Rifiuti: Verso un’economia circolare, approvata in Commissione ambiente la normativa europea che stabilisce le nuove regole Ue

Giovanni La Via
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La Via (Ppe) “Sicilia: cogliere questo momento per costruire infrastrutture idonee”

L’Europa guarda sempre al futuro e dà una sterzata decisiva al “sistema rifiuti”, in buona parte carente, inadeguato, anacronistico rispetto alle sfide del futuro. Approvato il pacchetto di quattro Direttive, gli obiettivi si fanno sempre più stringenti e chiamano a una inderogabile responsabilità sociale che porterà molteplici vantaggi, per l’ambiente, come per la creazione di nuovi posti di lavoro.

“L’economia circolare – ha commentato Giovanni La Via, eurodeputato del Ppe, soddisfatto per il raggiungimento di questo nuovo traguardo- non è il futuro. E’ il presente. Già da tempo diversi Stati dell’Unione si sono attivati per allinearsi ai parametri europei, anche se indicare una strategia comune e ottimale per 28 Paesi che si basano su economie e metodi di smaltimento diversi, non è stato facile. Purtroppo ancora molti restano indietro. Penso all’Italia, con la Sicilia che fino ad oggi non è stata capace di individuare alternative moderne ed efficaci al conferimento in discarica, che oggi si attesta all’80%: una percentuale enorme, lontanissima da quel 10% che l’Europa chiede entro il 2030. Il “modello Sicilia” ha viaggiato in controtendenza, per l’incapacità di finanziare e implementare le infrastrutture di trattamento dei rifiuti. Le discariche sono al collasso. Non possiamo protrarre una situazione nociva per l’ambiente e per la salute dei cittadini, e per questo propongo di cogliere questo momento per progettare e costruire le infrastrutture idonee per lo smaltimento dei rifiuti”, continua La Via.

Ma vediamo più in dettaglio cosa prevede il pacchetto rifiuti, sicuramente, “uno sforzo notevole di adeguamento agli obiettivi indicati, ma premianti in termini di occupazione, oltre che ovviamente per i benefici per la salute del pianeta”. Nell’accordo è stato previsto che entro il 2025 si raggiunga il 55% di riciclaggio, entro il 2030 il 60%, e nel 2035, il 65% (per raggiungere la quota del 2035 occorre che la raccolta differenziata arrivi almeno al 75%, oggi la media nazionale è del 52,5%) e come detto, il 10% per il conferimento in discarica. Con l’80% la Sicilia è seconda solo al Molise (90%), ed è seguita da Calabria (58%), Umbria (57%), Marche (49%) e Puglia (48%). “Per avviare un circolo virtuoso, e invertire la tendenza – commenta La Via – bisogna gettare le basi per un nuovo approccio, proprio a partire dall’idea del rifiuto: non uno scarto, bensì una risorsa.

Un ambiente e un’economia ecosostenibile, devono orientare le scelte e il nostro impegno quotidiano, prima che sia troppo tardi: i risparmi, in termini di costi e risorse saranno la cartina di tornasole di una prassi moderna, di una educazione al rispetto dell’ambiente. Per ottenere un risultato importante il primo passo è la prevenzione, attraverso un’opera di sensibilizzazione che motivi realmente le scelte e le abitudini comuni”, aggiunge l’eurodeputato, che in questi anni ha portato avanti un’altra battaglia – contemplata dalla normativa – contro lo spreco alimentare, che è in primis di ordine etico, anche se difficile da quantificare.

La procedura si concluderà in primavera, con l’approvazione finale da parte della plenaria dell’europarlamento e del Consiglio dell’Ue, che ha già dato il via libera a livello di Coreper (Comitato dei Rappresentati permanenti) all’accordo raggiunto dalle tre Istituzioni in sede di “trilogo”.

 

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