Infermieri in piazza a Palermo ricordano le vittime del Covid e chiedono tutele

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PALERMO – Un flash-mob in memoria dei quaranta infermieri morti in tutta Italia nel corso dell’emergenza coronavirus e per chiedere maggiori tutele nel lavoro quotidiano.
Infermieri siciliani in piazza a Palermo, davanti alla sede dell’assessorato regionale alla Salute. L’iniziativa e’ del sindacato Nursind, che ha portato in piazza Ottavio Ziino una settantina di infermieri provenienti da tutte le nove province siciliane. I manifestanti si sono inginocchiati sulle magliette che portano ognuna il nome delle vittime e hanno deposto una rosa.

Tra i manifestanti e’ arrivato anche l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, che ha osservato con loro un minuto di silenzio in memoria delle vittime. “Ne’ angeli ne’ eroi, ma professionisti della salute”, e’ il titolo del flash-mob organizzato “per rivendicare il ruolo della categoria” anche dopo l’emergenza Covid, all’interno del sistema sanitario. L’obiettivo e’ quello di di sensibilizzare le istituzioni “sulla necessita’ – spiegano dal sindacato – di potenziare gli organici, di premiare il lavoro svolto dagli operatori sanitari con riconoscimenti economici, di risolvere il problema del demansionamento e garantire le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro”. Per Salvatore Vaccaro, vicesegretario nazionale del Nursind, “la manifestazione di oggi vuole ricordare le vittime del Covid-19 che hanno lottato per i cittadini e intende anche sensibilizzare le istituzioni affinche’ chi lavora negli ospedali abbia le garanzie di sicurezza per proteggere se’ e i cittadini”.

VACCARO (NURSIND): “GOVERNO SI FACCIO CARICO DI DARE DIGNITÀ ALLA CATEGORIA DEGLI INFERMIERI”

Da Vaccaro, inoltre, un appello al governo regionale: “Deve farsi carico a livello nazionale per cercare di garantire un contratto dignitoso alla categoria che dia riscontro al valore che oggi ha la professione infermieristica nel panorama sanitario nazionale”. In piazza anche il coordinatore regionale Nursind Claudio Trovato: “I dispositivi di protezione individuale mancati nelle fase iniziali dell’emergenza. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio assistendo – dice – la popolazione e garantendo la qualita’ delle cure. Adesso la fase acuta e’ scemata e i Dpi ci sono ma le aziende sanitarie devono capire che e’ necessario mettere la sicurezza dei lavoratori al primo posto”.

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