Da diverse settimane ormai ognuno di noi presta la massima attenzione alle notizie che provengono da Est a causa della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Tra le conseguenze del conflitto c’è, fra l’altro un miglioramento dell’andamento dell’oro, che ha toccato la soglia del 1900 dollari l’oncia. Era dal mese di maggio del 2021 che non venivano raggiunti questi valori. A ben vedere, comunque, il vero picco per il metallo giallo era stato raggiunto nel 2020, più o meno a metà anno, con un valore di quasi 2100 dollari l’oncia, che aveva rappresentato il massimo storico a nove anni di distanza dal picco del 2011. In quella occasione i corsi di mercato erano stati guidati da una parte dalla funzione di safe heaven che in genere viene assegnata a questa asset class e dall’altra parte dall’andamento dei tassi reali: insomma, le due dinamiche più importanti nel determinare i prezzi.
Che cosa è successo dopo il 2020
Il crollo dei tassi reali che si è verificato nel 2020, poi, ha contribuito a un rialzo della quotazione, complice anche lo scenario di peggioramento della situazione economica subito dopo lo scoppio della pandemia da coronavirus, e così si era arrivati prima a toccare e poi addirittura a superare i massimi storici del passato. Dopodiché si è verificato un momento di ritracciamento, con un calo di quasi il 20%, anche se non è iniziato ufficialmente un periodo bear, con i supporti di quota 1700 dollari l’oncia che sono stati salvaguardati. Infine, e siamo all’inizio di quest’anno, ecco il ripristino di una tonicità su cui ormai erano in pochi a puntare e a sperare.
Oro: prezzi in salita per la guerra
In effetti, l’andamento dei tassi reali, che rappresenta uno dei più importanti nemici delle quotazioni dell’oro, ha messo in evidenza sintomi di una positività ritrovata, complice il fatto che la Fed e più in generale le banche centrali hanno inasprito in misura considerevole le proprie decisioni in materia di politica monetaria. L’oro, sotto un profilo tecnico, oscilla nell’intorno di una tendenza secolare rappresentata dalla sua capacità di coprire le tensioni inflazionistiche. Attenzione, però, perché questa capacità si può considerare tale unicamente nel momento in cui viene osservata secondo un arco di tempo piuttosto lungo, dato che in periodi più brevi i corsi possono essere condizionati da varie dinamiche. Come, appunto, la guerra in Ucraina.
I massimi assoluti
In questo momento la quotazione è abbastanza vicina al picco assoluto, e tutto lascia pensare che nel breve termine grazie a questa situazione i prezzi possano essere proiettati verso l’alto. Nel caso in cui si verificasse una rottura al rialzo di quota 1920 o 1930, si verificherebbe con tutta probabilità un retest dei massimi assoluti, il che sarebbe un prezioso supporto per quei portafogli che, a partire dall’inizio dello scorso anno, stanno patendo sia a livello di azioni quanto a livello di obbligazioni. Va detto, per altro, che questa è una peculiarità che viene condivisa anche con altre materie prime, le quali tuttavia sono più collegate a dinamiche di natura geopolitica, come avviene nel caso del petrolio. Senza dimenticare la dislocazione globale, con uno shortage di commodities agricole e metalli industriali, e più in generale di molte materie prime.
L’andamento recente
Se si prova a tenere in considerazione l’andamento degli ultimi tempi, più o meno dall’inizio dell’anno, si nota lo spostamento del tasso reale USA da -120 basis a 0.60, causato dal fatto che le attese di inflazione si sono lateralizzate, mentre – al contrario – è stata decisamente veloce la crescita dei tassi nominali, fino quasi a 2 punti percentuali. Tutto dipende dal posizionamento più hawkish assunto dalla Fed. Tuttavia, tale trend del tasso reale ha portato non un calo dell’oro ma una rivalutazione più che significativa, di oltre 5 punti percentuali solo dall’inizio del 2022. Questo rialzo è stato causato dal fatto che l’oro nei momenti di tensione finanziaria come quello che stiamo vivendo oggi viene considerato una materia prima sicura, un rifugio certo come, per esempio, lo yen giapponese, il dollaro americano, i governativi o altre asset class.
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