La Cassazione conferma la condanna a Giuseppe Fascetto per l’omicidio colposo di Giacomo Calandra Checco nell’incidente sul lavoro del 2011

Gli avvocati Salvatore e Ettore Timpanaro
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La Corte di Cassazione ha confermato, nella tarda serata del 24 ottobre, la condanna definitiva a un anno e quattro mesi di reclusione per Giuseppe Fascetto, un allevatore di 56 anni di Capizzi, giudicato colpevole di omicidio colposo per la morte di Giacomo Calandra Checco. L’incidente risale al 12 febbraio 2011 e avvenne nella Contrada Floresta di Calascibetta, dove Fascetto è titolare di un’impresa agricola. Quel giorno, Calandra Checco, impegnato nei lavori di sistemazione di una pista su un terreno scosceso, rimase tragicamente schiacciato dal proprio escavatore, subendo un trauma toracico-addominale che gli fu fatale.

La Procura della Repubblica di Enna imputò a Fascetto il delitto di omicidio colposo, accusandolo di negligenza e imprudenza per aver commissionato i lavori senza garantire le necessarie misure di sicurezza. Come proprietario del terreno, Fascetto fu ritenuto responsabile della violazione delle normative antinfortunistiche, avendo omesso di prevenire le condizioni che portarono al ribaltamento del mezzo e alla conseguente morte di Calandra Checco.

Gli avvocati Salvatore Timanaro e Melinda Calandra
Gli avvocati Salvatore Timanaro e Melinda Calandra

La vittima lascia la moglie, Biagia Prisinzano, e due figlie, Melinda e Marilena Calandra Checco, che si sono costituite parte civile nel processo, assistite dall’avvocato Salvatore Timpanaro del foro di Enna. Il Tribunale di Enna, con sentenza del 19 gennaio 2023 emessa dal giudice Giuseppe Tripi, aveva già condannato Fascetto in primo grado, concedendogli le attenuanti generiche. La sentenza stabilì un risarcimento alle parti civili, oltre al pagamento delle spese processuali.

Fascetto, inizialmente difeso dall’avvocato Giovanni Palermo, aveva successivamente presentato appello, rappresentato dagli avvocati Enzo Guarnera, Francesca Denaro e Giampiero Torrisi. Tuttavia, la Corte d’Appello di Caltanissetta, presieduta da Maria Carmela Giannazzo, respinse l’impugnazione il 13 dicembre 2023, confermando la condanna. L’imputato ricorse quindi alla Cassazione con il nuovo difensore, avvocato Fabio Falcone, ma il 24 ottobre la Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiudendo così definitivamente il caso.

L’avvocato Salvatore Timpanaro, rappresentante delle parti civili, ha continuato a sostenere la memoria difensiva, ottimamente redatta dall’avvocato Ettore Timpanaro, anche davanti alla Cassazione. La figlia della vittima, Melinda Calandra Checco, anch’essa avvocato, ha commentato con mestizia l’esito dell’udienza in Cassazione a Roma, esprimendo soddisfazione per la conferma della responsabilità penale, pur ricordando che “nessuno potrà mai restituirle il padre, ennesima vittima del lavoro”.

Con questa sentenza si conclude dunque, a livello penale, una drammatica vicenda di incidente sul lavoro. Il Tribunale Civile di Enna sarà ora chiamato a quantificare i risarcimenti dovuti ai familiari di Giacomo Calandra Checco.


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