Pnrr, a Palermo focus sui fondi europei: modello di sviluppo per il Sud

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PALERMO (ITALPRESS) – Il mancato utilizzo dei fondi del PNRR per una debole visione di sistema non sostenuta da adeguata programmazione di sviluppo di medio e lungo periodo è un pericolo reale. Perdere un’opportunità di crescita come quella offerta dal PNRR può sancire, per il Sud e la Sicilia, un definitivo divario con le regioni settentrionali, accrescendo quella frattura economica e sociale che, già dalla crisi del 2008, piuttosto che essere sanata si è ulteriormente allargata. L’assenza di visione di sistema e politiche regionali, insufficienti a scatenare le energie feconde dei territori, possono condannare le regioni del Sud Italia ad una posizione subalterna, che sarà difficile superare. E’ quanto emerso dall’incontro “I Fondi europei del PNRR: antichi ostacoli e nuove prospettive di sviluppo. Una strategia di crescita per il Meridione e per la Sicilia nel contesto Euromediterraneo” che si è tenuto a Villa Airoldi, a Palermo. All’incontro, moderato da Marco Romano, direttore del Giornale di Sicilia, hanno partecipato Patrizia Di Dio, vicepresidente nazionale ConfCommercio Imprese per l’Italia, Alessandra Paola Ghisleri, direttrice Euromedia Research, Giovanni Lo Giudice, presidente di Edizioni Kalòs, Enrica Morlicchio, ordinario di Sociologia Università Federico II di Napoli, Vincenzo Provenzano, associato di Economia regionale Università di Palermo e Massimo Russo, magistrato e presidente onorario di Innovazione per l’Italia. Il gap Nord-Sud è stato ulteriormente aggravato dalla crisi pandemica, con un divario che si manifesta su diversi indicatori legati alla produzione e al PIL ma anche in termini di coinvolgimento, senso di appartenenza e fiducia nelle istituzioni, ma si nutre comunque nelle società meridionali una profonda aspettativa sulle opportunità offerte dal PNRR. “Oggi meno del 5.0% dei cittadini italiani crede che beneficerà del PNRR in tempi brevi, sia a livello personale sia a livello lavorativo. Invece, un cittadino su quattro pensa di poterne beneficiare solo “tra qualche anno”. Chi ripone maggiore fiducia nel PNRR è proprio la gente del Sud Italia – ha detto Alessandra Ghisleri, direttrice Euromedia Research – che pone le proprie speranze di rinascita in questo piano di investimenti e non desidererebbe essere tradito nelle attese ancora una volta”.
Proprio per questo è necessario pensare ad un modello economico di sviluppo innovativo, che riporti al centro le specificità del Meridione, la comunità e le persone, poggiandosi su paradigmi nuovi. “Non è immediato determinare una nuova strategia di sviluppo per il Meridione e per la Sicilia – ha sottolineato Vincenzo Provenzano, associato di Economia regionale all’Università di Palermo – considerando l’ampio dibattito avvenuto in passato, che non si è tradotto poi in risultati tangibili, orientati alla diminuzione dei divari regionali. L’attuale situazione italiana per l’utilizzazione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha continuato Provenzano – sembra vivere una duplice valenza: da un lato la necessità di un’ utilizzazione rapida ed efficace delle ampie risorse a disposizione, dall’altro la strategia complessiva, su cui basare tale missione avendo come riferimento la crescita del Mezzogiorno e, nello specifico, della Sicilia. E’ necessario utilizzare le risorse sui territori di riferimento, valorizzandone caratteristiche ad oggi ritenute non significative, ma che possono rendere competitive le regioni del Sud”. “Ma la partita non riguarda solo il Sud ma il Paese intero – ha aggiunto Patrizia Di Dio, vicepresidente nazionale ConfCommercio Imprese per l’Italia – perchè solo rimettendo in moto il Meridione, si potrà davvero far ripartire l’Italia. E’ tempo di avviare una programmazione che coinvolga direttamente chi conosce davvero cosa serve alle imprese, che hanno bisogno di efficienza, tempestività e legalità. Occorre avere certezza che si attivi un sistema di competenze e di gestione delle risorse che garantisca la qualità della spesa e che agisca in tempi rapidi, come avviene nelle emergenze. Del resto, quella del Sud è una vera emergenza da oltre 50 anni. La classe politica – ha ribadito Di Dio – deve cambiare passo e offrire questo impegno. Per la Sicilia, ad esempio, sta passando l’ultimo treno e siamo ad oggi assolutamente impreparati, con pochi progetti in cantiere e carenza di personale qualificato che li possa realizzare. Solo con una straordinaria dimostrazione di efficienza potremo rivendicare l’assegnazione di ulteriori risorse, che, peraltro, ci sono state assegnate in misura minore rispetto a quanto previsto dai parametri europei”. La necessità di guardare al PNRR come occasione per la definizione di una nuova politica di coesione sociale per i bisogni dei territori, è stata sottolineata da Enrica Morlicchio, ordinario di Sociologia all’Università Federico II di Napoli. “Occorre agire – ha detto Morlicchio – operando e superando le disparità anche nei diritti di cittadinanza, liberandosi della narrativa tossica, secondo la quale i vantaggi che si realizzeranno in alcune aree del paese, andranno automaticamente a vantaggio anche delle altre. Bisogna valorizzare le molteplici e diversificate realtà del terzo settore, dei piccoli artigiani, dei centri di ricerca specializzati e rilanciare le aree marginali riqualificandole. Questo può, però, avvenire solo se si sostengono le economie marginali e si rafforzano i servizi territoriali per rinsaldare la coesione sociale”. Massimo Russo, magistrato e presidente onorario di Innovazione per l’Italia – Centro studi sulla Sanità e la Pubblica Amministrazione – ha ribadito come “occorra agire subito per rispondere alla mancanza di politiche coraggiose che sappiano guardare ai giovani e che sappiano scommettere sul futuro, coinvolgendo tutte le energie positive produttive e sociali del Sud Italia. Ma è necessario condividere il processo in modo più organico con le regioni e i comuni. Proporre progetti e nuovi modelli organizzativi per dare la direzione corretta allo sviluppo, evitando gli inghippi e gli ostacoli della burocrazia e delle infiltrazioni della criminalità organizzata”. Giovanni Lo Giudice, presidente di Kalòs Edizioni, ha espresso apprezzamento per l’incontro, che “rappresenta un importante passo di un cammino comune di stimolo e proposte, che vedrà Kalòs impegnata con partner associativi, sociali e imprenditoriali nel dare il proprio contributo a progettare insieme il futuro possibile e sostenibile delle nostre regioni meridionali e della Sicilia”.
(ITALPRESS).

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