Si svolgerà dall'11 al 13 giugno a Leonforte, la tradizionale fiera in onore di Sant' Antonino da Padova.
Anche quest'anno, le bancarelle saranno posizionate nel centro storico della città e i commercianti della zona sperano che si possa verificare un'opportuna boccata di ossigeno, in un periodo in cui il commercio segna una dolorosa battuta d'arresto, che affligge le loro attività.
La fiera è molto attesa e, anche se con il mutare dei tempi molti prodotti possono essere acquistati nel corso dell'intero anno, rimane un'importante occasione di incontro e di possibili convenienti “affari”.
Sono quasi del tutto scomparsi negli anni i venditori di terraglie e ferramenta. Sarà difficile acquistare i prodotti d'argilla, il salvadanaio o “ u bummulu”, che mantiene l'acqua fresca o la “quartara”, che “tanto va all'acqua sinu ca si rumpi”.
In compenso, si potrà mercanteggiare ancora per aggiudicarsi scarpe, vestiti e giocattoli di vecchia e nuova generazione.
Molti gli ambulanti di colore e cinesi, ma l'atmosfera rimane quella di sempre...bambini con in mano la stecca dello zucchero filato e il tamburino o il “friscaliettu” in bocca.
Adulti fermi davanti le bancarelle di “calia, simenza e nucidda americana” e inebriati dal profumo del torrone di mandorle.
Intanto nella chiesa che fu la cappella palatina dei Branciforti, procede la tredicina in onore di Sant' Antunino, alla quale almeno per un giorno non vi è leonfortese che possa camminare che non partecipi.
Alla fine della Messa celebrata dall'arciprete, monsignor Carmelo Giunta, viene distribuito il pane benedetto; quindi, mentre la gente comincia a fluire per guadagnare l'uscita, altra ne arriva. Portano le candide tovaglie che adornano il fercolo e il cui significato non appare molto chiaro e si soffermano a recitare, ebbri del fortissimo odore dei gigli, l'antica giaculatoria per impetrare una grazia...”sant' Antuninu munacheddu finu, 'n brazza tiniti a Gesù bamminu, tridici razii faciti di continuu...facitini una a mia, sant' Antuninu! “.
Tra le grazie richieste quella di fare trovare un marito alle giovani, che per tutti i tredici giorni depositano ( se ne trovano ancora) pudicamente una petruzza nell'acquasantiera, suggello della devozione al santo.
Il tredici, grande festa! Una volta, il fercolo attraversava tutte le vie del paese; adesso la processione percorre il normale tragitto cittadino. Già dalla sera prima, la banda musicale attraverserà le vie cittadine, mentre i botti richiameranno alla gioia giovani e vecchi.
A sera inoltrata, i fratelli portatori, eredi dei leonfortesi che rubarono la statua agli assorini guadagnandosi la scomunica del papa, riporteranno il fercolo in chiesa.
Antonietta La Porta |