La Corte di Appello di Caltanissetta, accogliendo l’eccezione sollevata dall’avvocato Salvatore Timpanaro difensore del Comune di Nicosia, ha rigettato il ricorso per sequestro conservativo, per un valore di oltre 608.000 euro, richiesto dal Credito Siciliano S.p.A., ex Banco di Sicilia, difeso dagli avvocati Gaetano Franchina e Pietro Abadessa.
Il Credito Siciliano con ricorso del 29 gennaio 2018, aveva richiesto nei confronti del Comune di Nicosia il sequestro conservativo di ben 608.000 oltre accessori. Il sequestro era stato proposto in corso di causa nell’ambito di un complesso contenzioso, ora in grado di appello avanti la Corte nissena, promosso dal Credito Siciliano e che vede coinvolti, oltre al Comune di Nicosia, i Comuni di Agira, Assoro, Calascibetta, Centuripe, Gagliano Casteferrato, Regalbuto, Sperlinga, Valguarnera, Enna, Leonforte, Nissoria, Pietraperzia, Troina, Villarosa, la società EnnaEuno, la Serit e la Banca Monte dei Paschi di Siena.
I fatti da cui ha origine l’intricatissima vicenda giudiziaria promossa dall’ex Banco di Sicilia nei confronti dei comuni dell’ennese e della società EnnaEuno risalgono a quasi un decennio fa.
Nel 2009, infatti, il Credito Siciliano ottenne dal Tribunale di Enna un unico decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo per oltre sei milioni e seicentomila euro nei confronti dei comuni ennesi.
La quota dovuta dal Comune di Nicosia in solido con EnnaEuno alla banca era di 605.811,08 euro.
Il Credito Siciliano sosteneva, infatti, di aver avuto ceduto da EnnaEuno, la società d’ambito composta dai comuni ricompresi nell’Ato di Enna, il credito che la stesso vantava per la riscossione volontaria della Tia (Tariffa di igiene ambientale).
Sulla base del decreto ingiuntivo, il 28 settembre 2009 Credito Siciliano riusciva a pignorare presso la tesoreria del Comune di Nicosia la somma di 608.000 euro.
Il Comune proponeva però opposizione al decreto ingiuntivo ed il Tribunale, con sentenza del 18 aprile 2017, l’accoglieva, revocando il decreto ingiuntivo.
Il Credito Siciliano, quindi, faceva appello e nel giudizio di secondo grado, avanti la Corte di Appello di Caltanissetta, il Comune di Nicosia nominava difensore l’avvocato Salvatore Timpanaro.
Il Comune chiede ora la restituzione di quanto ingiustamente sborsato nel 2009.
Temendo, quindi, di essere costretto a restituire le somme che era riuscito provvisoriamente a riscuotere nel lontano 2009, il Credito Siciliano richiedeva alla Corte di Caltanissetta un sequestro conservativo, onde congelare le somme sino alla definizione del contezioso.
Anche nel procedimento per sequestro il Comune di Nicosia si costituiva con l’avvocato Timpanaro.
All’udienza del 14 giugno scorso la causa veniva discussa e, per conto della banca, interveniva il professore e avvocato Pietro Abadessa, ordinario di diritto commerciale presso l’Università Cattolica di Milano, luminare di diritto bancario e famoso negli ambienti accademici anche in Germania.
La Corte d’Appello, con la recente ordinanza del 6 luglio scorso, ha dato ragione al Comune ed ha accolto le eccezioni proposte dall’avvocato Timpanaro, rigettando la richiesta di sequestro.
Il sindaco di Nicosia, Luigi Bonelli, e la vice sindaco Annamaria Gemmellaro hanno espresso viva soddisfazione per l’esito favorevole del procedimento, che mette al riparo le casse del Comune da un notevole danno economico.
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