Dal 27 aprile al 4 maggio scorso si è svolta l’ultima mobilità internazionale del progetto Erasmus+ KA 229 ‘Train your Brain’ presso l’Aydinlikevler Anadolu Lisesi di Kayseri in Turchia.
L’I.I.S. ‘A. Volta’ di Nicosia ha partecipato con quattro alunni Giada Lociuro, Melissa Catania, Christian La Giusa, Marco Zappa, accompagnati dalla prof.ssa Maria Filippa La Porta e dalla dott.ssa Jessica Lo Votrico che in qualità di DSGA ha potuto in uno scambio di buone pratiche confrontarsi con il sistema amministrativo e organizzativo della scuola turca. Al meeting erano presenti le delegazioni delle altre scuole partecipanti: l’istituto SOU ” 28 NOEMVRI” Debar in Macedonia del Nord, il Liceum Ogolnoksztalcace im. J. Wybickiego w di Koscierzyna in Polania, il Colegiul Economic “Virgil Madgearu” di Iași in Romania e il 1st Lyceum di Ierapetra in Grecia.
Il programma preparato dalla scuola turca si è presentato fin da subito ricco di attività legate al tema del progetto: giochi logici in grado di sviluppare il pensiero critico, la memoria e la capacità di focalizzarsi su un compito ben preciso. Non sono mancate le attività ludiche in squadre internazionali all’aperto nonostante il clima poco clemente: tiro con l’arco, corsa con i sacchi, giochi creativi e di abilità manuali. In questa atmosfera festosa e gioiosa gli studenti hanno avuto modo di imparare divertendosi e di socializzare sviluppando quelle soft skills così importanti per la loro vita futura. La settimana trascorsa a Kayseri è stata caratterizzata da un alternarsi di attività svolte a scuola, dove si recavano ogni mattina gli studenti e attività culturali.
Gli alunni, ospitati da famiglie turche, molto accoglienti e calorose, hanno potuto gustare la cucina turca: il Sìmit ciambelline di pane al sesamo, il testi kebab cotto alla brace in anfore chiuse di terracotta, i dolma, quasi immancabili sulle tavole turche, involtini con carne e verdure, riso o grano e verdure, avvolti in foglie di vite. Inoltre si sono trovati immersi nelle loro abitudini di vita quotidiana. Giornate scandite dalla voce dell’Imam che invitava alla preghiera, fin dall’alba, o dal sorseggiare il Çay, tipico tè turco servito continuamente come segno di ospitalità e amicizia nel tradizionale bicchiere con piattino, insieme a due zollette di zucchero. Per non parlare dei loro deliziosi dessert, i Turkish delights e Lokum: piccoli dolcetti dalla tipica forma cubica a base di sciroppo di zucchero e frutta secca.
Le attività culturali sono state molto interessanti: giro turistico di Kayseri capoluogo dell’omonima provincia dell’Anatolia centrale, pomeriggio al museo delle scienze con attività legate al progetto; visita guidata a Nevsehir e al suo castello, alla Monkey valley, al Zelve open air museum ricco di chiese rupestri e strutture scavate nella roccia; i magnifici Camini delle Fate stranissime formazioni laviche coniche in cui si rifugiarono popolazioni eremite che scavarono le loro abitazioni nel tufo, la città di Avanos, Goreme, la città sotterranea di Kaymakli, la Pigeon Valley e tantissime altre attrazioni. Spettacolare il volo delle mongolfiere all’alba sullo sfondo di un paesaggio mozzafiato.
L’esperienza Erasmus è sempre qualcosa di positivo studenti e docenti si confrontano con persone di altre nazioni, scoprono nuove abitudini e soprattutto capiscono meglio se stessi. Gli stereotipi?? Gli stereotipi che si hanno rispetto ad ogni paese scompaiono perché si incontra sempre qualcuno che ci farà cambiare idea.
Ecco come ha vissuto quest’esperienza Giada Lociuro: “ Partecipare a questo progetto mi è servito parecchio sia a livello linguistico sia a livello culturale, e non solo, ma anche a livello di apertura mentale.
È stata un’esperienza che, sebbene di breve durata, è stata di intensa crescita perché ho imparato a vivere in un ambiente e uno stile di vita differenti dai nostri. Inoltre, ho avuto modo di entrare in contatto con un Credo e una religione, quella islamica, molto diversa dalla nostra.
In particolar modo, mi ha colpito la forte religiosità del popolo turco che, anche durante le ore notturne, si svegliava per pregare ad alta voce, simile ad un canto, accompagnando quello del muezzin che dalle moschee, nel silenzio della notte, si diffondeva per tutta la città. Pertanto, mi svegliavo nel cuore della notte ed ero assalita dalla curiosità di ascoltare quelle preghiere anche se recitate in una lingua che non comprendevo.
Nel visitare una moschea sono rimasta colpita non tanto per l’assoluto silenzio che vi regnava quanto dal fatto che le donne occupavano spazi separati da quelli degli uomini.
Un’altra cosa che mi ha colpita è stato il fatto di consumare i pasti non a tavola e comodamente seduti su una sedia ma seduti a terra con la tavola apparecchiata su un tappeto. I cibi, sostanzialmente diversi dai nostri, erano un po’ piccanti ma comunque li ho trovati molto gustosi.
Credevo di andare a visitare un Paese paesaggisticamente scarno invece ho potuto percepire luoghi suggestivi e affascinanti allorché in Cappadocia ho visto alzarsi in cielo una molteplicità di mongolfiere, dai vari colori, in uno scenario mozzafiato di un’alba giallo-rosseggiante. Stessa sensazione quando ho visitato il museo a cielo aperto di Goreme costituito da formazioni rocciose che svettavano a forma di cono.
Comunque l’esperienza formativa più grande è stata quella di confrontarmi con gli altri ragazzi e i docenti di diversa nazionalità, non solo per le loro diverse usanze ma soprattutto per il modo di pensare e vivere.”
È sempre triste salutarsi, soprattutto dopo tre anni di collaborazione ampia ed intensa, nel rispetto reciproco delle differenze culturali e religiose.
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