanissetta e condotta, tra il febbraio 2013 ed il maggio 2014, dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Enna sul milionario appalto vinto nell’anno 2013 dalla Soc. 1 Emme di Bergamo, di cui è titolare l’imprenditore di origine calabrese Pasquale Gattuso, riguardante le operazioni di smaltimento e bonifica di cemento, amianto e materiali ferrosi provenienti dalla dismessa miniera di sali potassici di contrada Pasquasia del Comune di Enna.
Le indagini sui lavori di messa in sicurezza hanno consentito, allo stato, di accertare la presenza nel sito di Pasquasia di un ampio deposito di sali potassici, residuo della pregressa attività estrattiva, dotato di naturale bassa radioattività, che non era oggetto dell’appalto.
Ogni altra ipotesi riguardante ulteriori tipologie di rifiuti presenti nel sito è risultata, in base ai plurimi sopralluoghi e studi fin qui svolti, priva di fondamento. Altri accertamenti sono, comunque, in corso.
Le misure cautelari in carcere sono state emesse nei confronti dei fratelli Michele ed Antonino Berna Nasca Michele di Cerami e di Giacomo Aranzulla. I primi due sono noti imprenditori del settore edile della provincia di Enna, più volte coinvolti in indagini antimafia, in quanto indicati da numerosi collaboratori di giustizia quali appartenenti ad un nucleo familiare da sempre “vicino” agli interessi sui pubblici appalti di rilevante entità delle famiglie di Cosa Nostra delle province di Enna, Catania e Messina.
Nella vicenda giudiziaria in trattazione i fratelli Berna Nasca sono venuti in stretto contatto con Aranzulla, di Mirabella Imbaccari, soggetto che ha esercitato le funzioni di capo cantiere dei lavori di bonifica della miniera e che risulta essere stato, molto opportunamente, “prescelto” dall’imprenditore Pasquale gattuso; le indagini, infatti, hanno dimostrato che tale scelta è stata dettata proprio in funzione dei più che decennali rapporti e conoscenze con imprenditori e soggetti mafiosi delle province di Catania e Messina mantenuti dal Gattuso, soggetto in grado quindi di potersi agevolmente confrontare e rapportare sia con i fornitori di servizi, sia con taluni soggetti vicini a contesti mafiosi operanti nel territorio ennese, tra i quali proprio i fratelli Berna Nasca. Per costoro l’imputazione è quella di aver agevolato l’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” operante nelle province di Enna e Catania, mediante l’assunzione di lavoratori, ovvero favorendo l’impiego di ditte di trasporti vicine alle stesse organizzazioni.
Particolare rilievo assumono, oltre quelle riguardanti il principale soggetto sul quale verte l’indagine, e cioè l’imprenditore calabrese Pasquale Gattuso (che con la piena collaborazione ed appoggio dell’Aranzulla, si è saputo ben destreggiare accontentando un po’ tutte le varie richieste illecite pervenutegli da esponenti mafiosi, funzionari pubblici, imprenditori del settore dello smaltimento dei rifiuti e dei trasporti collegati agli stessi), le imputazioni mosse a carico di Gaetano Bognanni e Vincenzo Ferrarello, il primo Dirigente Superiore ed il secondo Ispettore del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Questi ultimi, pur rivestendo incarichi di personale responsabilità commissionata dalla Regione Sicilia in ordine alla custodia del citato sito minerario, hanno in realtà tradito il proprio mandato, architettando il disegno criminoso di pretendere ed ottenere che il Gattuso desse mandato di recuperare i rottami in ferro presenti nel sito ad un rottamaio di loro conoscenza, concorrendo, anche materialmente con lo stesso, nel successivo sistematico saccheggio ed asportazione di ingenti quantità di rame e materiale ferroso, ricevendone in cambio rilevanti corresponsioni di denaro e altre utilità.
Importante riscontro alle attività investigative è stato acquisito a seguito del sequestro effettuato in data 27 marzo 2014, nella zona industriale di Catania, presso la sede della ditta Zuccaro Trasporti srl, di 115 pallets contenti lastre di eternit per un totale di 106 tonnellate di pannelli, difformemente trattati per smaltimento e già affidati alla ditta 1 Emme s.r.l. , incaricata della bonifica della miniera. Contemporaneamente l’autorità giudiziaria di Caltanissetta accedeva con i militari operanti all’interno del sito della miniera di Pasquasia, procedendo al sequestro preventivo del sito minerario dismesso, nonché delle somme a disposizione per l’appalto affidato alla 1 Emme s.r.l. di Pasquale Gattuso.
Arresti domiciliari, quindi, per Pasquale Gattuso, Gaetano Bognanni, Vincenzo Ferrarello, Diego Mammo Zagarella (responsabile unico del procedimento dell’appalto di bonifica del sito minerario) e Rosario Consiglio, quest’ultimo per aver concorso nella concessione di false abilitazioni connesse ai patentini di primo soccorso, dietro illecito compenso.
Misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, in ultimo, per Salvatore Mammo Zagarella, Salvatore Costanza ed Eugenio Vecchio, per aver concorso con Diego Mammo Zagarella nel concordare con Pasquale Gattuso di affidare alla Società Archeoambiente una consulenza di servizi di topografia e contabilità, finalizzata a mascherare come prestazione professionale fatturata, una tangente di 120mila euro, pari al 1,5% del valore dell’appalto arrotondato a 8 milioni di euro, destinata in parte a Diego Mammo Zagarella. |