Dalla pubblicazione della Legge 10 luglio 2015 n. 13 riguardante “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, i Comuni sono tenuti entro 240 giorni e su proposta dell’ufficio tecnico comunale competente, ad effettuare uno studio per la redazione di una relazione esplicativa delle scelte e da una planimetria in scala non superiore a 1:500 che, successivamente, dovrà essere approvata con delibera del Consiglio Comunale.
Innanzi tutto questa normativa approvata all’Ars non tiene conto del fatto che ormai è impossibile fare una distinzione netta tra centro storico cittadino (la parte pre-ottocentesca) e parte moderna delle città (post-ottocentesca); la Legge non ha saputo guardare alla risoluzione del problema in un’ottica nuova ovvero, prevedendo lo sviluppo di processi che mirino alla rigenerazione urbana e di riuso sostenibile tenendo conto di un punto fondamentale, vale a dire che ogni centro storico ha delle peculiarità che non possono essere trattate attraverso una norma che, in maniera molto generale, introduce concetti che mirano al recupero del patrimonio edilizio dei centri storici. Tra l’altro, come evidenziato chiaramente da un documento redatto dalla Consulta regionale dell’ordine degli Architetti, esiste un serio rischio sulla classificazione della tipologia degli edifici che verrà attuata: questo significa che edifici dall’alto valore storico-artistico rischiano di essere inseriti, data la grande confusione dei criteri da utilizzare, in una classificazione che non andrà a salvaguardare la loro storia e la loro importanza per il tessuto sociale della città. A dimostrazione di questo, è importante sottolineare come la nuova Legge, pur rifacendosi alla vecchia norma n. 71/78, ne cancella del tutto il contenuto dell’art. 55 che riconosceva ai tessuti urbani storici un valore preminente alla tipologia edilizia.
Nel testo di Legge è previsto che le Soprintendenze dei vari territori sono le uniche autorizzate a rilasciare il permesso per le attuazioni di lavori sia di manutenzione ordinaria che straordinaria; questo, da un lato causerebbe un serio intasamento degli uffici e dall’altro lascerebbe, a nostro avviso, troppa libertà decisionale.
L’Associazione Unimpresa, sempre attenta alle necessità delle classi produttive del territorio, esprime profonda preoccupazione per come questa Norma verrà resa operativa temendo, tra l’altro, che una Legge che non è in grado di dettare chiare modalità di attuazione potrebbe rivelarsi un nero su bianco che difficilmente diventerà azione impedendo, in questo modo, lo sviluppo di opportunità di lavoro per le nostre imprese edili.
IL PRESIDENTE
Salvatore Puglisi |
|