Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una paziente nissena, che fu ricoverata all’ospedale Basilotta di Nicosia. Un elogio all’intero personale del presidio ospedaliero nicosiano, per l’umanità e la professionalità dimostrata.
Un ringraziamento rivolto in particolar modo a medici ed operatori sanitari del neo reparto di Terapia intensiva che in pochi mesi è diventato un fiore all’occchiello del’intera struttura ospedaliera, non solo del nosocomio nicosiano, ma del’intera provincia e del territorio di cui il Basilotta è un punto fondamentale di riferimento.
“Fa all’altro quello che vorresti fosse fatto a te , versione positiva e propositiva del non fare all’altro quello che non vorresti fosse fatto a te è la chiave non solo del vivere all’insegna del bene ma, del più elementare vivere civile, il comandamento più semplice da comprendere e, perció, che per essere messo in pratica necessita solo la volontà di farlo.. .ma i tempi sono confusi e distratti dall’egoismo, dalle piccole ed inutili arroganze delle posizioni di potere , dalla paura o anche semplicemente dall’indifferenza e, per questo, il più semplice esercizio al bene del trattare il nostro prossimo non diversamente da come vorremmo essere trattati noi diventa qualcosa che non solo ci dimentichiamo di praticare, ma che ,addirittura, ci meraviglia quando lo incontriamo nel gesto di chi nemmeno conosciamo, ma che, vedendo in noi, altri, se stesso, ci tratta come il migliore dei nostri amici, no , come la nostra mamma… perché l’esistenza in generale, e quella di questo tempo sconvolto dalla pandemia in particolare, quando meno ce lo aspettiamo ci trasforma nell’altro rispetto a persone dalle quali improvvisamente dipendiamo, al punto che il modo in cui ci trattano ci può rendere meno dura la realtà nella quale possiamo essere scaraventati senza margini di organizzazione pratica e mentale, men che meno emozionale, e che può segnarci per sempre nel bene o nel male… ho trovato un posto in cui tutto questo devono avere bene presente le persone che lo occupano, persone che non sono pagate più di quanto non vengano retribuiti i loro colleghi in tutti gli altri presidi, persone che non hanno studiato da libri diversi da quelli usati da chi ha la loro stessa funzione e specializzazione, persone che hanno famiglie, responsabilità e probabilmente ansie e preoccupazioni esattamente come i loro colleghi di tutti gli altri posti, persone che sentono la stanchezza esattamente come i loro colleghi degli altri posti, ma che, nonostante tutto quello che li accomuna a chiunque altro faccia la loro stessa professione, se ne differenziano per l’umanità, la sensibilità e la disponibilità che completano la loro estrema competenza e professionalità rendendoli speciali ma , soprattutto, rendendo speciali i malati che a loro vengono affidati e le loro famiglie.
Non ogni battaglia può essere vinta ed alle volte, anche quando si vince una battaglia, si perde la guerra con la malattia, ma anche difronte alla sconfitta, è il modo in cui si è combattuto che può fare la differenza impedendo che si trasformi in una disfatta. Ecco, in questo posto ho trovato la certezza che si fa di tutto per vincere battaglie e guerre contro la malattia, probabilmente come in molti, forse non tutti, i posti analoghi, ma senza dimenticare, ed è questo che lo rende un posto speciale, che il malato e la sua famiglia sono quell’altro che, per comandamento religioso o etico, per pietas, per senso di umanità, o anche semplicemente per senso di civiltà, va trattato non diversamente da se stessi.
Un grazie ai medici e agli operatori sanitari del presidio ospedaliero Carlo Basilotta di Nicosia e , sopratutto, a quelli del reparto di terapia intensiva.
Renata Accardi”
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