Lo splendido Palazzo Bongiorno a Gangi espone dal 16 al 23 agosto la mostra di pittura “Cerchi Simbolici & Donne Evanescenti” dei due artisti Gina Scardino e Andrea Calabrò.
Andrea Calabrò è un pittore di Castroreale, come apprendiamo da diverse recensioni, da sempre nel panorama artistico di questo artista i colori hanno predominato; a loro, stesi con pennellate larghe e corpose, viene affidato il compito di dare vita alle forme. Nelle sue opere sembra di rivedere quelle “belve” che alla fine dell’ottocento, creavano paesaggi assolati dove era difficile cercare frescure e perdimenti. Sulla tavolozza di Andrea Calabrò predominano i colori puri, accessi, dati al massimo della loro intensità.
Scrive di lui la gallerista e critica d'arte Carla d’Aquino Mineo "Il fascino dell’astratto pervade negli autentici dipinti del maestro Andrea Calabrò, dove l’elemento mobile e fantastico, nell’intensità emozionale del colore coniuga la realtà con l’immaginario, la razionalità con il sentimento delle cose, l’astrazione con la fantasia del reale. Così, il mondo visibile e la natura si colorano di una bianca luce che esalta ed insegue le liriche immagini, traducendo le intime ed inconsce sensazioni dell’autore, mediante una libera ed istintiva gestualità nell’emozionalità cromatica. Grigi perlacei, azzurri celestini, rossi fiammeggianti ed e verdi variegati della natura nell’alchimia coloristica, si posano soavemente su paesaggi onirici ed atmosferici, tra velature e sfumature tonali, scandite da campiture di colore che rendono la trama pittorica dinamica, mentre svela le armonie naturali. Ecco che allora, i dipinti di Andrea Calabrò appaiono come quadri della memoria: una finestra che si apre all’aria ed alla luce, mentre un velo leggero di vapori nelle immagini trasognate, accompagna l’evasione spirituale. In tal modo, la ricerca si rivolge ad una dimensione figurativa nei paesaggi di antichi borghi, rappresentati su dolci colline sospese in uno spazio surreale, mentre il cielo di un cupo blu saluta poeticamente lo spettatore. Splendida pittura, quindi, nutrita di un’ampia ed originale cultura figurativa intrisa di simbologie nelle allusioni della vita e nelle riflessioni esistenziali, mentre la fuga dei pensieri insegue un viaggio ideale. Oniriche geometrie con accentuazioni futuriste nel dinamismo visivo svelano la fantasia del reale, attraverso un’autonoma e personale modalità stilistica, svincolata da forme precostituite e da dettami accademici che si evolve nella poetica dell’immaginario. Ecco perché, il mondo visibile è ricreato fantasticamente con armonie inedite e finissime sensazioni nella varietà dei fermenti ispirativi, dove le morbide sfumature del colore che coglie i barlumi di luce, concretizza una realtà astratta nell’evocazione di un’arte kandinskiana, mentre progredisce in paesaggi di onirica bellezza tra vedute notturne e staccati di natura, in cui aleggia magica poesia. Alla fine, segni e colori si inseguono in oniriche geometrie nelle forme immaginarie, mentre armonicamente colorano l’animo di infinite sensazioni che scaturiscono dalla genialità e dalla fervida creatività dell’autore. Oltre la stessa concettualizzazione dell’immagine, percorre la sua straordinaria narrazione per manifestare l’odierna cultura avveniristica orientata sempre verso inedite forme espressive per un nuovo concetto d’arte. Sta qui il pregio nei dipinti del maestro Andrea Calabrò: la decantazione della materia nella trasfigurazione simbolica, progredisce in liriche suggestioni cromatiche tra lievi trasparenze, creando mondi fantastici nell’abbandono alle forze dell’inconscio, dove la libera gestualità pittorica traduce le armonie naturali nell’incanto di un sogno in simbiosi con l’afflato dell’universo."
E ’ la stessa Gina Scardino, pittrice di Nicosia a descriverci la propria arte e la propria storia di artista “Sono un'artista siciliana, autodidatta, inizio a dipingere intorno agli anni '70 spinta da un impulso interiore che nasce inizialmente da un contatto diretto con la natura, che con il passare del tempo diventa sempre più intenso e da allora non ho mai smesso di creare, di dipingere. Io dipingo per passione, per me stessa, per voglia di vivere, per scavare dentro la mia anima…, dipingerei sempre perché ritengo che la pittura nei momenti più difficili mi abbia salvato la vita… ed ad essa mi sento grata per la donna che sono diventata, anche perché, è stata la stessa pittura che ha agevolato quei processi interiori, fondamentali per conoscermi e per scoprire quella parte archetipa di me della quale intuivo l’esistenza. Io non ho mai studiato pittura se non da autodidatta e quindi non ne conosco bene le tecniche, ma ho sempre cercato di sperimentare in essa percorsi nuovi, attraverso materiali vecchi riciclati ed utilizzati al meglio, mi sono inventata, spesso, cose che in qualche modo mi hanno aiutato a far rivivere la materia a rigenerarla. La materia è diventata un elemento fondamentale della mia pittura, io la vedo ed essa mi parla, io la penso, la immagino la reinvento... spesso attraverso le donne dipinte impegnate nella ricerca di qualcosa di immateriale. Vivo in un piccolo paese dove mi sento oppressa, ma è a questa oppressione che mi fa creare, è la rabbia che provo per la rassegnazione e per la rinuncia alla vita che vedo nei volti della gente con cui vivo che mi porta a dipingere, ad usare il colore in maniera presuntuosa ed eccessiva… è come se volessi dare colore non solo alla mia vita ma anche alle loro vite, al mio paese.”
Lodevoli le recensioni della pittrice Gina Scardino, scrive di lei la critica d’arte Anna Francesca Biondolillo “Attraverso le calde cromie ed intuitive concretizzazioni materiche, l'arte della Scardino dà dimostrazione di come l'effetto plastico, se ben supportato da una ottima ricerca tonale, può avere consistenza anche su una superficie piana. la materiacità il colore, la presenza di altri materiali donano alle opere dell'artista un caleidoscopico effetto tridimensionale.”
Mentre il Calabretta scrive “Le donne dipinte dalla Scardino sono sofferte e di una ineguagliabile profondità psicologica, richiamano alla più profonda riflessione sullo spirito femminile, invitando ad osservare il mondo della donna da una nuova angolazione... una pittura fatta di simboli e messaggi che la collocano non fra i pittori che mirano al gusto estetico e convenzionale, ma anzi, ne entra in conflitto e lo combatte con tutte le sue forze, avendo come obbiettivo quello di sconfiggere il più possibile ogni conformismo artistico ed estetico...”
La mostra di pittura dei due artisti rientra nel cartellone dell’estate gangitana 2015 e nel complesso di eventi che prende il nome di “A Gangi amo l’arte”, patrocinata dal Comune di Gangi che in questi anni ha trasformato il piccolo gioiello madonita in un museo a cielo aperto.
Sergio Leonardi |
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