La fiaccolata in onore di San Felice è diventata ormai un elemento tradizionale proposto a Nicosia ogni anno, alla fine di maggio, quale componente del programma di festa liturgica.
Molti sono stati i fedeli che anche quest’anno, il 31 maggio, si sono incontrati nei pressi della casa natale del fraticello nicosiano, che predicò a Nicosia nella metà del Settecento, ma che viene ricordato, celebrato e tanto amato anche in molte altre cittadine del territorio vicino.
L’ultimo giorno di maggio si ricorda il momento in cui San Felice tornò alla casa del Padre. Morì, infatti, il 31 maggio del 1787, all’età di 72 anni.
Dopo un primo intenso momento di preghiera di fronte alla casa natale del Santo, a cura di fra Salvatore Russo, padre guardiano del convento di Nicosia, i fedeli hanno acceso le fiaccole distribuite in loco e in modo composto ed ordinato, nel rispettoso silenzio rotto solo da canti e preghiere, si sono diretti in Piazza Garibaldi, dove è avvenuta una sosta per una seconda preghiera. Hanno attraversato la via Fratelli Testa e la via Roma, per giungere ai piedi del monumento di San Felice, nei pressi dell’ex tribunale di Nicosia, dove è avvenuta una seconda sosta per una terza preghiera. Infine, hanno attraversato la via Umberto e sono saliti sino alla parrocchia di Santa Maria degli Angeli, innanzi al cui sagrato è avvenuta l’ultima sosta di preghiera.
L’elemento di novità, tanto atteso quest’anno, è stato il successivo spostarsi del corteo sino all’ex carcere di Nicosia, un tempo convento dei frati nicosiani, dove tutt’oggi si trova ancora la celletta in cui dormì il santo co-patrono di Nicosia, canonizzato nel 2005. La cella, dopo la morte di San Felice, rimase chiusa, anche nel periodo in cui i Frati Minori Cappuccini si trasferirono e l’edificio ex convento venne utilizzato come istituto penitenziario. Si racconta che molti detenuti si soffermarono innanzi alla cella del fraticello, per trovare sul posto conforto in un momento di preghiera. Alcuni ospiti dell’istituto penitenziario dipinsero ghirigori e frasi sulle pareti nei pressi della cella, altri realizzarono manufatti in legno dedicati al Santo.
Nella stessa serata del 31 maggio, quindi, dopo la fiaccolata, il corteo si è spostato dinnanzi all’ex carcere, dove il vescovo della Diocesi di Nicosia, mons. Giuseppe Schillaci, e padre Luigi Saladdino, dopo aver raccontato il momento della morte di San Felice e dopo aver benedetto i presenti con le reliquie di San Felice, hanno tagliato un nastro rosso apposto dinnanzi al cancello. Quindi, il cancello è stato aperto e i fedeli presenti hanno potuto ammirare nel semplice cortile, varcato per anni da molti detenuti, una grande illuminata tau, lettera dell’alfabeto greco con cui San Francesco d’Assisi amava firmare le lettere e le benedizioni, posta sotto una raffigurazione pittorica di San Felice.
Come annunciato prima del taglio del nastro, non è stato possibile visitare la cella in serata, perchè nella stessa non è presente illuminazione artificiale e dunque è necessario visitarla in un momento della giornata in cui il sole consente di illuminarla.
Ma l’emozione è stata comunque percepita sin da subito. Nella mattina del primo giugno, sin dalle nove, i fedeli sono tornati sul posto e in gruppetti di massimo 12 persone, hanno potuto finalmente visitare la cella del Santo tanto amato.
Per giungervi è necessario attraversare un corridoio che racconta la storia dei tanti detenuti, ospiti delle celle che precedono la stanzetta in cui visse San Felice.
Poco prima della cella, appeso alla parete, un antico documento mostra un elenco di frati che hanno lasciato questa terra e vi appare segnata anche la scomparsa dell’umile servo di Dio, frà Felice da Nicosia.
Sull’architrave della celletta si legge “Sia per l’amor di Dio”, frase legata a San Felice. Entrando, la semplicità del piccolo locale rispecchia quella del fraticello nicosiano. Delle panche disposte sui lati portano allo spartano ambiente principale, dove si può ammirare un inginocchiatoio in legno, mentre alla parete è appeso un saio, l’ abito religioso indossato da monaci ed anacoreti. Poche le cose presenti, ma grande l’impatto emotivo vissuto dai visitatori.
Al centro della scena è stato disposto il corpo in gesso raffigurante il Santo, che fu donato dall’amministrazione di Mistretta nella metà degli anni Sessanta e che sotto le dita intrecciate delle mani sul petto offre la possibilità di conservare in un apposito spazio le reliquie, ma che al momento non le contiene.
Evidenti le emozioni e la soddisfazione dell’avvocato Rosa Rita Barbera, presidente dell’associazione Cammino di San Felice, che tanto si è impegnata perchè si potesse visitare la cella in occasione della festa liturgica del Santo. Questa associazione, insieme alla Fraternitas San Felice e all’Ordine Francescano Secolare, si sono occupate praticamente di tutto quello che è stato necessario per consentire tale visita alla cella, dalla richiesta alla burocrazia da affrontare alla pulizia materiale dei locali. Il tutto è stato, comunque, reso possibile grazie anche al supporto dell’amministrazione comunale di Nicosia, in modo particolare all’impegno del vicesindaco Annamaria Gemmellaro, come pure grazie all’Agenzia del Demanio, proprietario dell’immobile.
La cella si potrà visitare sino al 4 giugno dalle ore 10 alle ore 12 e 30 e dalle ore 15.30 alle 18.30. Domani, 2 giugno, giorno della festa liturgica, si potrà visitare con orario continuato dalle 10 alle 18 e 30.
Maria Teresa La Via
Maria Teresa La Via, giornalista nata a Nicosia, attuale direttore di TeleNicosia