A lanciare l’ultimo allarme sul sistema di etichettatura a semaforo Nutri-Score è Roberto Berutti, membro di spicco nel gabinetto del Commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski. Durante una discussione sull’argomento a Bruxelles questa settimana, Berutti ha affermato che secondo lui l’etichetta francese sarebbe in grado di raccontarci solo “una verità parziale”. Come riportato da Morning Agri del 6 aprile, la newsletter giornaliera sul tema agricoltura di Politico, Berutti ha detto che, a suo parere, questo schema di classificazione “è soggettivo e può indurre i consumatori in errore”. Secondo lui, questa etichetta “non si basa su tutti gli elementi che il consumatore dovrebbe conoscere”. Le dichiarazioni del rappresentante del team europeo si inseriscono in un dibattito già molto acceso contro il meccanismo Nutri-Score, che non accenna a placarsi con l’approssimarsi della scadenza del 2022, entro la quale la Commissione Europea ha stabilito l’introduzione di un modello di etichettatura nutrizionale obbligatorio sul fronte della confezione (FOPNL).
L’etichetta Nutri-Score penalizza la dieta mediterranea
Il controverso modello Nutri-Score categorizza gli alimenti secondo cinque diversi colori, associati alle prime lettere dell’alfabeto: dal verde, che rappresenta il valore migliore in termini di benefici e qualità, fino al rosso, assegnato ai cibi da assumere con moderazione. La suddivisione delle pietanze avviene in funzione del contenuto di alcuni nutrienti, quali calorie, grassi, zuccheri e soprattutto sale. Sulla base di questa scala di valori, l’olio extravergine di oliva, uno dei prodotti fiore all’occhiello della dieta mediterranea, nonostante le sue tante virtù scientificamente dimostrate, si aggiudica solo un livello C – piazzandosi addirittura dopo le bevande gassate a zero zuccheri – , a causa del suo contenuto di grassi. Roberto Berutti a tal proposito incalza: “come si può affermare che l’olio di oliva sia meno salutare delle bibite light? … Io non conosco nessuno che si beva 100 grammi di olio di oliva al giorno.” In effetti, già Agostino Macrì, responsabile dell’area sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori aveva messo in luce questo aspetto contraddittorio: “Peccato che il calcolo sia basato su 100 grammi di prodotto e non sulla porzione effettiva che si consuma, penalizzando così quelli che si utilizzano in piccola quantità, come l’olio extravergine di oliva che avrebbe un colore vicino al rosso anche se in pratica ne basta un cucchiaio per condire un’insalata”.
Il membro italiano del team del Commissario UE all’Agricoltura, con le sue affermazioni va così ad alimentare le folte schiere di oppositori all’etichetta benvoluta da Bruxelles, di cui fa parte anche la lobby degli agricoltori europei COPA-COGECA. L’organizzazione che riunisce le associazioni e le cooperative agricole d’Europa teme infatti, come le eccessive semplificazioni incoraggiate dallo schema Nutri-Score, danneggerebbero alcuni prodotti cardine della dieta mediterranea tra cui ad esempio non solo l’olio di oliva, ma anche il parmigiano reggiano e il prosciutto di Parma.
L’alternativa del Nutrinform a salvaguardia dei prodotti locali di alta qualità
Dalla penisola italiana quindi, la resistenza da parte di politici e produttori locali all’avanzata del Nutri-Score, modello di etichettatura omologante e noncurante dei benefici specifici di ciascun alimento, è in fortissima crescita. E per far fronte alla barricata francese, l’Italia ha ideato un meccanismo alternativo di etichettatura che rispetta e salvaguarda i prodotti di qualità tipici del territorio. Il Nutrinform – questo il nome del modello made in Italy – già adottato anche da alcune aziende nazionali ed internazionali del settore alimentare, prevede una rappresentazione grafica con un simbolo a “batteria” all’interno del quale sono indicate le percentuali di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportate dalla singola porzione, rispetto alle quantità giornaliere di assunzione raccomandate per un adulto medio. Lo schema di casa nostra si basa allora su una valutazione non dei singoli cibi, quanto piuttosto sulla loro incidenza all’interno dell’alimentazione quotidiana e funge da guida per orientarsi verso abitudini sane ed equilibrate.
A partire dallo scorso settembre un gruppo di paesi europei si è schierato al fianco dell’Italia nella lotta al sistema di etichettatura a semaforo. In prima linea nella coalizione anti Nutri-score ci sono Grecia, Repubblica Ceca, Cipro, Ungheria e Romania. Queste sei nazioni sono impegnate a fronteggiare un pool agguerrito di potenze capitanate da Francia e Germania che hanno dato vita a un vero e proprio coordinamento pro Nutri-score, attraverso il quale stanno cercando di imporre la loro volontà, con lo scopo di far implementare un sistema fortemente criticato e che potrebbe avere inevitabili ripercussioni sulla tradizionale dieta mediterranea. A tal proposito, Roberto Berutti nelle sue dichiarazioni si è interrogato sul perché la Francia invece non sia “sulla stessa linea degli altri paesi mediterranei come Spagna, Italia e Grecia nel tentativo di difendere le nostre tradizioni e il nostro vasto patrimonio culturale”.
L’appello di Patuanelli per difendere il patrimonio agroalimentare europeo
Nel tentativo di trovare nuove alleanze e far crescere il fronte comune contro il modello dell’etichetta a semaforo, Stefano Patuanelli, ministro italiano delle politiche agricole, a inizio mese, rispondendo al question time nell’aula del Senato, ha lanciato un appello rivolgendosi ai paesi che ancora non hanno espresso la loro opinione in materia: “Ci stiamo organizzando insieme ad alcuni Paesi europei che, come l’Italia, si battono contro l’introduzione di un’assurda classificazione a semaforo di etichettatura nutrizionale fronte-pacco.” E ha aggiunto: “dobbiamo far capire alla Commissione europea che ciò che conta è trasmettere i valori culturali della sana alimentazione (…) Siamo profondamente convinti di ciò e tutti assieme dobbiamo fare una forte battaglia in Europa (non solo noi come Paese, ma insieme ad altri Paesi che stiamo coinvolgendo in questo percorso).” Tra le nuove potenziali reclute che potrebbero accogliere l’invito del Ministro e supportare la difesa dei prodotti locali di alta qualità ci sono sicuramente i paesi dell’est, come Slovacchia, Slovenia, Bulgaria e Croazia.
I tempi sono quindi ormai maturi per una presa di posizione da parte di tutti i membri dell’Unione Europea in questo acceso confronto internazionale, con l’obiettivo finale di proteggere e salvaguardare il delicato e prezioso sistema agroalimentare del vecchio continente. Anche Roberto Berutti è dello stesso parere e afferma che i paesi mediterranei “devono difendere tutta quella moltitudine di prodotti eccellenti a denominazione di origine protetta (DOP) e a indicazione geografica protetta (PGI) che l’UE, in maniera folle, cerca di penalizzare.”
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