Sta giungendo alla conclusione il processo ATO Rifiuti che vede imputati ex amministratori e componenti del consiglio di amministrazione della società che ha gestito la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in provincia di Enna.
Nella mattina del 23 febbraio è avvenuta presso il tribunale di Enna la requisitoria del Pubblico Ministero, il dott. Francesco Rio, che ha riassunto i capi d’accusa nei confronti degli imputati che vanno dal falso in bilancio alle false comunicazioni sociali, alla truffa aggravata e all’evasione fiscale.
Si sono costituiti parte civile i comuni di Centuripe, Enna, Nicosia e Troina, insieme all’assessorato regionale Enti locali, i cui legali verranno ascoltati in udienza il 23 marzo, a cui seguiranno le arringhe dei difensori, la sentenza verrà emessa presumibilmente a fine aprile.
Il dott. Francesco Rio alla fine della sua requisitoria ha effettuato le seguenti richieste:
- per gli ex parlamentati nazionali e regionali, membri del consiglio di amministrazione dell’ATO EnnaEuno Crisafulli, Galvagno, Grimaldi e Tumino sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per i capi E ed F;
- per l’ex sindaco di Villarosa Costanza sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per il capo F ed assoluzione per non aver commesso il fatto per il capo H (si è dimesso il 19.10.2007 ed il bilancio è stato approvato il 27.06.2008;
- per l’ex sindaco di Nicosia Catania sentenza di assoluzione dal capo A per non aver commesso il fatto (soggetto tenuto al versamento delle ritenute certificate era Ragonese, presidente C.d.A., Amministratore delegato e soggetto con poteri di rappresentanza dell’ente) e la condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H, p.b. anni uno e mesi sei di reclusione, aumentata per l’aggravante contestata ad anni due di reclusione;
- per l’ex sindaco di Barrafranca Marchì sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per il capo F e condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H (p.b. anni uno e mesi sei aumentata per l’aggravante ad anni due), con interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche;
- per l’ex sindaco di Regalbuto Scornavacche sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per il capo F e condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H (p.b. anni uno e mesi sei aumentata per l’aggravante ad anni due) con interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche;
- per l’ex sindaco di Assoro Assennato sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per il capo F e condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H (p.b. anni uno e mesi sei aumentata per l’aggravante ad anni due) con interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche;
- per l’ex sindaco di Nicosia Castrogiovanni sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per il capo F e condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H (p.b. anni uno e mesi sei aumentata per l’aggravante ad anni due) con interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche;
- per l’ex sindaco di Piazza Armerina Prestifilippo condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H (p.b. anni uno e mesi sei aumentata per l’aggravante ad anni due) con interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche.
- per l’ex presidente dell’ASI Rabbito sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato conseguente a prescrizione per il capo F e condanna ad anni due di reclusione per il reato di cui al capo H (p.b. anni uno e mesi sei aumentata per l’aggravante ad anni due) con interdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche;
Il Procuratore della Repubblica aveva affidato l’inchiesta al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ennese che aveva rilevato un danno erariale, secondo l'accusa i politici, che facevano parte del c.d.a., e gli altri amministratori dell'ATO, che gestiva la raccolta dei rifiuti nell'ennese, avrebbero falsificato i bilanci per evitare la liquidazione e accedere così al fondo di rotazione della Regione di circa nove milioni di euro utilizzando poi i fondi per finalità diverse da quelle per cui erano stati concessi. I falsi in bilancio avrebbero occultato perdite e avrebbero anche riportato voci in attivo non reali.
Sergio Leonardi |