Legambiente e LIPU: “Sciaguana ovvero, come non gestire una diga”

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In questi giorni, inizialmente per l’interessamento di pescatori sportivi, è stato lanciato l’allarme per l’improvviso svuotamento della diga di Sciaguana, sull’omonimo torrente in territorio comunale di Agira. La diga, come si vede dai diversi filmati circolanti in rete, è oggi quasi completamente vuota e presenta una impressionante quantità di pesci morti o boccheggianti nelle ultime pozze fangose rimaste al posto del lago. La diga è una delle più giovani di Sicilia, fu ultimata nel 1992 e ha una capacità di invaso pari a 11,9 mln. di metri cubi dei quali .9,9 di capacità utile. La sua costruzione, con corpo diga in terra, era destinata a rendere irrigua una porzione di territorio a valle del serbatoio pari a circa 1665 ettari ma ad oggi gli appezzamenti serviti sono circa 830 ettari dei quali solo 35 effettivamente in consumo produttivo. Questa rete di distribuzione viene gestita dal Consorzio di Bonifica n° 6 che, però, non gestisce più l’impianto diga almeno da una quindicina di anni essendo lo stesso passato alla diretta gestione del Dipartimento regionale Acque e Rifiuti.

A quanto pare, una dispersione di circa 60/70 litri di acqua al secondo era già stata evidenziata qualche mese addietro e si era tentato, probabilmente in eccessivo ritardo, di sopperire a questa perdita con un intervento dei tecnici del Consorzio. Da tempo la struttura della diga presentava del resto diverse gravi défaillance dovute alla mancata manutenzione. Paratoie in parte bloccate dal fango, torre di presa malfunzionante, difficoltà nella gestione dei flussi. Qualche giorno addietro, infine, lo svaso accidentale del contenuto residuo della diga, con la prima evidente conseguenza della moria dei pesci. Ovviamente, una ulteriore conseguenza sarà quella della mancata erogazione delle acque a scopo irriguo che avrà come effetto una grave crisi per i 35/40 ettari a produzione irrigua e un deficit per le già asfittiche casse del Consorzio dovuto alla mancata esazione dei diritti di distribuzione che normalmente venivano richiesti su tutte le tenute agrarie degli 830 ettari serviti. Un danno che potrebbe andare dai 250.000 euro in su e che pregiudicherebbe gravemente la stabilità finanziaria dell’ente.

Adesso diviene improrogabile la definizione di un percorso di manutenzione straordinaria del bacino che dovrà essere messo in grado di ricevere le acque delle prossime stagioni piovose senza andare incontro ad ulteriori svasi accidentali che, peraltro, rappresentano eventi estremamente pericolosi. Inoltre, pur lamentando l’inutile spreco di vita animale e vegetale causato dall’evento, diviene per Legambiente e LIPU, fondamentale impedire che al prossimo riempimento accada quel che ha caratterizzato tutte le acque lacustri siciliane, ovvero la abusiva ed illegale pratica del popolamento delle stesse con specie ittiche alloctone che, immesse per puro divertimento, hanno in molti casi pregiudicato definitivamente la sopravvivenza delle specie autoctone della fauna lacustre e fluviale siciliana. Per quel che riguarda l’evento va poi accertata ogni possibile responsabilità tecnica ed amministrativa che, se del caso, dovrà essere denunciata alla Magistratura.

 

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