PALERMO (ITALPRESS) – Un’occasione di riflessione comune sul ruolo odierno della giustizia e in particolare sugli strumenti attraverso cui incrementare il dialogo tra giudici di merito e di legittimità: protagonista, nonchè principale interlocutrice di diverse istanze, è la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, che ha partecipato a una tavola rotonda al Palazzo di Giustizia di Palermo in occasione della Giornata nazionale per la memoria e per l’impegno delle vittime innocenti di mafia.
Cassano, che nel pomeriggio incontrerà gli studenti della facoltà di Giurisprudenza, evidenzia i rischi dettati dall’ingerenza eccessiva del potere esecutivo su quello legislativo: “Il progressivo spostamento della sede legislativa dal Parlamento al Governo sta comportando una necessità di coordinamento sistematico tra la nuova legge e le fonti che le hanno precedute: il fenomeno dell’approvazione implicita è molto delicato sul piano interpretativo e sposta sulla magistratura l’individuazione della sopravvivenza di una regola nel bilanciamento tra diversi valori costituzionali. La magistratura è un corpo tecnico, non può fare da sintesi tra diverse sensibilità politiche: quando si verifica la cosiddetta contrattualizzazione della legge, ovvero quando questa torna a essere espressa dal Parlamento anzichè dal potere esecutivo, avviene spesso che vengano inserite delle clausole che vanno ad attecchire il ruolo interpretativo del magistrato. Questo comporta il rischio di una dilatazione dell’attività giudiziaria e fisiologiche disarmonie interpretative”.
Altro tema delicato per Cassano è la “tendenza a chiedere continuamente l’intervento del legislatore anche in settori che non avrebbero bisogno di interventi: le istanze di un corpo sociale indicano una ricerca dei cittadini a delegare le sue relazioni con la comunità a un organo legislativo. Continuare a utilizzare lo strumento penale e la minaccia della sanzione per regolare fenomeni che non necessitano di intervento dell’autorità rischia di creare false aspettative sulle risposte dell’ordinamento, nonchè di paralizzare il sistema e non rendere effettiva la tutela”.
Il presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca focalizza l’attenzione sui compiti attuali dei giudici di merito e legittimità: “La corretta interpretazione delle leggi si confronta con un contesto diverso dal passato: la progressiva marginalizzazione del parlamento rispetto al potere esecutivo ha portato a una legislazione sempre più populista e sempre meno efficace, a causa delle continue modifiche. L’indebolimento del paradigma legislativo si riflette nel rapporto con il giudice: il confine tra la sua funzione e quella del legislatore si declina in modo meno netto”.
Il procuratore generale di Palermo Lia Sava analizza invece le modalità di confronto tra la Cassazione e gli altri organi di legittimità: “Il rapporto con la Corte costituzionale sull’interpretazione della legge non sempre è stato disteso e lo stesso avviene con le Corti europee: le sfide da affrontare sono numerose e la Cassazione ha recentemente mutato pelle, la sua importanza è maggiore rispetto al passato perchè l’interpretazione non si muove più nel registro nazionale, ma deve privilegiare una pluralità di fonti”.
Per Piergiorgio Morosini, presidente del Tribunale di Palermo, “eventuali dissonanze tra giudici di merito e di legittimità possono essere trasformate in elementi di forza del sistema. Il rischio è di avere una visione strabica del processo, guardando a come le decisioni prese nel merito vengano valutate dagli organi superiori: ogni giudice è parte di un sistema e lavora in nome della coerenza e dell’omogeneità”.
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