Nicosia, la Cassazione ha reso definitiva la condanna di Francesco La Giglia per l’accusa di violenza sessuale

Cassazione
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La quarta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione il 19 maggio ha dichiarato inammissibile il ricorso Francesco La Giglia, consigliere comunale di Nicosia, contro la sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta che, confermando la sentenza di primo grado del Gup presso il Tribunale di Enna, lo aveva condannato alla pena di un anno e quattro mesi, ritenendolo colpevole del reato di violenza sessuale ai danni di Teresa Teramo.

Davanti la Cassazione il La Giglia è stato assistito dall’avvocato Fabio Lattanzi, dello studio Lattanzi-Gemelli, uno dei più prestigiosi penalisti della capitale.

avvocato Timpanaro Cassazione
avv. Timpanaro in Cassazione

La parte civile di Teresa Teramo è stata difesa dall’avvocato Salvatore Timpanaro, che ha seguito, sin dal primo grado, il lungo iter processuale durato ben sette anni.

La Corte ha accolto l’eccezione di inammissibilità sollevata dall’avvocato Timpanaro, dichiarando inammissibile il ricorso e condannando l’imputato anche al pagamento della somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende ed al pagamento delle spese processuali in favore della parte civile.

I fatti per i quali il La Giglia è stato condannato risalgono al 5 aprile 2015, sabato di Pasqua. Secondo la sentenza, oramai definitiva, il La Giglia molestò sessualmente la Teramo; dopo aver trascinato la vittima contro la sua volontà verso una piazzetta isolata nei pressi di un pub, cercò di abusare della stessa. Di qui l’accusa di violenza sessuale.

Con sentenza del 7 ottobre 2016 il Gup presso il Tribunale di Enna, Luisa Maria Bruno, aveva condannato il La Giglia alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione, nonché alle pene accessorie ed al risarcimento dei danni.

La sentenza di primo grado era stata appellata non solo dai difensori dell’imputato, avvocati Giuseppe Mormino e Filippo Giacobbe, ma anche dall’avvocato Salvatore Timpanaro, difensore della parte civile, dalla Procura di Enna e dalla Procura Generale di Caltanissetta.

Accogliendo la richiesta dell’avvocato Timpanaro, infatti, sia il Procuratore della Repubblica di Enna, sia il Procuratore Generale di Caltanissetta avevano proposto appello, chiedendo un aggravamento della pena, ritenuta eccessivamente mite. La procura ennese, rappresentata in giudizio dal sostituto procuratore Stefania Leonte, aveva chiesto, infatti, una ben più grave condanna alla pena base di sei anni e nove mesi, ridotti per il rito abbreviato scelto dall’imputato a quattro anni e mezzo.

Il primo ottobre 2018 la seconda sezione della Corte di Appello di Caltanissetta aveva sovvertito il verdetto e, a sorpresa, assolto l’imputato.

Contro questa assoluzione era insorta la parte civile Teramo con il suo difensore, che sollecitando la Procura Generale a proporre ricorso per cassazione, ha chiesto ed ottenuto l’annullamento della sentenza di secondo grado.

La terza sezione penale della Cassazione il 12 settembre 2019, accogliendo il ricorso della parte civile e della Procura Generale, annullò la sentenza di assoluzione, rinviando ad altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio.

La Corte di Appello di Caltanissetta, prima sezione penale, con sentenza del 29 ottobre 2020  confermò la sentenza di condanna emessa in primo grado dal GUP presso il Tribunale Ennese.

Contro questa sentenza il La Giglia presentò un secondo ricorso per cassazione, ora definitivamente ritenuto inammissibile con l’ultima sentenza del 19 maggio.

I supremi giudici della Cassazione hanno, pertanto, messo la parola fine alla lunghissima vicenda processuale per i fatti del sabato di Pasqua del 5 aprile 2015 con la definitiva condanna del La Giglia.

 

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