L’Eternit alla Diga Ancipa: 15 giorni di silenzio da Enel e Arpa Sicilia

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Non si sa se Enel Produzione e Arpa Sicilia abbiano risposto alla lettera con la quale il deputato regionale Fabio Venezia chiedeva “un intervento urgente per la rimozione dell’eternit e un’azione di monitoraggio dell’area dell’Ancipa al fine di verificare la sussistenza di eventuali condizioni di inquinamento tali da comportare pericolo per la salute pubblica e l’ambiente circostante”.  Venezia pubblicò questa lettera del 7 agosto il giorno dopo sul suo profilo facebook annunciando che ci avrebbe tenuti aggiornati. Ma a distanza di ben 15 giorni non ha ancora postato nulla al riguardo.

Ad attendere la risposta non sono solo i troinesi, che hanno manifestato per primi una certa preoccupazione nell’apprendere che l’abbassamento del livello dell’acqua nel lago Sartori sbarrato dalla diga Ancipa aveva portato allo scoperto sulle rive di pezzi di eternit. Parte dell’acqua che viene raccolta in questo lago è destinata agli acquedotti di molti comuni della Sicilia centrale, dopo essere passata dall’impianto di potabilizzazione che si trova a valle della diga. Non tutta l’acqua che esce dal potabilizzatore arriva nella case dei cittadini di questi comuni perché una buona parte si perde per strada. Le condutture per il trasporto di quest’acqua spesso si rompono e non vengono riparate tempestivamente. E non è poca l’acqua che si perde per strada!

Dunque alla risposta di Enel e Arpa non sono interessati soltanto i troinesi, che con il lago e la diga hanno un rapporto speciale per ragioni che affondano le loro radici nella storia di Troina tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, gli anni di costruzione della diga. Capire come siano arrivati nell’acqua del lago questi pezzi di eternit non è questione di trascurabile importanza. C’è chi sospetta che alcuni si siano voluti liberare di questi pezzi di eternit scaricandoli nell’acqua del lago. Ma è molto improbabile che le cose siano andate così. Non sarebbe sfuggito al sistema di sorveglianza. E’ molto probabile invece che questi pezzi di eternit siano i resti di quelle baracche da cantiere smantellate subito dopo la costruzione della diga nel 1952. Allora non c’era per l’ambiente la sensibilità che c’è oggi.

Al di là di come siano arrivati fin lì questi pezzi di eternit, sarebbe comunque il caso di rimuoverli approfittando della prolungata siccità che li ha riportati alla luce.

Silvano Privitera


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