Nel mese di aprile l’assessorato regionale alla Famiglia ha revocato con un decreto il finanziamento europeo del progetto “Gli orti delle idee”, chiedendo al comune di Nicosia la restituzione di 870.000 euro. Secondo gli uffici regionali il progetto non è stato aviato nei termini previsti, ovvero il 31 gennaio 2017. Su questa revoca il Comune di Nicosia presenterà ricorso al Tar e al Tribunale civile.
Sulla vicenda interviene l’assistente sociale dell’Asp di Enna, Lidia Messina, che fu l’ideatrice del progetto ed in questo articolo spiega le funzionalità della progettazione e gli scopi che intendeva raggiungere in favore dei disabili.
“La progettazione de “Gli orti delle idee” – laboratorio di attività di rango sovracomunale per soggetti diversamente abili – è nata nel 2009 da un’analisi dei bisogni condotta dalla scrivente in occasione della stesura della relazione sociale dei piani di zona e teneva conto di diversi fattori, il primo dei quali era un crescente aumento delle diverse tipologia di disabilità psico-fisica che, coinvolgendo trasversalmente tutte le fasce d’età dai minori agli anziani, contribuiva notevolmente alla spesa di natura socio-sanitaria. Le azioni della politica sociale di quegli anni si esprimevano esclusivamente con l’erogazione del buono socio sanitario elargito ai care giver che accudivano, presso il proprio domicilio, i familiari riconosciuti disabili gravi dalla legge L. 104.
In quegli anni, ad eccezione dell’Oasi di Troina, del centro diurno di psichiatria di Troina e del CRS dedicato esclusivamente alla riabilitazione, non esistevano altre forme di assistenza che riuscissero a colmare il gap tra bisogno ed offerta dei servizi per i disabili.
Il progetto “Gli orti delle idee” può, quindi, diventare una risposta alle richieste di servizi dedicati a tutte le forme di disabilità, siano esse psichiche, mentali e fisiche, appartenenti a tutte le fasce d’età, perseguendo obiettivi di risposta alla domanda di sostegno agli studi al di fuori dall’ambiente scolastico, inserimento socio-lavorativo, permanenza dei soggetti disabili nel proprio ambiente di vita, formazione e qualificazione professionale, fino all’autosostenibilità economica, soddisfacimento dei bisogni legati all’autonomia personale e sociale, bisogno di integrazione sociale, nonchè alleggerimento del carico assistenziale delle famiglie coinvolte.
Tali finalità, strettamente connesse tra loro, riguardano la necessità di garantire ai disabili una qualità di vita dignitosa, realizzando al contempo il recupero delle residue capacità psico-motorie, nonchè un’occasione di integrazione sociale e la possibilità di accedere al mondo del lavoro.
Ed è proprio sulle attività occupazionali che il progetto esprime tutta la sua unicità, andando a rispondere ad un principio cardine indicato come punto focale della progettazione con i Fondi sociali europei. Questo principio cardine si esplica nel mettere in atto azioni finalizzate all’autosostenibilità dell’azione con attività che, entrando a regime, ne garantiscano l’autofinanziamento.
Le attività occupazionali previste sono quelle consuete da espletare all’interno della struttura (quali laboratori di animazione, corsi di computer, recupero ed assistenza scolastica, corsi di lingua, riabilitazione, fisiokinesiterapia, ecc.) differenziate a seconda della tipologia della disabilità dei fruitori e quelle esterne con l’utilizzo di serre, nelle quali possono svolgere l’attività anche quei soggetti in carrozzina, che altrimenti difficilmente potrebbero essere impiegati in lavori diversi da quelli svolti al chiuso. Tutti i soggetti disabili impiegati, opportunamente guidati, possono essere in grado di produrre piante di appartamento e curare un vivaio di piantine da orto destiate a fornire gli orti didattici del progetto come pure quelli privati del territorio.
Quella degli orti infatti è un’ attività occupazionale che si deve estendere anche agli altri comuni partner. Infatti, era stata all’uopo creata una ATS (Associazione Temporanea di Scopo) tra comuni del circondario nei quali si sarebbero già dovute realizzare delle serre e degli orti per impiegare i soggetti disabili in essi residenti.
La produzione degli orti deve essere differenziata in modo da non creare concorrenza di mercato, per garantire la vendita si devono creare dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) a cui possono iscriversi ed accedere i cittadini che vogliono acquistare a km 0 la produzione degli orti e delle piante d’appartamento inoltre possono foraggiarsi anche i locali esercizi commerciali di ortofrutta ed i negozi di piante che si approvvigionerebbero con prodotti locali a Km 0.
L’attività occupazionale dei soggetti disabili ricopre una notevole importanza nell’ideazione del progetto che è stato ispirato da un’idea della disabilità che vuole il soggetto disabile non soltanto come un fruitore economicamente passivo nei confronti della società, ma un soggetto attivo che, con le dovute attenzioni e la cura delle sue potenzialità e abilità residue, è in grado di restituire un’altra immagine di se stesso come soggetto produttivo e utile nei confronti della società.
Questo progetto è stato inserito nel PIST della provincia di Enna nelle programmazione del FERS anni 2007-2013, ha rappresentato la “punta di diamante” dell’intero Piano Integrato dei Servizi del Territorio e, infatti, è stato scelto e premiato per il suo “profondo spirito di innovazione ed incidenza sul tessuto sociale”.
Purtroppo dall‘attuale amministrazione il progetto non è stato né compreso e né gestito come meritava.
Da Assistente Sociale operante nel distretto e da ideatrice di questo progetto, avendo compreso la difficoltà dell’attuale amministrazione nell’attivazione delle azioni più complesse per la sua corretta messa in opera, avevo personalmente offerto la mia collaborazione in modo totalmente gratuito (essendo una dipendente pubblica dell’ASP di Enna non poteva che essere così) come opero da quasi 20 anni con gli uffici dei servizi sociali comunali sia nella progettazione che nell’attivazione dei servizi in integrazione socio sanitaria.
La mia proposta di collaborazione, però, è stata ignorata e il progetto, per la non corretta interpretazione delle attività occupazionali, è stato smembrato sia delle serre che degli orti. Privato della parte occupazionale, che avrebbe dovuto garantire l’autofinanziamento, è stato dato in appalto esclusivamente come centro diurno per disabili.
La gara di assegnazione del servizio, purtroppo, è stata espletata in ritardo rispetto ai termini richiesti dall’Assessorato Regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali e la cooperativa aggiudicatrice del servizio Nikos di Nicosia, pur svolgendo un ottimo lavoro dal 1 Agosto 2019 al 31/12/2019, ha iniziato il suo servizio fuori dai tempi richiesti dalla Regione e cioè dopo la data del 31 gennaio 2017.
Oggi, alla luce della comunicazione della revoca del finanziamento, spero vivamente che il centro diurno non chiuda, diversamente creerebbe delusione sia nei pazienti che necessitano di questo servizio che nella cooperativa sociale Nikos e nei suo operatori che tanto si sono prodigati per assisterli.
Che dire? Una riflessione sorge spontanea ed e la seguente:
lo spirito di appartenenza territoriale dovrebbe sempre indurre alla ragionevolezza politica.
Portare a compimento progetti seri ed innovativi, sia pur posti in cantiere da altre amministrazioni, quand’anche questo comportasse un „comprensibile disagio“ è comunque segno di elevato intendimento sociale”.
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