Grazie alla mozione presentata dal gruppo consiliare del M5S finalmente anche il Comune di Enna si dichiara “Territorio comunale denuclearizzato”, al fine di manifestare la contrarietà all'eventuale creazione del “Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico” e di qualsiasi altro sito di smaltimento e stoccaggio di rifiuti radioattivi, derivanti dalla produzione di energia da centrali nucleari, incluse quelle dismesse dopo il Referendum del 1987.
Dall’inizio di agosto 2015, infatti, alcune indiscrezioni di stampa paventavano l'ipotesi che la Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) predisposta dalla SOGIN S.p.A. (Società gestione Impianti Nucleari), avesse individuato nella provincia di Enna uno dei siti idonei ad ospitare il Deposito Nazionale, che dovrà ospitare circa 90.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca che continueranno a generare rifiuti di questo genere anche in futuro.
"Si vuole rinnovare e rafforzare, alla luce delle nuove esigenze di salvaguardia del nostro territorio", chiarisce Marilina Frattalemi, "la delibera approvata il 23 Marzo 1987 dal Consiglio comunale di Enna e dal Consiglio provinciale, che all'unanimità avevano dichiarato, rispettivamente il territorio del capoluogo e della provincia zone denuclearizzate, quando aleggiava la preoccupazione che la miniera di Pasquasia potesse essere scelta come deposito di scorie radioattive, e che oggi ha bisogno di essere ribadita con forza".
I "criteri di esclusione" previsti dalla Guida Tecnica dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), determinati tenendo conto delle caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche e antropiche del territorio e presenti nel nostro, dovrebbero da sole scongiurare l'ipotesi che esso possa considerarsi compatibile con la realizzazione di un deposito di stoccaggio di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità.
"Con questa dichiarazione" ricorda sempre la Frattalemi, "si vuole ribadire che la permanenza di scorie nucleari all’interno del nostro territorio sarebbe disastrosa, in quanto potrebbe mettere in pericolo sia la salute dei cittadini, comportando un aumento del tasso di mortalità tumorale, attraverso la contaminazione delle falde acquifere e non solo, sia il settore agricolo e alimentare, importantissimi per la nostra economia.
Il trasporto di materiali radioattivi viene, invece, rimesso all'Accordo internazionale per il trasporto di merci pericolose su strada (ADR), la cui finalità è quella di armonizzare le norme di sicurezza riguardanti i trasporti internazionali e di garantire per questi un livello accettabile di sicurezza. |