Siccità, Area Interna di Troina e movimenti della società civile

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Se non pioverà nelle prossime settimane, per gli abitanti dei comuni ai quali giunge l’acqua dall’Ancipa si prospettano tempi tristi. A quelli più avanti negli anni sono tornate alla memoria le immagini di folti gruppi di utenti con vasche e bidoni di platica attorno alle autobotti che distribuivano l’acqua nei vari quartieri con turni di una settimana. Per quei comuni come Troina, Cerami, Gagliano, Sperlinga e Nicosia, che non hanno altre fonti di approvvigionamento oltre l’Ancipa, la situazione si farà molto più seria a fine dicembre, se non pioverà molto.

Naturalmente la speranza è che cadano piogge abbondanti sì, ma non nelle forme violente e catastrofiche come quelle che hanno imperversato di recente a Valencia, in Spagna, e in Emilia Romagna. La crisi idrica si sta manifestando in maniera più vistosa nelle aree interne in declino demografico per l’inadeguatezza dei servizi di cittadinanza (sanità, istruzione e mobilità) e per la mancanza di occasioni di lavoro per le nuove generazioni. Se a questo si aggiunge la carenza d’acqua, qualunque tentativo di arrestare lo spopolamento di queste aree verrà vanificato. Perché restare a vivere in comune dove l’acqua arriva ogni settimana nei rubinetti di casa o ancora peggio devo attrezzarmi di vasche e bidoni di plastica e fare la fila davanti ad un’autobotte?

Il bisogno fortemente avvertito dalle popolazioni di questi comuni è quello di avere assicurata la fornitura d’acqua in quantità e forme dignitose. La crisi idrica ha sollevato altre questioni di grande rilievo, che in questa fase non sono avvertire dalle popolazioni come prioritarie. Di questo devono averne consapevolezza tutti i soggetti coinvolti in vario modo nella gestione della cisi idrica: Siciliacque, AcquaEnna e Assemblea Territoriale Idrica che si compone di tutti i sindaci dell’ennese. Devono averla anche quei comitati vecchi e nuovi che sono sorti per effetto della crisi idrica. Non hanno lo stesso peso.

Alcuni hanno saputo meglio cogliere e rappresentare il disagio, riuscendo così ad occupare più spazio e visibilità sui mass media, mentre gli altri ne hanno molto di meno.  Una volta, quando c’erano i partiti, erano ben definiti e chiari ruoli e rapporti tra questi e i movimenti, che spesso contestavano partiti e istituzioni. Oggi non ci sono più i partiti di una volta, ma la questione del rapporto di questi movimenti con la politica rimane.  E’ dal modo come viene impostato tale rapporto dipende l’esito della battaglia ingaggiata da questi movimenti e comitati. Sono tutti, questi movimenti, d’accordo nel rimettere in discussione la convenzione tra l’Ati e AcquaEnna, la società che gestisce in servizio idrico in provincia di Enna, nel porre fine alla sua gestione privatistica e passare ad una gestione pubblica.  Ma ognuno opera per conto suo, spesso in competizione l’uno con l’altro per occupare più spazio.  Somigliano ai a quei musicisti di un’orchestra, senza direttore, che suonano ognuno per conto suo.  Eppure, c’è bisogno di questi movimenti che incalzino le istituzioni a muoversi nella direzione da loro stessi auspicata. E’ ovvio che, per assolverlo bene questo compito, devono trovare un’intesa e forme di collaborazione. Non è facile, ma non c’è altra strada se vogliono dare efficace alla loro azione e raggiungere gli obiettivi che si sono dati.

Silvano Privitera


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