Durante la pandemia i dati hanno confermato un collegamento tra livelli di istruzione bassi e un più alto rischio di povertà per le famiglie interessate. Quando in famiglia non ci sono diplomati, infatti, in un caso su dieci il nucleo si trova in povertà assoluta. Ciò preoccupa in modo particolare al Sud e in Sicilia, a causa dell’ampio divario in negativo con le regioni settentrionali. Vediamo allora il quadro generale riguardante l’istruzione, e alcuni percorsi di formazione brevi che possono aumentare le possibilità di impiego.
Istruzione al Sud e in Sicilia
Il quadro generale in Italia non è positivo: rispetto al resto dell’Unione Europea il nostro Paese rimane indietro su ogni fronte per quanto riguarda l’istruzione. Il numero di laureati è decisamente più basso: soltanto il 20,1% in Italia, mentre in Europa si arriva al 32,8%. Il Sud ha numeri ancora inferiori rispetto alla media nazionale, fermandosi al 16,2%.
L’Europa ci distanzia anche se guardiamo alla percentuale di residenti diplomati: i Paesi Ue arrivano al 79%, mentre l’Italia si ferma al 62,9%. La Sicilia è tra le regioni fanalino di coda, ben al di sotto della media nazionale. Se guardiamo a Nicosia, ben il 60,7% dei residenti si è fermato alla licenza media. Questi numeri sono legati a un altro preoccupante fenomeno che colpisce la regione: l’abbandono scolastico, che nel 2020 ha interessato un giovane su cinque. Rispetto al resto del Paese, si tratta di una cifra più alta di dieci punti percentuali.
Istruzione e mobilità sociale
L’Italia soffre di una mobilità sociale piuttosto bassa: ciò significa che chi nasce in una famiglia povera fatica a migliorare la propria condizione economica e sociale. In questo gioca un ruolo importante l’istruzione, dato che i ragazzi provenienti da famiglie più disagiate hanno raramente accesso alle stesse opportunità sociali ed educative dei loro coetanei. Come conseguenza, avranno poi più difficoltà nell’accedere a un lavoro stabile e ben pagato, trovandosi a loro volta in una situazione di instabilità economica. Secondo dati Ocse, in Italia occorrono 5 generazioni a una famiglia a basso reddito per arrivare a un reddito medio. Questo è dovuto al fatto che due bambini su tre che provengono da famiglie senza diplomati si fermeranno a loro volta alla licenza media.
Formazione professionale per trovare lavoro
Oltre a migliorare le condizioni di inclusività e accessibilità, un altro fattore che può contribuire a una maggiore mobilità sociale è la formazione professionale. Puntando sui settori con una buona domanda di personale, si possono apprendere competenze pratiche con un corso breve per accedere con più facilità al mercato del lavoro.
Ad esempio, frequentando un bootcamp intensivo di programmazione come quello di aulab si possono apprendere le basi di coding che permetteranno poi di guadagnare uno stipendio da web developer, che parte intorno ai 1.100 euro per arrivare anche oltre i 3.000 con l’esperienza. Il settore digitale è uno di quelli che promettono di continuare ad assumere anche negli anni a venire. Oltre alla programmazione, un altro possibile percorso da seguire è quello del marketing digitale, formandosi e imparando con l’esperienza per svolgere professioni richieste come social media manager, SEO specialist o copywriter.
Chi preferisca invece lavori più tradizionali può puntare sul settore della sanità e dell’assistenza. In questo campo è possibile formarsi con un corso breve come Operatore Socio Sanitario, una figura che lavora per il benessere di anziani e disabili e per cui al momento c’è molta domanda. Lo stesso vale per l’Assistente alla poltrona di studio odontoiatrico, che collabora con i dentisti con mansioni di amministrazione, pulizia degli strumenti e gestione dei pazienti. Puntando su questi percorsi formativi si possono aumentare le possibilità di impiego anche senza una laurea, concentrandosi direttamente sulle richieste del mercato del lavoro.
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