Il tradizionale palco di Mondovì (CN), dedicato agli eventi “Collisioni” del premio Cesare Augusto Fracchia, figura di spicco del giornalismo e della cultura, ha visto nei giorni scorsi avvicendarsi uomini intellettuali impegnati a diffondere la cultura della legalità contro la mafia e la corruzione. Al successo dell’edizione, sempre più diventata cantiere di idee, d’iniziative, di approfondimento e di sensibilizzazione civica sul fenomeno mafioso come problema nazionale, ha contribuito Giuseppe Antoci, il Presidente del Parco dei Nebrodi sopravvissuto, per fortuna, a numerosi colpi di arma da fuoco sparati da delinquenti durante una pianificata imboscata. Toccante la sua testimonianza, il suo racconto sull’attentato, che inevitabilmente non si può scordare e porta a riflettere sulla malavita organizzata, la cui matassa, che si chiami “cosa nostra”, “camorra” o “‘ndrangheta”, non sia più solo al Sud, ma anche al Centro e al Nord, come confermato dalle inchieste. L’analisi di Giuseppe Antoci e il dibattito nel merito delle problematiche arricchitesi dai qualificati interventi di Gianni Scarpace, giornalista e condirettore del giornale Provincia Granda, e di Roberto Rossetti, storico, hanno fatto emergere “la necessità della ricerca di un modello italiano efficace contro il modus operandi mafioso, ovunque, da Settentrione al Meridione, si annidi”.
“Le investigazioni –ha detto Roberto Rossetti, soffermandosi sulle differenze tra Nord e Sud- fanno emergere una fotografia inquietante per avvertire che il livello, le infiltrazioni mafiose attraverso la “‘ndrangheta” sono di maggiore evidenza al Nord. Un settore preso di mira è quello dei prodotti DOP, per i quali esistono i fondi europei che, essendo la soglia dei bandi inferiore ai 150mila euro, non ha bisogno di certificazioni. Basta l'autocertificazione”. Procedura contro cui a viso aperto si è schierato Giuseppe Antoci, stroncando, attraverso il “Protocollo di legalità” fortemente voluto, con rischio per la sua stessa vita, il giro di affari di un sistema consolidato che garantiva un flusso di denaro enorme per le associazioni mafiose. “Oltre allo strumento messo in campo per contrastare la "mafia dei pascoli e dei terreni, " serve innescare –ha detto il presidente del Parco Nebrodi- un indice di unità, di consapevolezza e di forza sul valore della squadra solidale del “noi” per combattere una piaga che riguarda non solo la Sicilia, ma tutta l’Italia. Necessario, al contempo, che lo Stato vari modifiche al testo antimafia per l’applicazione di efficienti strategie e azioni di contrasto alla criminalità, alla illegalità, alla malavita”.
Carmelo Loibiso |