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Indagini Castello di Lombardia, M5S chiede l’immediata sospensione di tutte le figure coinvolte sia per i Beni culturali che per il Genio Civile

17/03/2016 - Indagini Castello di Lombardia, M5S chiede l’immediata sospensione di tutte le figure coinvolte sia per i Beni culturali che per il Genio Civile

"Contrariamente a quanto lamentato dalle locali associazioni ambientaliste, l’impresa esecutrice dei lavori, pur avendo dato inizio ai lavori senza aver ottenuto formale autorizzazione, commettendo una irregolarità di carattere amministrativo, non ha tuttavia arrecato alcun danno al costone roccioso, non attuando alcuna erosione della base rocciosa, né ha indebolito la staticità e le condizioni geologiche del sito".

Questo è quanto si legge nella risposta alla Interrogazione a risposta scritta n. 2572 presentata dalla deputata M5S all’Ars Valentina Zafarana il 25 novembre 2014 - Notizie inerenti i lavori di somma urgenza aventi per oggetto un intervento sulla cinta muraria di nord-ovest del Castello di Lombardia di Enna. Risposta pervenuta quasi un anno dopo, il 9 settembre 2015, quasi a sottolineare il carattere di urgenza che sta alla base di questa vicenda.

Di diverso tenore appaiono invece le conclusioni delle indagini preliminari cui è giunta la Procura della Repubblica che reputano non sussista il carattere "di somma urgenza" ex art. 176 del D.P.R. 207/2010, dichiarato nel verbale dell'11 novembre 2013 dai funzionari del Genio Civile ing. Egidio Marchese, Enzo Di Gregorio Gulizia e Gaetano Di Maria, per questo raggiunti ieri da avviso di garanzia.

Ma questa non è l'unica imprecisione che si legge nella risposta dell'allora assessore ai Beni Culturali Antonio Purpura, la quale a sua volta si basa su dichiarazioni pervenute dalla Soprintendenza di Enna: “Per quanto attiene all’intervento diretto sul Castello di Lombardia è opportuno fare alcune precisazioni comunicate dalla competente Soprintendenza", per cui può  dirsi che le imprecisioni siano da attribuire a quest'ultima e in particolare a quegli stessi funzionari, Salvatore Gueli nella qualità di Soprintendente ai Beni Culturali e Guido Mameli in qualità di Direttore U.O.6 sezione beni architettonici, anch'essi raggiunti da avviso di garanzia, in quanto reputati soggetti investiti ex art. 18 del D.Lgs. 22/01/2004, n. 42 della vigilanza sui beni culturali nonché sulle aree interessate da prescrizioni di tutela indiretta.

In tale qualità essi avevano infatti l’obbligo giuridico di impedire l'evento dannoso dello scavo con mezzi meccanici della base rocciosa e della realizzazione di una trincea di fondazione di un muro lunga circa 30 metri in zona sottoposta a vincolo paesaggistico “Vallone Scaldaferro”, a vincolo monumentale ed a vincolo archeologico indiretto. E l'obbligo giuridico di denunciare  all’Autorità Giudiziaria i reati di opere illecite ed in difetto di autorizzazione effettuati al Castello di Lombardia.

L'evento dannoso che si rivendicava nella interrogazione dei Cinquestelle è stato dunque riconosciuto, laddove l'assessorato lo escludeva reputando che lo scavo fosse stato effettuato "con un piccolo mezzo meccanico (bob-cat) per la realizzazione del cassonetto di fondazione del muretto a salvaguardia dello sfaldamento delle argille poste al piede della pendice rocciosa, nella stessa area già interessata da precedenti scavi per la realizzazione dell’impianto di illuminazione del costone rimasto oggi coperto”.

“Non può, infatti, escludersi – intervengono i consiglieri comunali Cinquestelle eletti nelle scorse amministrative, Davide Solfato e Marilina Frattalemi - che nell'effettuare tale scavo si sia anche operato un taglio dell’adiacente parete marnosa e che questo abbia costituito, a tutti gli effetti e contrariamente a quanto affermato, un “danno al costone roccioso,” ed una “erosione della base rocciosa” sottostanti la cinta muraria del Castello di Lombardia, come comprovato dalla documentazione fotografica allegata all’esposto/denuncia presentato nel marzo 2014 alla Procura della Repubblica di Enna, da cui ha avuto origine l’indagine. Inoltre, gli effetti di questo maldestro intervento su “la staticità e le condizioni geologiche del sito”, il cui indebolimento è escluso categoricamente dall'assessorato, saranno accertati da successivi studi a carattere geologico e geotecnico”.

“Un luogo così fortemente identitario per la città di Enna, un castello di enorme pregio storico - afferma la parlamentare da Palazzo dei Normanni Valentina Zafarana – umiliato come fosse una baraccopoli. Vista la gravità dei fatti sui quali la Procura sta indagando, - conclude la deputata – chiediamo l’immediata sospensione di Salvatore Gueli nella qualità di Soprintendente ai Beni Culturali di Enna e di tutte le figure apicali coinvolte sia per i Beni culturali che per il Genio Civile. Attendiamo che la legge faccia il proprio corso con l’augurio che tali scempi non accadano mai più”. Nei prossimi giorni la deputata Zafarana presenterà anche una mozione all’Ars che impegni il governo regionale a prendere urgenti provvedimenti.


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