Sembrerebbe che in Italia le leggi vengano fatte per non essere rispettate dai nostri governanti. Già nel lontano ’97 entrò in vigore, in recepimento delle direttive europee, il decreto “Ronchi”, introducendo per la prima volta un principio di gerarchia per la gestione dei rifiuti. In questo contesto lo smaltimento in discarica e l’incenerimento dei rifiuti rappresentavano la fase residuale dell’intera gestione, scoraggiando in tutti modi possibili la costruzione di nuove discariche, il tutto per favorire nel tempo l’adozione di nuove forme di gestione dei rifiuti come la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso.
Ad oggi i principi cardine del "decreto Ronchi” non sono cambiati, sebbene siano passati quasi venti anni dall’uscita del decreto, ma nella maggior parte del territorio siciliano la raccolta differenziata è ancora un miraggio: questo perché i nostri governanti sono legati, amorevolmente, alle care vecchie discariche che tanti soldi portano dietro.
La conferma di quanto scritto sopra è data dall’ampliamento della vasca B2 nella discarica di Cozzo Vuturo e dalla costruzione di un impianto TMB posto nelle vicinanze della stessa, per un costo complessivo di circa 18 milioni di euro, soldi che verranno addebitati ai cittadini nella tassa dei rifiuti (TARI).
Ma i problemi di una discarica non sono legati alla semplice costruzione e gestione: la fase più importante per evitare un disastro ambientale è la corretta copertura della stessa secondo quanto previsto dalla legge.
In tal senso, negli ultimi 2 anni, i deputati del M5S facenti parte della IV Commissione Ambiente all'ARS, hanno presentato diverse interrogazioni parlamentari, atti ispettivi e denunce alla Procura della Repubblica di Enna, per quanto riguarda la fuoriuscita di percolato dalla discarica di Cozzo Vuturo proveniente dalle vasche A e B1 non ancora bonificate.
Mentre le autorità competenti prendono tempo a dare una risposta esaustiva al problema, il percolato continua a fuoriuscire copiosamente, inquinando la diga Nicoletti posta a 800 metri di distanza, i torrenti Girgia e Matrona che confluiscono a valle e le falde acquifere a cui attingono l’acqua tramite pozzi centinaia di abitazioni, aziende agricole e zootecniche.
Infine, sempre restando in tema di rifiuti, il governo Renzi accelera i tempi per dare corpo a 12 inceneritori come previsto nell’art.35 del decreto “Sblocca Italia”, collocando nel territorio siciliano la costruzione di due impianti di inceneritori per rifiuti, di cui 1 nell’entroterra tra le province di Enna e Caltanissetta. Al momento il Governatore della Regione Siciliana Crocetta si è opposto a tale scempio, ma si teme che alla fine possa cedere alle pressioni del Governo centrale causando così l’ennesimo danno ai cittadini siciliani che vedrebbero la loro agricoltura, salute e territorio seriamente compromessi.
Alla luce di quanto sinora scritto, il M5S tramite i propri portavoce alla Regione Siciliana e in Parlamento, hanno dichiarato che si opporranno con tutte le forze, per preservare il territorio ennese dalla devastazione pianificata dal Governo nazionale e regionale, contrastando le logiche dei partiti classici legati a interessi economici e clientelari.
Il Movimento 5 Stelle provinciale di Enna |