Nella serata del 28 luglio, a Cesarò, in Contrada Cutò, i Carabinieri ed il Corpo Forestale Regionale, a conclusione di una prolungata attività investigativa d’osservazione e di controllo, intrapresa nelle prime ore della mattinata, hanno rinvenuto una piantagione di canapa indiana di circa 200 piantine.
La coltivazione era stata ricavata in un terreno di proprietà comunale ed affittato ad un allevatore del posto. I carabinieri hanno rinvenuto, prima, un sistema che permetteva di recuperare l’acqua attraverso un allaccio abusivo alla condotta comunale e poi, con un tubo interrato che percorreva circa 2 km e terminava nella piantagione con un impianto goccia a goccia, identico a quello delle serre. Così facendo, bastava aprire il rubinetto ricavato sulla condotta comunale per irrigare tutte le piantine. Gli indagati dovranno rispondere, oltre dell’illecita piantagione di canapa indiana, anche del furto d’acqua.
L’attività è il frutto d’un incremento del controllo del territorio conseguente al fallito attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi la cui auto veniva raggiunta da tre colpi di fucile la notte del 18 maggio 2016. Da allora sono stati aumentati i servizi nella zona compresa fra San Fratello e Cesarò, integrando con uomini e risorse esterne, i dispositivi attuati della locale Stazione Carabinieri e del Corpo Forestale di Stato, che ha particolari conoscenze della zona. Essenziale si è rivelato il sorvolo del Nucleo Elicotteri di Catania, avvenuto nei giorni precedenti e che ha permesso di acquisire l’obiettivo.
Oltre 200 piante alte circa 2 metri per un peso ciascuna oscillante tra 1,5 e 2 kg già mature e pronte per l’essicazione e triturazione. Le piante scoperte dai Carabinieri venivano estirpate. Sul posto inoltre i militari hanno trovato una serie di elementi che, insieme agli arbusti estirpati, saranno analizzati per risalire agli autori dell’illecita coltivazione .
Le attività sono state coordinate dal Sost. Procuratore della Repubblica Alessandra Tasciotti ed hanno visti l’impiego di 10 Carabinieri e 4 agenti del Corpo Forestale, impegnati sugli impervi costoni dell’altopiano cesarese nelle difficili e prolungate operazioni di rastrellamento, estirpazione e distruzione dello stupefacente.
L’azione si colloca in un contesto operativo particolare ed attesta uno sforzo mirato delle forze dell’ordine che hanno già individuato altre due sconfinate piantagioni, arrestando i coltivatori.
La costante pressione operata dai carabinieri di fatto costringe i criminali ad utilizzare superfici coltivate sempre più nascoste dedicando ad esse zone sperdute per lo più inaccessibili e quindi facilmente occultabili nella vegetazione naturale, tali da eludere anche la sorveglianza dei mezzi aerei.
Così i malviventi per l’intensificarsi della pressione di controllo in questo ultimo mese, hanno abbandonato la coltivazione perdendo il guadagno che si aggira intorno ai 200.000 euro. |