In pensione con Quota 100 ? Godersi la vita è la prima motivazione

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Godere del tempo libero in un’età ancora giovane: questa la motivazione principale per il 23,6% dei lavoratori che hanno scelto di andare in pensione anticipata con Quota 100. Il peso di una vita lavorativa faticosa, invece, riguarda il 20,3% degli intervistati. Saranno pensionati sostituiti da nuove leve? Solo nel 21,4% dei casi ad ogni pensionato in uscita è prevista una nuova assunzione e nel 3,4% più di una.  A dirlo un sondaggio del Patronato 50&PiùEnasco.

Roma 23 maggio, 2019. Non è il futuro incerto del lavoro o quello del pensionamento a spingere nella scelta di anticipare la pensione con Quota 100. A 62 anni si è ancora giovani e la possibilità di andare in pensione in anticipo, con 38 anni di contributi, significa poter godere al meglio del meritato riposo dal lavoro e del conseguente tempo libero a disposizione.

La voglia di godersi la vita e il tempo libero ritrovato è la motivazione principale per il 23,6% dei lavoratori che si sono rivolti al Patronato 50&PiùEnasco per presentare la domanda di anticipo pensionistico con Quota 100, grazie al Servizio di consulenza e accompagnamento appositamente dedicato a questa nuova possibilità di pensionamento anticipato.  Il sondaggio, dal titolo “Quota 100: le ragioni della scelta” effettuato attraverso la somministrazione di questionari su un campione casuale di destinatari, ha dato altre risposte inaspettate.

La seconda motivazione che ha spinto verso Quota 100 è stata per il 20,3% degli intervistati il peso di una vita lavorativa faticosa. Sorprendentemente, il 16,1% delle risposte ha fornito come motivazione la convenienza economica. C’è chi ci ha guadagnato. «Questo dato, pur parziale, smentirebbe gli allarmi lanciati a più riprese circa la “penalizzazione” di tale forma di pensionamento che hanno accompagnato soprattutto il debutto di Quota 100», commenta Gabriele Sampaolo, direttore generale del Patronato 50&PiùEnasco.

Andando più nel dettaglio delle risposte secondo la suddivisione per categoria lavorativa, emerge come per gli autonomi il peso della vita lavorativa (23%) e la convenienza economica (22%) siano le motivazioni di gran lunga più rilevanti, mentre risultano pochissimi coloro che sono stati indotti al pensionamento dall’incertezza sulle possibilità di pensionamento futuro (3%).

Per i dipendenti del settore privato, le motivazioni di gran lunga più rilevanti (27%) sono la possibilità di godersi il tempo libero e il peso della vita lavorativa (18%), seguite dalla convenienza economica (17%).

Per i lavoratori pubblici, le motivazioni principali sono la possibilità di disporre del maggior tempo libero (25%) e il peso della vita lavorativa (24%). Per i lavoratori pubblici, tuttavia, incidono in maniera più rilevante anche la situazione familiare (come, ad esempio, la presenza di persone da accudire: 19%) e l’incertezza sulle possibilità di pensionamento futuro (11%). Entrambe queste voci, invece, fanno registrare incidenze molto più basse per le altre categorie indagate (autonomi e dipendenti privati).

E’ interessante notare come per i lavoratori del settore pubblico, la convenienza economica abbia costituito una leva molto meno efficace (4%) rispetto ai dipendenti privati (17%) ed agli autonomi (22%).

Chi andrà in pensione con Quota 100 sarà rimpiazzato? E’ questo un aspetto importante che 50&PiùEnasco ha voluto indagare. Ha chiesto ai prossimi pensionati se l’azienda/amministrazione stesse assumendo nuove persone in loro sostituzione. Tra coloro che rivestono la qualifica di lavoratore dipendente, solo il 21,4% ha risposto che per ciascun lavoratore pensionato con Quota 100, la sua Azienda/Amministrazione assumerà un nuovo lavoratore; nel 7,1% dei casi, invece, il numero dei lavoratori assunti sarà più basso del numero di quelli pensionati. Il 15,5% ha risposto che nessuno dei pensionati Quota 100 sarà rimpiazzato, mentre nel 3,4% dei casi non solo i pensionati saranno sostituiti, ma le nuove assunzioni supereranno addirittura il numero dei pensionati.

Dalle risposte ottenute (il 52,5% degli intervistati non ha saputo rispondere o non ha risposto) emerge quindi un quadro di riduzione complessiva del livello di occupazione, a seguito dell’introduzione di Quota 100, in particolare nel settore della Pubblica Amministrazione.

Infatti, tra coloro che hanno fornito una risposta, nel settore pubblico la percezione di una riduzione dell’occupazione risulta più marcata (54% delle risposte valide) rispetto al settore privato (45%). «Benché si tratti di un dato parziale basato sulla conoscenza dei dipendenti in uscita – aggiunge Sampaolo – fa riflettere, specie se guardiamo al settore della Pubblica Amministrazione dove, all’8 maggio, secondo i dati Inps, circa 43 mila dipendenti hanno fatto domanda di pensione con Quota 100. Se questi pensionati non saranno sostituiti, penso soprattutto al settore sanitario già fortemente provato, rischiamo una grave carenza di servizi con ulteriori e notevoli disagi per i cittadini. Senza contare che quell’annunciato, e auspicato, aumento di occupazione non si realizzerebbe».

Sondaggio Quota 100

 

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