Serata suggestiva e all' insegna della riflessione quella che ha visto in scena, presso l' ex Stazione, il primo dei quattro spettacoli teatrali in concorso per la sezione " Teatro" del rinnovato Premio Città di Leonforte.
Scelti magistralmente da una commissione di esperti guidata dall' attore leonfortese Sandro Rossino e costituita dall' impresario teatrale Walter Amorelli, dalla giornalista Mariangela Vacanti, dal regista Turi Giordano, dall'attrice professionista, nonché voce narrante di molte edizioni precedenti del Premio, Elisa Di Dio e dagli attori professionisti Federico Fiorenza e Lorenza Denaro, i quattro spettacoli verranno portati in scena e concorreranno per i premi al Miglior Spettacolo, alla Migliore Regia, al Miglior Allestimento ( scene e costumi), alla Migliore Attrice Protagonista, al Miglior Attore Protagonista e al Miglior Caratterista. Previsto anche il premio per due " compagnie meritevoli" fuori concorso.
Ad inaugurare la kermesse, ieri sera, lo spettacolo teatrale " Cucù" scritto e diretto da Francesco Romengo ed interpretato da Nicola Notaro nel ruolo di Peppino e Gabriele Zummo nel ruolo di Nicola con la collaborazione dell'assistente alla regia Marta Di Fiore e del tecnico luci Michele Ambrose.
Fondata nel 2005 e diretta dallo stesso Romengo, la compagnia Officina Tea(l)tro di Altavilla Milicia ( Pa) si è dapprima distinta nel recupero di tradizioni artistico-teatrali siciliane, e, successivamente, nella sperimentazione di percorsi nuovi e diversi, proponendosi come vera e propria "Officina" e laboratorio permanente di ricerca e formazione capace di coniugare e fondere tradizione e innovazione. La compagnia, che ha maturato esperienze di grande rilevanza e portato in scena diversi spettacoli ospitati in vari cartelloni in giro per l' Italia, con " Cucù" e' riuscita ad aggiudicarsi prestigiosi premi tra cui: il Premio Miglior Regia ai Teatri Riflessi 2015 di Catania e il Premio Tina Pica 2015 al Festival Teatro Bastardo di Palermo. La compagnia, tra le quattro finaliste al " Premio Città di Leonforte", concorre per i seguenti riconoscimenti: " Miglior Spettacolo", " Migliore Regia", " Migliore Attore Protagonista"( Nicola Notaro) e " Miglior Caratterista"( Gabriele Zummo).
" Cucù" e' uno spettacolo capace di tenere gli occhi degli spettatori incollati al palcoscenico per sassata minuti con uno stile asciutto, diretto e di forte impatto emotivo. Pochi fronzoli sulla scena: un' insegna al neon ad indicare l'apertura di quel piccolo sottoscala adibito a bottega dell' orologiaio, un'inquietante edicola votiva a ricordare i moniti di una madre ingombrante ed eccessivamente presente nella vita del figlio, una lampada e un ring segnato di bianco a definire il perimetro del negozio.
Peppino e Nicola, i due protagonisti, si trovano a vivere l' ultima notte in quel sottoscala adibito a negozio che verrà presto demolito. I due uomini appaiono sulla scena con due giacche dall' orlo cucito quasi a voler rappresentare, anche visivamente, il loro essere due figure complementari ma, allo stesso tempo, antitetiche: l' una il riflesso dell' altra, l' una il contrario dell' altra, l' una impossibilitata ad esistere e sussistere senza l' altra.
Perfettamente coordinati nei movimenti, nelle pause, nei ghigni quasi grotteschi, i due personaggi incarnano, in un gioco di equilibri perduti e ritrovati, la paura del cambiamento e la " certezza della frustrazione" da una parte e la necessità e il rischio del cambiamento dall' altra.
Quasi di freudiana memoria il rapporto tra Peppino e la madre: una madre eccessivamente presente che, anche da morta, dall' alto dell' edicola votiva, e' ancora in grado di soggiogare e condizionare un figlio forse troppo debole, forse troppo impaurito che riuscirà, solo nella parte finale, a portare a termine quel catartico processo di liberazione inteso come liberazione da una casa, considerata esattamente come il pane, un diritto dell'uomo ma che, talvolta, imprigiona, rende schiavi e conduce all' inazione.
Peppino riesce a liberarsi, a ritrovare se stesso e a rivendicare quel diritto all'amore incarnato dall' unione amorosa tra i due improvvisamente scoperta nel momento finale in cui si ritrovano a ballare sulla scena perché " l'amore - citando le parole di Nicola - e' come un valzer: si deve ballare in piazza, finché l' orchestra non smette di suonare".
Perfettamente diretta e interpretata, la rappresentazione e' stata accompagnata dalle musiche di Arvo Port e di Edith Piaf e da un suggestivo gioco di luci a dare spessore e consistenza ai corpi degli attori e allo spazio scenico.
Momento intenso e dai molteplici spunti di riflessione quello che ha visto protagonista, nella serata di ieri, un numeroso pubblico di intenditori e non solo che, indubbiamente, avrà fatto i conti con quanto portato sulla scena e con i diversi temi affrontati: un pubblico capace di respirare un clima di innovazione, bellezza, cultura e verità.
Francesca Tremoglie |