Riceviamo e pubblichiamo un comunicato ricevuto dai pensionati della CCIAA di Enna.
Anche il personale in quiescenza della Camera di Commercio di Enna, affiancando i colleghi in servizio, ritiene di dovere intervenire, a seguito della mancata riscossione della pensione relativa al mese di novembre, e si presagisce anche dei mesi a venire, a causa di mancanza di liquidità del bilancio camerale.
Nell’opinione comune, molto semplicisticamente ed erroneamente, si assegna buona parte di responsabilità ai pensionati, che salassano,con il loro numero, il bilancio camerale. Prima di tutto, si vuole ricordare, che, in origine, i contributi ai fini pensionistici venivano versati ai fondi di quiescenza, esistenti presso ciascuna Camera Siciliana e che, a seguito di disposizioni Regionali (1979/1981), detti fondi sono stati soppressi e inglobati nel bilancio camerale.
Nel 1981 la Regione ha attribuito l’onere alle camere isolane di pagare anche le pensioni con il bilancio corrente, in cui confluiscono i contributi versati. Questo tanto per chiarire che la pensione non è un privilegio o un regalo graziosamente elargito dall’Ente, ma un diritto soggettivo acquisito a seguito di versamenti obbligatori di contributi al cui impegno non può sottrarsi la Camera di Commercio trattandosi di un bene costituzionalmente tutelato (art.38, 2° comma della Costituzione). Quindi, semmai, tutto ciò nasce da una politica dissennata della Regione Siciliana.
A questo bisogna aggiungere il taglio, voluto dal Governo Renzi con la legge 114/2014, che ha ridotto il diritto annuale versato da tutte le imprese iscritte nei registri camerali progressivamente dal 35% fino al 50%. Per non parlare, inoltre, della politica poco accorta dell’Amministrazione camerale. Basti pensare che negli anni si sono avvicendati Segretari Generali provenienti da altre camere isolane che per pochi anni di servizio, trascorsi alla Camera di Enna, nella qualifica apicale, sono andati in pensione, gravando interamente, anche per le liquidazioni, sul bilancio della Camera di Enna.
E’ opportuno, inoltre, ricordare:
- le ingenti somme versate a società private per l’informatizzazione degli uffici e l’inserimento nella rete nazionale, con la conseguente manutenzione che si sarebbe potuta realizzare senza eccessivi sprechi;
- i versamenti a Unioncamere per il fondo perequativo;
- la quota di partecipazione in Società, Enti e Aziende speciali;
- l’esternalizzazione di servizi essenziali quali l’Ufficio di Ragioneria.
A tutto questo va aggiunto che la Camera di Enna, una delle più piccole d’Italia (con solo 16 dipendenti), corrisponde al suo Segretario Generale emolumenti pari a € 237.000 circa annui, così come denunciato da diverse testate giornalistiche, e che, invece, le somme occorrenti per gli stipendi e le pensioni ammontano in totale a € 180.000 mensili.
Infine, bisogna denunciare il perdurare dei Commissariamenti da parte della Regione Sicilia che hanno aggravato ulteriormente la situazione endemica della camera, che fin dal dicembre 2011, si è trovata a dover operare in situazioni di precarietà senza un organo di amministrazione con pieni poteri.
Pertanto il personale in quiescenza affiancato dal personale in servizio, vuole con forza affermare che il diritto alla proprie spettanze, costituzionalmente garantito e difeso, non è derogabile e non è sacrificabile sull’altare dei giochi di potere, così come già da altri colleghi, magistralmente, affermato. |
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