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Alain Calò ''Giustizia è fatta''

 

   



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16/09/2015 - Alain Calò ''Giustizia è fatta''

Pubblichiamo integralmente la lettera aperta di Alain Calò, in questa missiva, l'ex studente del Liceo Testa, ci racconta una vicenda accaduta diversi anni fa e di cui fu protagonista.

Egregi tutti,
Mi chiamo Alain Calò e sono figlio di questa amatissima nostra terra che è Nicosia. Sono stato studente al nostro liceo classico “Fratelli Testa” ottenendo il massimo dei voti. E oggi continuo il mio percorso di studi all’Università.

Perché vi scrivo questa lettera? Semplice.

È con immenso orgoglio (e un tantino di rammarico) che oggi vi informo:
GIUSTIZIA E’ FATTA

Ma quale Giustizia, vi chiederete? E poi perché qualcuno si deve rammaricare dicendo così? È una notizia bella, d’altronde…

Però anche la liberazione dal nemico tedesco durante la seconda guerra mondiale è stato qualcosa di “bello”. E l’arresto di molti delinquenti ci fa gridare “Giustizia è fatta”. Ma quante vittime vengono “sacrificate” per la giustizia?

Io sono stato una “vittima” di un caso di ingiustizia. Ma sono felice di aver sacrificato il mio nome per far cambiare qualcosa. E far cambiare quel qualcosa in meglio. Questa mia lettera rappresenta una testimonianza che voglio offrire a tutti voi affinchè accanto all’urlo di “GIUSTIZIA E’ FATTA” si accosti la ben più bella e profonda frase “MAI PIU’”.

Ma veniamo alla storia. Avevo appena finito il mio primo anno di liceo (terzo anno di scuola superiore). Era estate. Dopo aver tanto studiato tutti gli studenti si meritano un po’ di vacanze. Per tre mesi nessuno pensa più alla scuola. Pure io ero di quella stessa linea. Mai mi sarei immaginato che proprio in quell’estate venisse promulgato dal mio Istituto un bando per uno stage a Londra. E si badi bene. Uno stage non è una gita di distruzione (pardon… voleva dirsi di istruzione). Ma uno stage è qualcosa di molto più educativo e formativo.

Soprattutto quello che aveva bandito la mia scuola, consistente in tre settimane a Londra con la possibilità di poter studiare la lingua presso un’istituzione scolastica locale e potendo così conseguire un titolo di riconoscimento della lingua inglese. Tutto, ovviamente, finanziato dalla Comunità Europea. Clausola di questo bando: potevano partecipare per ogni classe i primi due studenti che avevano conseguito la media più alta nell’ultimo scrutinio (non per vantarmi, ma quell’anno ricevetti dal Kiwanis Club di Nicosia il premio “Migliore pagella” per il mio Istituto, quindi rientravo perfettamente nei parametri). Sta di fatto che siffatto bando (lo chiamo “bando” per abbreviazione, anche se sarebbe meglio trovare un vocabolo atto a riassumere la grande opportunità offerta da uno stage) viene “riposto” nel sito web della scuola. È vero, siamo la generazione 2.0  cresciuti a “pane e computer”. Ma è anche vero che in molte realtà vi è gente che non può permettersi neanche un pezzo di pane… figuriamoci un computer. Prima ingiustizia: ancora una volta il figlio di un contadino, anche se meritevole, non potrà superare il figlio “caprone” di un professionista. Quindi un primo scricchiolio di questa “presunta” voglia di meritocrazia. Ma non è il mio caso. Per fortuna io sono nato in una famiglia che il computer se lo è potuto permettere. Io, e non solo io, rappresento il secondo scricchiolio a questa “presunta” meritocrazia. Un computer lo possiedo sì, ma in estate cosa mi (anche ci) fa pensare che la scuola bandisca una tale iniziativa? Tra i miei parenti, purtroppo, non ho gente che lavora in quella scuola.

L’unico modo per saperlo era una semplice telefonata (dato che anche la mia scuola possiede i numeri di casa e di cellulare dei miei genitori). Non avvenne. E io non seppi niente fino a che non tornai a casa e un’amica di famiglia, arrabbiatissima, chiama mio padre informandolo che aveva appena saputo dell’esistenza di questo bando… scaduto il giorno prima. Ergo: il “primo” dell’Istituto non avrebbe partecipato allo stage. Ecco la meritocrazia.

Inizia subito la mia battaglia. Pensavo fosse facile riuscire a far capire alla scuola che vi era stato una “disattenzione” (forte anche del fatto che nel Regolamento d’Istituto di quell’anno, all’art.9 riguardante le modalità delle comunicazioni interne non si accennava assolutamente ad un sito web, bensì che “In caso di particolare necessità che la comunicazione raggiunga i genitori si farà uso del mezzo telefonico o telegrafico, con registrazione di chi ha trasmesso e ricevuto il messaggio.”).

Invio allora una prima lettera di reclamo.

Risposta?
“Ritiene la pubblicità del bando idonea ed efficace”

E per quanto riguarda il “famigerato” art.9? Al momento non pervenuto…

Ma non mi sono dato per vinto. Non potevo credere che la scuola, che da tutti è vista quale “palestra di Vita” e “madre protettiva” che insegna ai suoi “studenti-figli” come essere cittadini onesti nella futura società, stesse dando un “insegnamento” di forte “disattenzione”.

Scrivo allora una seconda lettera, questa volta inviata al provveditorato Regionale e per conoscenza al preside del mio istituto e al provveditorato provinciale. Inoltre scrivo una seconda lettera al preside con la quale si chiedeva (semplicemente) di poter frequentare almeno il corso propedeutico per tale stage in attesa di una risposta da parte del provveditorato. Questo corso propedeutico era fuori dal normale orario scolastico, per giunta prima che iniziasse lo stesso anno scolastico, quindi ero fiducioso che almeno quello mi venisse concesso.

Neanche quello mi fu concesso…

Però… sull’artcolo 9 un breve accenno si fece. Sì… però solo sulla prima parte che descrive la presenza di un albo studenti. E inoltre si continua a sottolineare l’affidabilità di questo sito Web, che vanta migliaia di visite (quasi alla pari di chissà quale famosissimo sito). Ma nel regolamento non c’è! E sappiamo bene quanto sia importante un regolamento che costituisce la garanzia di giustizia ed onestà. Bello sarebbe “cambiare le regole” durante una partita per vincere. Ma non si può. E certamente mai una scuola, massimo esempio di onestà e giustizia, avrebbe fatto una cosa del genere.

E nel mentre iniziò l’anno scolastico. Non vi voglio nascondere la sorpresa unanime (anche di molti professori che, perfino alcuni di loro neppure sapevano di questo bando) della mia assenza in questo progetto. Venni pure a conoscenza, per voce di qualcuno, quindi non so se è vero o falso, che vennero fatte delle telefonate “mirate” dalla scuola per informare del bando.

Quindi non solo mi dovevo rammaricare per il fatto di non avere una parentela all’interno di quell’Istituto, ma neanche uno status di “raccomandato” (che qualcuno più in là aveva sospettato, ignorando che se fossi stato davvero un “raccomandato” sarei stato il primo a ricevere “uno squillo”). Ripeto però… non avendo prove, non posso dare gran peso a ciò (e il cuore mi dice che nulla di tutto sia avvenuto)… ma vi figurate se una cosa del genere fosse davvero successa?

E intanto passano i giorni. Si avvicina la data della partenza e ancora la lettera dal provveditorato non arriva. Si fa anche un’assemblea di Istituto. E io, in veste di rappresentante degli Studenti, partecipo a tale assemblea portando in discussione questi fatti. E come “vittima” non vi ero solo io… ma molti altri studenti altrettanto meritevoli.

Nulla di fatto anche lì.

Arriva anche la risposta dal provveditorato regionale (che, per abbreviazione, concedetemi di indicare nelle prossime righe tale istituzione semplicemente come “Regione”) .

Non capisco se l’italiano sia una lingua tanto soggetta ad interpretazioni.

La regione mette sulla mia bocca la denuncia di “irregolarità nella gestione del progetto” (denuncia mai fatta, fino a prova contraria una “mancata efficace comunicazione” non rientra tra le “irregolarità nella gestione di un progetto”).  

Inoltre, il provveditorato Regionale, dice che il Preside “ha fornito un’esaustiva relazione sui fatti”.

Va bene. Prendo atto e accetto che a quello stage “il primo dell’Istituto” non partecipi. Ma ancora una spiegazione su questo articolo 9 abbastanza esaustiva (soprattutto di quelle misere due righe) non mi è stata data. Scrivo allora anche al MIUR, ma ovviamente, con i tempi che correvano a causa delle varie crisi di governo, mai mi sarei immaginato una risposta. Risposta che infatti mai ricevetti.

Ma ora, vi starete chiedendo nuovamente, perché vi scrivo.

I tempi cambiano. Io ormai sono diplomato e penso di aver “dimenticato” (se è facile all’uomo dimenticare tanto quanto tacere) il “fattaccio”. Premetto anche che durante i miei ultimi anni al liceo sono stato più volte chiamato telefonicamente dalla loro segreteria e presidenza (maledetto quel mio telefono scordato che mai squillò in quell’estate del 2012!).

Mio padre, inoltre, nel frattempo diventa rappresentante dei genitori. E in un’assemblea sollecita la presidenza di rivedere questo regolamento e, finalmente, regolamentare questo sito Web, dato che ormai si fa molto pressante questa necessità di “revisionismo”. Tempi alla mano (circa 3 anni dal “fattaccio”… alla faccia della lentezza burocratica) il liceo “aggiorna” il regolamento con una nota nel suo “famigerato” sito Web:

Si comunica che l'art. 10 del Regolamento d'Istituto recante modalità di comunicazioni interne, così come deliberato dal Consiglio d'Istituto nella seduta del 12.2.2015, è stato integrato come segue: "Le informazioni di uso comune per le famiglie e gli studenti, specialmente nel tempo di sospensione delle attività didattiche, verranno pubblicate sul sito Web dell'Istituto".

Il regolamento d'Istituto, nella formulazione dell'a.s. 2015/2016, acquisirà la suddetta integrazione.

Ma io ora mi chiedo: ma la retroattività non è qualcosa di illegale? Penso di si!

Quindi il sito web sarà un mezzo di comunicazione ufficiale sì… ma da Settembre 2015!

MA NOI STIAMO PARLANDO DI FATTI ACCADUTI NEL 2012!!!!!!!!!!!

Che abbaglio! Che disattenzione! E io ora come devo definirmi? Allora bene faccio a definirmi vittima (e non solo io)!

Cara Regione, non pensi che questa piccola nota non ratifichi la bontà di quanto io da anni andavo dicendo?

Caro Preside, Lei che tanto vantava il suo sito web,  se da oggi “integrate” in questa maniera il regolamento d’Istituto, non crede che nel 2012, dato che questa “regola” non era prevista, andava eseguito quanto richiesto nell’articolo 9 del Regolamento d’Istituto VALIDO NEL 2012?

Io a Londra alla fine ci sono stato… dopo due anni (qualcuno potrebbe definire tutto ciò “le briciole” o “il contentino”, ma sempre a buona pace di una meritocrazia “zoppa”)!

Ma questa lettera la voglio scrivere lo stesso. Io mi rivolgo alla mia scuola e al mio paese. Giustizia è fatta?

Si… ma a quale prezzo?

Mi rivolgo a Lei, caro Sindaco, e rivolgendomi a Lei mi rivolgo ai miei amati concittadini: tutti noi vorremmo vivere in un mondo giusto. E per questo che noi dobbiamo impegnarci affinchè questa giustizia sia applicata.

Sin nel nostro piccolo. E il nostro piccolo è dato dalla famiglia. Dal lavoro. DALLA SCUOLA. Penso che anche Lei, caro Sindaco, sia rimasto perplesso dall’evolversi di questa situazione per come l’ho raccontata. E sono sicuro che anche Lei (come penso tutti i cittadini onesti di Nicosia) voglia, anche a titolo di semplice curiosità (come la mia ormai) una risposta chiara ed esaustiva a tutto ciò. Indietro non si torna, ma prevenire è meglio che curare. Io non auguro a nessuno di essere “vittima” per come lo sono stato io (e non solo io). E per evitare altre “vittime” è giusto impegnarsi per avere giustizia. Mio padre si è impegnato per dar finalmente giustizia a me e a quanti altri meritavano quel viaggio.

Caro Preside, non pensa che una riflessione e una revisione di quell’episodio ci possa stare?

Quindi io (e non solo io) avevo ragione? A questo punto credo proprio di sì!

Caro Preside e cara Regione, oggi quella vicenda è ormai materia fredda, ma non vi sovviene un dubbio di aver mancato in “qualcosina”?

E il mio ultimo appello va alla mia scuola. A tutti gli studenti e i professori che ogni giorno vanno lì a lavorare e a costruire il futuro della nostra società. Che esempio è stato dato in primis a voi?

E ricordiamoci che questa è la “culla” dove si formeranno i futuri cittadini. 

Non voglio imputare colpe a nessuno. Ancor oggi sono fiducioso che tutto sia stato il frutto di un “abbaglio” quasi “ingenuo”. Una distrazione.

Però mi fa piacere immaginare un’assemblea pubblica per chiarire tutto tramite un confronto ed un dialogo, i due massimi strumenti della democrazia. E proprio perché stiamo parlando di democrazia, vedo quest’assemblea all’interno del Liceo Classico, dove si insegnano i valori democratici istituiti dai greci migliaia di anni fa. Facciamo rivivere questi ideali! Questa è la vera BUONA SCUOLA! Una scuola aperta, pronta al confronto e pronta anche ad ammettere i propri sbagli (la grandezza può stare anche nel chiedere semplicemente “scusa”).

Forse sono un sognatore, ma sarei felice, quando e se vorrà, caro Preside, fare di questo sogno una realtà e confrontarmi con Lei e con tutti i responsabili di quel progetto del 2012 per chiarire una volta per tutte la faccenda. Sarebbe pur sempre uno spunto educativo ed esempio da dare a tutte le generazioni nicosiane e non!

D’altronde questa volta, contrariamente a ciò che scrive Renèe  Reggiani nello splendido libro “Quando i sogni non hanno soldi”, dove viene narrata la storia di un gruppo di ragazzi di Marzamemi, per realizzare il sogno non ci vogliono soldi, ma l’impegno e l’intelligenza degli “attori”di allora che si rincontrano e serenamente rivalutano quanto è successo. 

Distinti saluti.

Alain Calò

 

 
 
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