Il 27 e 28 luglio Capizzi ospita il convegno “Translatio sanctitatis. Tra Terrasanta e Santiago: le pergamene ritrovate e il culto di San Giacomo a Capizzi”

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Il 27 e 28 luglio, a Capizzi, sui Nebrodi, si svolgerà un importante convegno, patrocinato dalla Regione Siciliana, dal comune di Capizzi, dalla Diocesi di Patti e dall’Arcipretura di Capizzi, nonché dal Pontificio Istituto di Scienze Storiche, dalla Soprintendenza Archivistica della Sicilia e dalle Università di Messina e Roma “Sapienza”. Il titolo, «Translatio sanctitatis. Tra Terrasanta e Santiago: le pergamene ritrovate e il culto di San Giacomo a Capizzi», compendia efficacemente il contenuto e il messaggio dell’incontro, cui parteciperanno studiosi provenienti da tutta Italia.

Translatio sanctitatis. Tra Terrasanta e Santiago le pergamene ritrovate e il culto di San Giacomo a Capizzi 2Il rinvenimento di alcune pergamene tre-quattrocentesche presso la parrocchia dei Santi Nicolò e Giacomo a Capizzi ha riacceso l’attenzione sui legami tra il territorio e l’Oltremare cristiano e crociato. Un filo rosso unisce l’antica chiesa di Santa Maria Latina di Gerusalemme, eretta nei pressi del Santo Sepolcro, il monastero duecentesco di San Filippo «in terra Capicii» e quelli di San Filippo d’Agira, di Santa Maria dei Latini di Messina, di Santa Maria degli Eremiti di Polizzi, di San Nicola di Sciacca (così come molti altri): l’aver accolto, dopo la caduta di Acri, nel 1291, con cui si concluse l’esperienza crociata in Terrasanta, alcune comunità monastiche in fuga dalla catastrofe. Fu tale sostrato a permettere di guardare oltre, nel momento in cui alla Terrasanta perduta si sarebbe sovrapposto il problema turco. La difficoltà dei pellegrinaggi verso levante, non diversamente dalla crescente presenza iberica nel Meridione siculo, a seguito della guerra del Vespro, favorirono l’avvento di nuove devozioni, tra cui quella per San Giacomo Maggiore, venerato in Galizia come Santiago «matamoros», il cui culto, già attestato in Capizzi agli inizi del Duecento con un priorato legato alla Chiesa di Bethlem, conobbe un deciso incremento a seguito dell’avvento, nel 1426, d’insigni reliquie per opera del «miles» catalano Sancho de Heredia, facendo del borgo, anche se per breve tempo, una Santiago siciliana. E ciò, con tutta probabilità, grazie al ruolo dell’ordine ospitaliero, che nella zona possedeva ampie terre. Per qualche tempo, l’area nebroidea divenne meta di grandi pellegrinaggi.

Di tutto ciò si parlerà nel corso dell’incontro, grazie a specialisti di storia del cristianesimo, delle crociate, dei pellegrinaggi e degli ordini militari ed esperti paleografi. Un appuntamento da non perdere.

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